È un lungo elenco quello stilato dalla Procura regionale della Corte dei Conti sullo sperpero di risorse pubbliche, con particolare riferimento ai fondi europei. Nella relazione sulle attività dell’anno 2021 la Procura della Corte dei Conti elenca i danni economici provocati da una illecita erogazione di fondi, e dall’illecita utilizzazione dei contributi pubblici. La diffusa corruzione in Calabria, a tutti i livelli, trova conferma nelle parole del procuratore Maria Aronica che così dice: “Nelle citazioni di quest’anno molti milioni sono stati contestati per cessioni di credito di debiti inesistenti, già pagati o comunque sovrastimati oltre agli interessi notevoli, si parla sempre di milioni di euro per decreti ingiuntivi non opposti”.
Almeno 70 milioni di euro, in questo caso, è questa la cifra scoperta dalla Corte dei Conti relativa alle truffe dei “doppi pagamenti” che hanno determinato il disastro economico della sanità calabrese: dai doppi e tripli pagamenti di una stessa fattura, alle spese legali e interessi di more. La dottoressa Aronica, nella relazione, ci offre un quadro desolante della gestione delle risorse pubbliche, dove il saccheggio del “patrimonio collettivo” è cosa “ordinaria” in Calabria. E non c’è settore estraneo ad imbrogli o truffe, come dice il procuratore: opere pubbliche realizzate male e spreco di denaro in ogni dove; pensioni ai defunti e ai finti invalidi; finto Osservatorio sulla ‘ndrangheta: spreco da 507mila euro; Società in house che hanno prodotto un danno erariale da 27 milioni di euro; l’illecita gestione dei centri per migranti per un danno da 5 milioni di euro; e la corruzione in ogni ufficio pubblico che produce cifre da capogiro (su tutte: determine dirigenziali e di giunta).
Insomma quello che dice la Corte dei Conti sulla gestione del denaro pubblico, è quello che scriviamo tutti i giorni: è tutto un “magna magna”. Un magna magna che va avanti da decenni nella totale impunità: chi dirotta il denaro pubblico, illegalmente, nelle tasche di massomafiosi di ogni ordine e grado, non si è mai scoperto. Eppure le relazioni della Corte dei Conti sono anni che descrivono sempre lo stesso scenario di illegalità diffusa (almeno non siamo i soli a dire che i politici, i burocrati, gli imprenditori prenditori, i corrotti di stato – in una sola parola: la massomafia – rubano ai calabresi per dare ai “fratelli di loggia” che tanto hanno bisogno), ma di colpevoli neanche l’ombra. Tutti dicono e sanno che in ogni ufficio pubblico si ruba che è una meraviglia, ma nessuno finisce mai in galera (tranne qualche capro espiatorio, sacrificabile alla bisogna). Per la procura di Cosenza, nel nostro caso, le “fughe” di denaro denunciate dalla Corte dei Conti, sono fantasie contabili che non trovano riscontro nella realtà. Del resto basta guardare come sono finiti i processi a carico dei burocrati comunali di palazzo dei Bruzi, accusati di truffa e peculato, oppure dei politici accusati di corruzione e peculato, tutti assolti, per capire che i soldi spariscono, ma i colpevoli non si trovano mai. Siamo alle solite: da un lato c’è chi denuncia, e dall’altro c’è chi copre. Da questa situazione non usciremo mai. E il saccheggio continua!