Giorno 26 aprile del 2016.
Ore 17,00: Attanasio chiama in questura per denunciare movimenti strani all’interno del box sito nel complesso Girasole di Quattromiglia di Rende. Informa la questura che lui (quindi si presenta con nome e cognome) è l’affittuario del box e che la disponibilità materiale invece è da ricondursi a Damiano Galizia, al quale dopo aver stipulato il patto con la signora di Crotone, ha consegnato le chiavi.
Attanasio una settimana prima di questa presunta telefonata era stato contattato dalla signora di Crotone la quale lo informava di essere stata interpellata dalla polizia per sapere chi avesse la disponibilità di quel box. Box nel quale, ricordiamolo fu ritrovato un efficiente e consistente arsenale.
Ore 18/18,15: Attanasio, dopo averlo concordato una settimana prima a San Lorenzo del Vallo a casa del Galizia, si reca all’appuntamento all’uscita dell’autostrada Cosenza Nord nei pressi della rotonda con Damiano Galizia. Attanasio deve restituire 17.000 euro al Galizia. Somma che l’Attanasio aveva ottenuto sotto forma di prestito dal Galizia nei mesi di gennaio e febbraio.
I due si sono dati appuntamento proprio perché Attanasio una settimana prima, dopo mesi di rinvii e scuse, aveva garantito al Galizia la restituzione del prestito proprio quel giorno (26 aprile). E non solo. Il Galizia, che in virtù del prestito, usa Attanasio come prestanome per i suoi loschi affari, ha chiesto allo stesso di trovargli urgentemente un altro appartamento sempre nella zona di Rende/Quattromiglia/Università.
Ore 18,40: dopo aver fatto un giro, i due, a bordo dell’auto di Galizia, decidono di recarsi in contrada Dattoli dove Attanasio ha trovato un appartamento. Durante il tragitto per arrivare a contrada Dattoli, Galizia tira fuori il discorso del prestito e chiede ad Attanasio se ha con se il denaro. Ma non è l’unico argomento scottante che i due fanno in auto (lo vedremo tra poco).
Ore 18,50: i due arrivano in contrada Dattoli, parcheggiano e si dirigono verso l’appartamento. Galizia è furibondo, Attanasio non ha i soldi e poi c’è qualcosa di altro e molto grave di cui i due discutono.
L’atmosfera è tesa e Attanasio, che evidentemente presagiva qualcosa, a questo appuntamento è andato armato. Sa che non è solo la questione dei soldi che deve apparare.
La loro presenza in quel appartamento ha un perché. Attanasio apre la porta e i due entrano. Una volta chiusa la porta in pochi minuti si consuma la tragedia. Galizia perde le staffe e si scaglia contro Attanasio. Vuole fargli del male. Cerca di colpirlo con pugni e schiaffi. Attanasio a quel punto cerca di divincolarsi – il tutto si svolge sulle scale che portano al piano superiore dell’appartamento – tira fuori la pistola, scarrella ed inizia a far fuoco all’indirizzo del Galizia. Che viene attinto da diversi colpi cadendo senza vita sul pianerottolo.
Ore 19,00: l’omicidio è consumato. Attanasio in preda al panico raccoglie i bossoli e scappa via. Prende la macchina del Galizia con la quale si erano recati in loco, la nasconde. Recupera la sua auto e di lui si perdono le tracce.
Almeno fino al giorno dopo, il 27 aprile, quando farà ritorno nell’appartamento per spostare il cadavere del Galizia ripulire ed “impacchettarlo”. Ritornerà sul luogo del delitto anche il giorno 28 aprile per finire l’opera di occultamento. Giorno in cui trasferisce la famiglia a Sorianello per paura di ritorsioni nei lor confronti da parte dei Galizia che nel mentre lo tempestano di telefonate per avere notizie del loro familiare.
Dopo la presunta telefonate delle 17,00, quella in cui secondo la questura Attanasio li informa del box sospetto, non è dato sapere se lo stesso ha chiamato ancora la polizia.
Ma è certo che la polizia sa il suo nome e cognome e lo conosce già da una settimana, dato che a dirglielo è stata proprio la proprietaria del box da lui “affittato”. E poi perché, come dice la questura, in questa presunta telefonata delle 17,00 Attanasio si fa riconoscere e fa il nome di Galizia come responsabile del contenuto del magazzino. Dunque, la questura alle 17,00 del 26 aprile del 2016 è a conoscenza che il box è stato affittato da Attanasio per cederlo al Galizia.
Ore 22,30/23,00: La questura a distanza di 5/6 ore dalla telefonata di Attanasio si reca nel complesso Girasole e va dritta al box dove scopre l’arsenale. A quell’ora è evidente che la questura non sa niente dell’avvenuto omicidio del Galizia ad opera di Attanasio che nel pomeriggio aveva chiamato per la “soffiata”.
Il giorno dopo, cioè il 27 aprile alle ore 11,00, il questore convoca una conferenza stampa per illustrare il poderoso ritrovamento. Il questore non si cura di bruciare la notizia, mettendo in allarme i “proprietari” delle armi e il loro “custode”.
La questura apprende dell’arsenale alle 17 ma ci va sei ore dopo. C’è da chiedersi: come mai non si predispone un appostamento di qualche giorno, come in genere si fa per i ritrovamenti di una certa importanza appresi in maniera “estemporanea” per capirne di più?
E se ha deciso di intervenire subito, perché aspetta 5/6 ore? E’ chiaro che qualcosa va storto e costringe la questura ad intervenire di colpo su un “lavoro” che segue già da tempo. Il questore va oltre e in conferenza stampa dice di sapere il nome e il cognome del custode del box, ma resta tranquillo, come se sapesse di poterlo rintracciare quando vuole.
Come a dire: il colpevole ha le ore contate. La sicurezza del questore deriva dal fatto che conosce già da tempo il Galizia (tra poco capiremo perché lo conosce già tempo) e poichè ha deciso di svelare l’arsenale, ha sottoposto dalla sera stessa del 26 aprile sotto osservazione la sua abitazione per catturarlo.
La ricerca di Damiano Galizia da parte del questore a partire dalla sera del 26 aprile, dimostra che gli investigatori non sanno che è già morto da almeno 16 ore. E non lo sapranno fino alle prime ore del 2 maggio, giorno in cui Attanasio si costituisce. Dunque si può escludere che il “qualcosa che va storto” si possa riferire alla morte del Galizia, altrimenti avrebbero ritrovato l’arsenale e contestualmente avrebbero scoperto il cadavere di Galizia.
Dopo due giorni dal ritrovamento dell’arsenale, Galizia non si trova.
E così il questore dà ordine di contattare, ad un ispettore, Attanasio. Il quale è già “emigrato” a Sorianello. E l’ispettore chiama al telefono Attanasio, per chiedergli se ha notizie di Galizia. E’ chiaro che tra Attanasio e la questura esiste una “collaborazione” già da tempo. E la telefonata delle 17,00 del 26 aprile è solo una chiacchiera per tenere segreto il rapporto pregresso tra la questura e Attanasio.
Lo ripeto: la questura già lo conosceva per via del fatto che la proprietaria del box tempo prima aveva già indicato il nome di Attanasio come affittuario alla polizia che ne aveva fatto richiesta. Perché il box era già attenzionato.
Qualcuno che non è Attanasio aveva già informato la questura dell’esistenza di questo arsenale in quella zona. E la questura nella ricerca del box arriva ad Attanasio. E’ probabile che Attanasio, convocato in questura, abbia deciso di rivelare il nome di Damiano Galizia come “custode” del box. Prendendo così due piccioni con una fava: l’arresto di Galizia gli conviene per via del debito, e poi la questura gli ha detto che se non dice la verità rischia di essere complice.
Deve dimostrare la sua estraneità al contenuto del box già noto alla questura. E gli chiedono di tenerli informati su ogni richiesta che dovesse fargli Galizia. Attanasio viene affidato ad un ispettore che in questa storia lo “segue”.
Chi ha rivelato alla questura l’esistenza dell’arsenale, che non è Attanasio che subentra dopo, ha anche detto che lo stesso è in uso ed appartiene alla cosca Lanzino/Presta.
E’ da queste rivelazioni, che sono precedenti a tutto il casino che avviene il 26 aprile, che la questura si è mobilitata ad indagare su questo arsenale e vuole scoprire tutti i colpevoli. Non si vuole fermare ad arrestare il solo Galizia, che la stessa questura inquadra come un affiliato al clan di Presta. Perciò qualcuno pensa, in questura, che Attanasio possa essere una buona chiave per aprire “altri box” custoditi dal Galizia.
Quelle che sembrano due storie distinte e separate, il prestito e l’arsenale, sono in realtà due facce della stessa medaglia. Ed è il loro intrecciarsi che rende la storia esplosiva.
Il giorno dell’appuntamento, il 26 aprile, oltre ad essere il giorno in cui Attanasio deve saldare il prestito al Galizia, è anche il giorno per fare chiarezza su una questione che circola da tempo.
Galizia ha chiesto ad Attanasio di trovare un altro appartamento perché deve spostare dal box l’arsenale. Si parla da tempo di un pentito di spessore, e l’ordine è di spostare le armi con frequenza, e di farlo con attenzione. E poi pare che la questura si già da tempo attiva su questo. Qualcuno ha spifferato, ma chi?
E’ questo che deve chiarire il Galizia con Attanasio. Il pentito o Attanasio. Questo è il dilemma di Galizia.
2 – continua
GdD