Corigliano-Rossano, la storia racconta. Le grottesche esibizioni del generale “Custer”

Era il 5 giugno del 2019, eravamo a pochi giorni dalla resa dei conti tra Flavio Stasi e il generale Graziano per eleggere il primo sindaco della città unica di Corigliano-Rossano. Il generale aveva ormai capito che avrebbe perso e per buttarla in caciara aveva dato vita ad uno show che era diventato virale e che ci piace ancora ricordare. Come sempre, a futura memoria… 

Diciamocelo francamente: il generale è un pessimo oratore, per lui la lingua italiana dev’essere stata un incubo fin da quando portava i calzoncini corti. L’esposizione è farraginosa, insicura, spesso piena di espressioni pleonastiche e inutili. L’uso dei verbi e degli aggettivi è incerto, il vocabolario limitato e modesto, la cadenza fastidiosa, il livello culturale molto basso per non dire nullo. Si percepisce chiaramente che ci si trova davanti a un soggetto che legge poco, se non proprio per niente e stendiamo un velo pietoso sulla “qualità” di quelle eventuali letture. Anche il tono della voce è decisamente inadeguato al ruolo che ha ricoperto e alle sue molto presunte ambizioni di politico. Siamo sullo stridulo andante, sull’isterico compulsivo, ci sarebbe materiale per disegnare un quadro patologico borderline, come del resto è documentato dal suo spregiudicato e sempre meno credibile modus operandi. Insomma, un disastro.

Ma la “chicca” delle scadenti e grottesche esibizioni del generale davanti alla telecamera è l’uso delle mani, il suo gesticolare ansioso e ossessivo, tipico di coloro che ostentano sicurezza ma in realtà sanno bene di essere stati fregati da quegli stessi personaggi che l’hanno spinto a cercare di fare il pagliaccio senza esserne capace perché anche quella, ebbene sì, è un’arte. E il generale tutto può essere tranne che un artista. Prima l’hanno spinto a sedersi su quella sedia e adesso sono pronti a buttarlo a mare: in politica è una classica. Non dev’essere una bella sensazione accorgersi che i candidati delle tue stesse liste hanno votato il tuo avversario. Come ci si sente, generale? Come un marito tradito dalla moglie? O come Giulio Cesare quando prendeva le pugnalate alla schiena?

La verità è che il generale ha aperto gli occhi in ritardo e adesso la partita è seriamente compromessa per il semplice motivo che quello che doveva essere detto e scritto è stato già detto e scritto e le stridule frasi sconnesse pronunciate in un italiano sempre più claudicante ed improbabile non incantano più nessuno, anzi diventano un boomerang che gli ritorna in faccia. Coriglianesi e rossanesi non sono fessi e glielo stanno dicendo e scrivendo in tutte le lingue. Conoscono bene donne e uomini del suo clan, ne sanno vita, morte e miracoli e persino il riferimento a Cosenza è una bugia detta malissimo se è vero, com’è vero, che i Cinghiali e il Mammasantissima sono cosentinissimi. La gente si è svegliata e l’ha dimostrato in maniera disarmante, con un plebiscito di voti per il suo avversario e quando si parla di “rivoluzione” il termine non è per niente azzardato perché “trombare” il generale e il sistema corrotto che lo sostiene ancora per poco, sarà esaltante come quando Fidel Castro e Che Guevara rovesciarono il generale Batista. Ammesso che al generale Graziano sia arrivata in qualche modo quella notizia dal suo incerto e confuso bagaglio (si fa per dire) culturale…

Flavio Stasi è diventato il suo incubo diurno e notturno e la rabbia derivata dal dilagante successo al primo turno invece di diminuire, aumenta inesorabilmente con il passare delle ore. Più ne passano e più il generale realizza che c’è ben poco da fare per recuperare il terreno perduto. La favella non c’è, i soldi non sono serviti, l’acqua è poca ossia scarseggia e la papera non galleggia, mannaja… Stasi conosce il popolo, ha fatto le lotte dei movimenti, sa cosa significa un presidio, una manifestazione, una lotta politica, ha preso le manganellate degli sbirri e le botte dei malandrini. Graziano cosa può conoscere della gente, del popolo? Cosa può raccontare ai cittadini che cercano di ascoltarlo? Il fascino della divisa? La puzza marcia delle stanze dei bottoni alla Regione? Gli accordi con i Cinghiali e i Mammasantissima, gli Antoniotti, i Dima e i Caputi e persino i Rapina e i Mollettun? Il coraggio di cambiare… casacca?

Persino Palla Palla, al quale ha fatto la stampella per mesi e mesi, oggi gli preferisce Stasi ed è quanto dire… E che aggiungere su Salvini che va a Catanzaro ma non gli passa neanche per l’anticamera del cervello di venire sullo Jonio per dargli una mano? Si deve sentire parecchio solo il generale in queste ore e non possono certo contribuire a risollevargli il morale quei quattro lecchini ai quali ordina di stare dietro la telecamera e di applaudire per dargli un pochino di spinta nei suoi discorsi da studente zoppicante di terza media, con tutto il rispetto per i ragazzi ai quali non piace studiare e che non faranno mai né i generali della Forestale e né i politici corrotti.

Se il generale avesse uno staff serio di comunicazione, non c’è dubbio che gli consiglierebbe di parlare il meno possibile e magari di fare esporre qualcuno migliore al posto suo nel disperato tentativo di raccattargli qualche voto d’opinione. Perché se il generale non sa comunicare, in fondo, la colpa non è neanche sua e se è stato mandato al massacro – come purtroppo per lui è stato mandato – non c’è nulla che lo possa salvare.

Il nostro generale somiglia sempre di più ad un suo illustre predecessore americano che si chiamava George Armstrong Custer. Oggi sono così buono che le faccio una promessa: prima del 9 Giugno le racconterò la storia di quel generale e si accorgerà che la metafora di Custer è quella più azzeccata per sintetizzare la sua parabola di aspirante sindaco della città di Corigliano-Rossano. (g.c.)