Il PD nella città di Corigliano-Rossano: tra confronto e autonomia nel rapporto con l’amministrazione comunale
di Alberto Laise
In un periodo particolare come quello che stiamo vivendo potrebbe apparire fuori luogo affrontare un tema come la riorganizzazione politica di un partito. E certamente ne colgo la scarsa fortuna proprio in ragione dei mille problemi che ancora debbono essere affrontati e risolti. Ma non può sfuggire a nessuno che, proprio la contingente situazione che abbiamo e stiamo vivendo, ha evidenziato come i partiti e la politica continuano a svolgere un ruolo determinante e vincolante nelle scelte che poi ricadono su tutti i cittadini. Ed è la necessità di riconnettere i partiti alla società da un lato e rendere più funzionale il partito stesso alla rappresentanza territoriale dall’altro che può dare vita ad una discussione interessante.
Ancor di più se la discussione è propria del Partito Democratico in Calabria. Riorganizzazione che si rende necessaria dopo il risultato pesante alle ultime regionali ma che non può essere visto come un ritorno ad un passato che è ancora “veleno strisciante” all’interno di un partito che vuole e deve mutare pelle se non natura. Quel voler cambiare, quel voler essere diverso, deve continuare ad essere la traccia da seguire. Senza esitazioni.
E questo percorso deve trovare la prima espressione nei territori e nei circoli.
Ed è proprio nel nostro territorio, nella città di Corigliano-Rossano, che possiamo trovare la prima, convinta, presa d’atto di quel bisogno: furono i nostri circoli i primi in Calabria a prendere ufficialmente posizione rispetto ad una discussione in sostegno della linea della segreteria nazionale. Una discussione che, ad un certo punto, si è interrotta, almeno dal punto di vista organizzativo, per le elezioni regionali, che ha visto il candidato locale Aldo Zagarese ottenere un brillante risultato, e non è ancora ripartita per via dell’emergenza Covid. Ora, tra mille scongiuri, che il ritorno alla normalità non è più un miraggio si può iniziare a pensare a come proseguire.
Ed è logico che non si tratta solo di un momento di legittimazione formale, di un congresso da fare. Si tratta di decidere il volto, la direzione, l’anima dell’agire politico che il PD vuole avere nella città. Un corpo ed un’anima che, per ragioni facilmente intuibili, dovrà poi avere un peso specifico importante nella costruzione del partito provinciale e regionale. Ed in questo abbiamo un tassello fondamentale nel ruolo di responsabile organizzativo assunto da Aldo Zagarese nell’organico provinciale. Ed allora come vogliamo che sia la nostra casa comune?
Intanto non può e non potrà essere mai un problema la contrapposizione di idee. È attraverso il confronto che si arriva a costruire un partito. È un elemento persino banale che, però, troppe volte ha aperto scontri che hanno reso impraticabile il campo. Ed è questa la prima cosa da sfuggire: il confronto deve essere “a termine”, giungere ad una conclusione democratica e non cristallizzarsi in una discussione perenne. E dev’essere necessariamente diviso in due fasi. La prima interna, scevra da interferenze non appartenenti al partito, da suggeritori che a volte ritroviamo addirittura dall’altra parte. La seconda di confronto con la società, con la città, con le altre forze politiche e con l’amministrazione comunale.
Se la prima, a mio avviso, abbisogna esclusivamente di regole congressuali, la seconda è più complessa. Intanto occorrerebbe delimitare il campo in cui vogliamo agire. Per mille vicissitudini dobbiamo prendere coscienza che il nostro perimetro è quello del centrosinistra (sinistra-centro sarebbe più corretta come definizione) e da qui non possiamo cedere più terreno. Non possiamo pensare che si possa adeguare il nostro percorso alla contingenza momentanea, alla tesi del calcolo utilitaristico. Abbiamo bisogno di certezze, di scelte programmatiche, persino di una certa dose di radicalità che ci consenta di rompere l’accerchiamento politico che viviamo. Cosi si riparte e si riapre il confronto con i soggetti politici e sociali che ci sono più vicini: sindacati, partiti di sinistra ed alleati di governo, associazionismo di sinistra. Ed è questa la scelta a cui non possiamo sottrarci. Il tempo per il “ma anche” è terminato, la terza via – che sia locale o nazionale poco importa – non ha più ragion d’essere.
Non possiamo pensare che in questo percorso non sia dirimente il confronto con l’amministrazione comunale. Non solo perché un pezzo del partito scelse di andare dall’altra parte ma, soprattutto, perché c’è tanto di sinistra ideale dall’altra parte. Questo non significa assolutamente che si proponga di cercare entrate improvvide in maggioranza, né tantomeno che si cancelli con un colpo di spugna le scelte che hanno diviso.
Il PD ha un ruolo d’opposizione che non può non portare avanti in autonomia e con un senso di responsabilità che non deve mai venire meno. Ancor di più in una fase in cui serviranno tutte le forze sane della città per farla ripartire. Un atteggiamento che in consiglio abbiamo avuto sin dal primo giorno ed a cui non possiamo venir meno. Il sindaco non è un nemico ma è un soggetto politico con cui cercare sempre il confronto. Anche quando è lui a sfuggirlo. Ed allora occorre continuare a chiedere le commissioni tecniche sulla sanità, l’apertura di un confronto sul turismo e sulle tassazioni dei commercianti, sulle infrastrutture. Ed in questo confronto credo sia giusto dire che le ultime regionali sono state un’occasione mancata proprio per la scelta di non sostenere pienamente e convintamente il candidato locale del PD. Poteva essere una straordinaria possibilità per tutta quella parte di città che si definisce di sinistra. Non è stato possibile… speriamo d’imparare prima o poi la lezione e finire d’essere sempre terra di conquista.
Quindi un confronto continuo e leale che non ceda mai al bisogno dello scontro a tutti i costi, che non ceda ai tentativi di sposare la tesi che ci sia bisogno di un’opposizione conformata sulle posizioni meramente strumentali all’ostilità sic et simpliciter verso l’amministrazione. Non può essere questo il percorso corretto. Il PD deve costruire e proporre un suo percorso che abbia come obiettivo non già maldestri tentativi di delegittimazione ma che sia orientato al solo perseguimento del bene comune. Laddove troveremo punti di convergenza e condivisione si sarà responsabili, laddove non condivideremo diremo la nostra in consiglio nel pieno e completo rispetto dei ruoli.