Caro direttore,
seguo da tempo i suoi articoli, in particolare quelli scritti nel corso delle elezioni di Corigliano-Rossano che hanno interessato tutti i calabresi, ed ultimamente mi sono stupito della posizione assunta dal sindaco Stasi e dal suo giornale sulla vicenda del Porto, che è stata raccontata per giorni come un’occasione persa per un cavillo, scagliando tutto il “gotha” politico contro il sindaco più noto e testardo della Calabria, secondo solo a Mimmo Lucano.
Occhiuto, che da mesi non dorme la notte pensando che Stasi possa essere il suo competitor alle prossime regionali, sembrava non aspettare altro e gongolare visibilmente, quasi come se avesse voluto lui stesso che questo accadesse.
Il commissario dell’Autorità di Gioia Tauro, vicinissimo ad una delle più importanti aziende di logistica nautica, si è lanciato in video e conferenze stampa contro il sindaco: una cosa mai vista in Italia.
E diciamo la verità: anche una parte del centrosinistra ha gongolato, quella che teme che Stasi possa occupare il posto alle prossime regionali o, più probabilmente, in un collegio per il parlamento, pensando alla propria poltrona.
In tutto questo il sindaco e la sua maggioranza, fermi sulle loro posizioni, sono andati avanti come treni con un tema soltanto: il Porto non ha pianificazione e la procedura è sbagliata, si faccia una conferenza dei servizi ed è tutto a posto.
Chi segue Stasi e ne conosce i toni, sempre diretti, quasi non riconosceva tanta attenzione verso quello che sembrava un formalismo, ma ciò che ha sempre colpito in queste settimane è stata una frase: “finché ci sono io, le carte devono essere a posto”. Finché ci sono io. Finalmente abbiamo capito ciò che il sindaco e la sua maggioranza hanno sempre pensato ma non hanno mai detto, a costo di non essere capiti. Ora li abbiamo capiti benissimo.
In ballo c’erano 30 milioni di finanziamenti pubblici che sarebbero andati all’azienda attestando subdolamente che la procedura fosse stata aperta nel 2023, cioè nel regime della “Zes Calabria”. Soldi che evidentemente erano stati messi sul piatto dal tandem Occhiuto-Agostinelli nei confronti dell’azienda americana, che evidentemente non aveva capito di trovarsi di fronte a due parassiti incapaci e sbruffoni. “Ti regaliamo 30 milioni e mezzo al porto, vuoi venire?”. Chi avrebbe detto di no?
Ma ora si spiega proprio tutto, non solo questa storia.
Me la immagino la scena di Agostinelli quando ha iniziato a leggere le lettere del Comune che gli chiedevano: “la conferenza dei servizi per la ZES quando l’avete convocata? Non ci risulta” sapendo di non averla mai fatta e capendo subito dove si voleva andare a parare con grande finezza.
A quel punto, l’ammiraglio deve aver chiamato Occhiuto dicendogli “Occhiù, questo ci fa saltare l’affaruni!”. In quel momento il parassita, che fino ad allora si era quasi del tutto disinteressato delle elezioni a Corigliano-Rossano, deve aver pronunciato le famose parole rivelate da Stasi in campagna elettorale: “Qualcuno mi ha detto che se non la smettevo di rompere i coglioni su Baker-Hughes, veniva in campagna elettorale a dire che sono un nemico dei Calabresi ed un signor no”. Ed in quel momento il sindaco deve aver dato la famosa risposta, per la prima volta: “Vieni che ti aspetto. Finché ci sono io, le carte devono essere a posto”.
Lo sanno tutti che la discesa in campo di Occhiuto a Corigliano-Rossano è stata fortemente condizionata proprio dalla questione Baker Hughes, e deve essere stato allora che il presidente deve aver chiamato la Straface, una che in Consiglio Regionale non tocca palla nemmeno se la mettono da sola in campo, dicendogli “Pasqualì, è inutile che continui a dire di no, ti devi candidare!” pensando che l’ex sindaco sciolto per mafia potesse battere Stasi almeno puntando sulla “coriglianesità”.
Sappiamo tutti come è andata, e quale è stata la più dura battaglia fatta dall’opposizione cittadina? Portare in Consiglio la questione di Baker Hughes, proprio mentre l’azienda capiva la “malaparata”, che si era affidata a pagliacci, e si ritirava. Il Consiglio si è celebrato pochi giorni fa, e guarda caso quale è stata la posizione della Straface e dei suoi inutili galoppini? “Stasi deve ritirare il ricorso”. Ci sono stati dieci mesi per convincere Agostinelli a fare una banale, gratuita conferenza dei servizi ed invece si continua a provare a convincere Stasi a ritirare un ricorso che ha sempre definito “doveroso”, come convincere un cosentino a tifare Catanzaro. Perché? Il ritiro del ricorso è l’unico modo, almeno amministrativamente, per recuperare l’“affaruni” di Occhiuto ed Agostinelli.
Stasi e la sua maggioranza non l’hanno mai detto apertamente, forse per non inimicarsi l’azienda (anche se sottovoce, a chi gli ha chiesto, ha spesso risposto facendo capire che ci fosse altro) ed hanno mantenuto praticamente da soli la posizione, contro tutto e tutti. Ora a dirlo è stato uno dei più autorevoli parlamentari di Fratelli d’Italia. Adesso è tutto chiaro.
Mi chiedo: ma se ad una povera famiglia calabrese, per offrirgli un finanziamento pubblico (pagato coi soldi dei calabresi) previsto solo in un anno, si attesta di aver avviato la pratica in quell’anno ma non è vero, questo come si chiama?
Occhiù, le elezioni le hai perse, la faccia pure, l’affaruni è zumpato e ancora non è finita.
Lettera firmata