Chi non vuole regalare Draghi a Salvini gli ha regalato l’Italia

(pressreader.com) – di Daniela Ranieri – Il Fatto Quotidiano – La furba panzana del Pd di Letta – “non lasciamo Draghi a Salvini”, che significa “non facciamoci sfuggire un flebile mormorio di critica che potrebbe far pensare a un disdicevole sussulto di dignità e ci costringerebbe ipso facto ad abbandonare il governo” – ha un precedente da guinness dei primati. Perché quando c’è di mezzo Renzi è bene tenere presente che laddove gli altri sono esordienti, amatori, tutt’al più cialtroni, lui è un fuoriclasse, un virtuoso; lui è il derviscio rotante della panzana.

Così quando l’altro giorno egli ha detto al Giornale che è contento che “al posto di Arcuri Bonafede Costa Boccia e Provenzano ci siano persone più capaci come Figliuolo Cartabia Cingolani Gelmini e Carfagna”, qualcuno si è scandalizzato, trovando scioccante che Renzi facesse un endorsement tanto scoperto alla destra umiliando la sinistra (i bacarozzi non saranno i soli a sopravvivere a una catastrofe nucleare: con loro ci saranno quelli che credono che Renzi sia di sinistra). Negli anni del renzismo dannunziano, tutta una serie di temi propri della destra sono stati portati avanti dal suo governo di centrosinistra (formato coi voti del Pd) con la scusa del “non lasciamo la battaglia X alla destra”. Così, si pensava, la sinistra avrebbe racimolato voti tra i “moderati”.

Intanto la destra aveva chi lavorava per essa, gli elettori erano messianicamente pronti a votare per qualcuno di ancora peggiore, e le istanze della sinistra sparivano, divorate dal cinismo e dall’inettitudine di una classe dirigente indegna e sottomessa. Ricorderete quando Renzi si faceva le sette chiese catodiche per vendersi le unioni civili. Oggi, forte del suo 2%, amputa e di fatto blocca il ddl Zan fingendo di cercare un compromesso, in realtà accarezzando l’elettorato di Salvini.

Ad aprile diceva: “Non lasciamo la battaglia del coprifuoco a Salvini”, e da un anno voleva “riaprire tutto”, come da diktat di Confindustria, ispiratrice delle sue leggi bandiera. (Noi Renzi e Salvini ce li immaginiamo a bere vino in una tavernetta del Valdarno, in videochiamata con Verdini: “Io appoggio tutte le tue battaglie e dico che non le dobbiamo lasciare a te”. “Geniale”). Anni addietro blaterava di “maggioranza silenziosa” da conquistare, facendosi passare però per una specie di rivoluzionario, e alle Leopolde gridava: “Questo è il governo più di sinistra degli ultimi 30 anni!”. Invece di essere subito inquadrato come il bomba che è, per anamorfosi collettiva veniva incensato dall’establishment gazzettiero, che lo voleva a capo di un “campo progressista”: che genio! Salire al potere con la sinistra e fare cose di destra, così da arrivare al 41%! Spiegavano a noi, già convinti che Renzi fosse di destra, che lui ci vedeva più lungo dei suoi predecessori autolesionisti e ideologici (psicoanalisti organici ci diagnosticavano paternalisti e masochisti).Cos’era la riforma della Costituzione, se non una grande mossa post-ideologica?E non rispondeva a questa logica il Jobs Act?

Da anni nel Pd si diceva: “Non lasciamo Monti alla destra. Basta tabù sull’art. 18”. Ci voleva uno senza scrupoli come Renzi per vendersi la distruzione dello Statuto dei Lavoratori come una misura progressista. Nel 2017 diceva, come Salvini: “Aiutiamoli a casa loro, non possiamo accogliere tutti”. “Non lasciamo la sicurezza alla destra”, dirà poi Minniti, e faceva accordi coi libici per respingere più migranti di quanti ne avrebbe respinti Salvini. Mai nessuno che dicesse: “Scusate, ma non sarà che alcune cose vanno lasciate alla destra, anche per pudore?”. No, macché, baccanali di “non lasciare la destra alla destra”, formula che consente di fare le più odiose zozzerie per non consegnare il Paese alla destra, in una vertigine demente che conduce alla rovina dei diritti sociali e civili. Adesso ci ritroviamo la sinistra succuba di Draghi e la destra reazionaria a fare “gli interessi del popolo”: geniale, no?