Pubblichiamo, di seguito, la prima parte della relazione del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi indirizzata al presidente della Repubblica sulla base della quale è stato sciolto per infiltrazioni mafiose il Comune di Altomonte.
Nel comune di Altomonte, i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative dell’8 e 9 giugno 2024, sono state riscontrate forme di ingerenza della criminalità organizzata che compromettono la libera determinazione e l’imparzialità dell’amministrazione locale, nonché il buon andamento e il funzionamento dei servizi con grave pregiudizio dell’ordine e della sicurezza pubblica.
Dall’attività di monitoraggio avviata dalla Prefettura di Cosenza e da riscontri di natura giudiziaria concernenti la presenza sul territorio di Altomonte di consorteria mafiose, sono emerse possibili forme di condizionamento dell’amministrazione comunale da parte di organizzazioni criminali. Pertanto, il prefetto di Cosenza, con decreto prefettizio del 28 gennaio 2025, successivamente prorogato per ulteriori tre mesi, ha disposto l’accesso presso il predetto Comune per gli accertamenti di rito ai sensi della legge…
Al termine dell’accesso, la commissione di indagine ha depositato le proprie conclusioni, sulle cui risultanze, in data 1 settembre 2025, il prefetto di Cosenza, sentito il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica – consesso integrato per l’occasione con la partecipazione del procuratore di Castrovillari e del procuratore aggiunto presso la Dda di Catanzaro – ha trasmesso la relazione, che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si dà atto della sussistenza di concreti univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti e indiretti degli amministratori locali con la criminalità organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando, pertanto, i presupposti per l’applicazione dello scioglimento….
Sul territorio di Altomonte è stata rilevata la presenza di un gruppo criminale affiliato alla ‘ndrangheta calabrese, cosca che con il tempo è confluita in altra consorteria con raggio di azione esteso alla fascia ionica cosentina, come evidenziato dalle risultanze di diverse operazioni antimafia svoltesi in quel territorio. Ira cui la più recente denominata “Kossa”.
Organizzazioni malavitose che hanno inciso fortemente sull’andamento amministrativo e politico-gestionale del comune di Altomonte. Soprattutto interferenze operate da un imprenditore, il quale, come emerge da numerose indagini, “è un personaggio notoriamente legato alla locale criminalità organizzata rappresentandone l’ “espressione imprenditoriale”. La pericolosità del soggetto si evince anche dal fatto che negli ultimi anni è stato destinatario della misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per la durata di 5 anni, disposta dal tribunale di Catanzaro con obbligo di soggiorno nel comune di residenza e della confisca di numerosi beni di sua proprietà, nonché di un provvedimento preventivo antimafia della prefettura di Cosenza.
Vengono segnalati altresì rapporti di parentela e di frequentazione che pongono in stretta relazione alcuni amministratori comunali con soggetti riconducibili al locale clan mafioso, tra i quali viene evidenziata la figura di un consigliere comunale più volte controllato insieme a malavitosi legati alla criminalità organizzata, che fino al settembre 2023 è stato socio in affari del sopracitato imprenditore.
Di rilievo la vicenda riguardante un assessore comunale emersa durante le audizioni rese alla commissione d’indagine e relativa al personale impiegato presso una società aggiudicataria di un servizio comunale. Dal verbale di audizione risulta, infatti, che il citato assessore avrebbe segnalato due nominativi da assumere presso la società affidataria, entrambi legati alla criminalità organizzata altomontese, uno dei quali stretto parente del dipendente comunale nei confronti del quale il prefetto di Cosenza ha chiesto l’applicazione della misura di cui al comma 5 del D. n. 267,2000.
La relazione prefettizia, inoltre, nel sottolineare la presenza attiva della criminalità nel territorio di Altomonte e l’esistenza di rapporti e interessenze che legano strettamente affiliati alla consorteria mafiosa con alcuni amministratori e dipendenti comunali. ha evidenziato. altresì, l’atteggiamento assunto al riguardo dal primo cittadino di Altomonte, il quale in sede di audizione innanzi alla commissione d’indagine si è detto convinto – oltre ogni evidenza pubblica anche di natura giudiziaria – della “… assoluta assenza di criminalità organizzata” sul territorio amministrato. precisando di non avere contezza di una tale presenza cosi pervicace e di non aver mai ricevuto segnalazioni da parte del settore attività produttive di “tentativi di oppressione”; in conclusione. di non vedere “morivi economici di interesse nei confronti delle attività comunali”.
A questo riguardo sembra utile riferire di immagini ritraenti lo stesso amministratore munito di fascia tricolore nonché il vicesindaco, che si mostrano a fianco del predetto imprenditore, considerato espressione e riferimento della criminalità organizzata. Il significato di tale atteggiamento non sfugge al prefetto di Cosenza il quale evidenzia “la portata simbolica” di tale incontro a conferma quantomeno della tolleranza se non dei buoni rapporti. tra il primo cittadino di Altomonte e il predetto soggetto controindicato. Inoltre viene sottolineato il significato che tali immagini rappresentano in un contesto segnato dalla criminalità organizzata sicché “non può sfuggire ad un amministratore di lungo corso che abbia almeno conoscenza basilare delle dinamiche del proprio territorio”. E’ necessario precisare che il sindaco di Altomonte ha avuto per oltre un ventennio un ruolo significativo nell’amministrazione comunale dell’ente locale, ricoprendo più volte la stessa carica di vertice negli anni 2004/2014 e nelle ultime due consiliature. La pluriennale esperienza politica del primo cittadino e la conseguente capillare conoscenza del territorio e delle dinamiche territoriali avrebbero pertanto dovuto indurlo ad esercitare un adeguato controllo sociale e ad adottare non solo prudenziali scelte politico-amministrative ma anche, per quanto attiene alla sfera relazionale, una effettiva presa di distanza dai locali ambienti controindicati.
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