Corruzione alle Terme Luigiane, Aieta e Ferrari incastrati dai messaggi whatsapp

Incastrati dai whatsapp. Per il gip del Tribunale di Paola Rosamaria Mesiti, sono diversi gli elementi che dimostrerebbero l’accordo collusivo tra l’ex consigliere regionale Giuseppe Aieta e Dante Ferrari, amministratore delegato della Sateca, la società che si occupava della gestione delle Terme Luigiane. Ed è anche attorno alla vicenda dello stabilimento termale che ruotano le indagini della procura a carico dell’ex sindaco di Cetraro e degli altri indagati. Aieta è accusato di corruzione elettorale ed è sottoposto al divieto di dimora in Calabria.

Nell’ordinanza firmata dal gip Rosamaria Mesiti viene evidenziato “l’accordo collusivo tra Aieta e Ferrari”. In particolare, nel fascicolo dell’inchiesta sono finiti una conversazione tra Ferrari e una dipendente della Sateca e alcuni messaggi whatsapp ritenuti dagli inquirenti di grande rilevanza ai fini delle indagini. Lo scambio di messaggi è del 15 gennaio 2019. La dipendente della Sateca inoltrò poi quei messaggi ad Aieta contestando il mancato rispetto degli accordi – definiti collusivi dagli inquirenti – che sarebbero stati finalizzati a favorire la Sateca.

Tali accordi, sempre secondo l’accusa, sarebbero stati inoltre finalizzati ad estromettere i comuni di Guardia e Acquappesa dalla vicenda delle Terme a vantaggio esclusivo della Sateca. Per i pm, in cambio ad Aieta sarebbe stato promesso il procacciamento dei voti a sostegno della sua candidatura a consigliere regionale. Probabilmente dopo le continue pressioni ricevute dallo stesso Ferrari, Aieta il 22 gennaio 2019 decise di correre ai ripari presentando una mozione nella cui parte finale è contenuto il suggerimento che gli sarebbe stato dato da Ferrari attraverso – scrive il gip – “il ricatto occupazionale”.

Ma gli inquirenti hanno cercato elementi di presunti accordi collusivi tra Aieta e Ferrari esistenti ancor prima del 2019. Infatti già nel 2016 e poi nel 2018 i pm, passando al setaccio i loro telefoni, sono riusciti a trovare altri messaggi il cui contenuto – riportato nell’ordinanza – evidenzia l’interessamento del politico cetrarese sulla questione delle Terme.

Per i magistrati, però, è soprattutto nei messaggi del 15 gennaio 2019 tra la dipendente della Sateca e Dante Ferrari che si può “ricavare la prova” dell’esistenza dell’accordo e del malcontento della Sateca per la non corretta e puntuale esecuzione dell’accordo che – è scritto chiaramente nei messaggi – sarebbe stata quella di revocare la concessione ai Comuni. Secondo l’accusa, non ci sono dubbi sul rapporto tra l’accordo segreto e collusivo e il procacciamento dei voti da parte della Sateca a favore di Aieta e della sua coalizione politica.

Inoltre, nei messaggi riportati integralmente nel provvedimento del gip, ci sono passaggi eloquenti e confessori dell’accordo. La dipendente si lamentava, in un primo momento, del mancato rispetto degli accordi, al punto da affermare: “I nostri voti invece a te e ai tuoi colleghi te ne portano e te ne hanno portato”. Da questi messaggi whatsapp il gip ha ricavato dati probatori importanti: l’esistenza di un accordo collusivo e segreto tra Aieta e Ferrari affinché venisse modificata la Legge Guccione del 27 aprile 2015 tenendo conto che – come emerge dalle conversazioni captate – sarebbe stata concordata e addirittura scritta all’uscita dell’autostrada. Fonte: Gazzetta del Sud