Una “barbarie illegale” contro “un uomo di ottant’anni da tempofiaccato da una malattia neurodegenerativa”. Angelino Alfanotorna a scagliarsi contro le intercettazioni che coinvolgono nell’inchiesta “Labirinto” condotta dalla Procura di Roma, dopo il fratello Alessandro, un altro membro della sua famiglia: suo padre.
“Noi gli abbiamo sistemato la famiglia – scandisce la Capaccio – la sera prima mi ha chiamato suo padre… Mi ha mandato 80 curriculum… 80… dicendomi… non ti preoccupare… tu buttali dentro… la situazione la gestiamo noi… e il fratello comunque è un funzionario di Poste…. anzi è un amministratore delegato di Poste…”.
“Oggi la barbarie illegale arriva a farmi scoprire, dalle intercettazioni tra due segretarie – ha detto Alfano – che un uomo di ottant’anni, il cui fisico è da tempo fiaccato da una malattia neurodegenerativa che non lo rende pienamente autosufficiente, avrebbe fatto pressioni presso le Poste per non so quale fantastiliardo di segnalazioni”.
“Le due signore che parlano, anche insultandomi – rileva il capo del Viminale – non so chi siano, ma quell’uomo lo conosco bene perché è mio padre ed è indegno dare credito e conto a ciò che i magistrati avevano scartato dopo avere studiato”.
“Nel frattempo – aggiunge – il contenuto reale dell’inchiesta giudiziaria passa in secondo ordine in spregio ai tanti uomini dello Stato che a quella inchiesta si sono applicati”.
Intanto le opposizioni chiedono le sue dimissioni e Renzi non ha ancora preso posizione.