Ora che Gigi Riva non c’è più esattamente da un anno (22 gennaio 2024-22 gennaio 2025) e dopo aver celebrato anche gli 80 anni dalla sua nascita (7 novembre 1944-7 novembre 2024), il pensiero di noi cosentini di una certa età non può che ritornare a quel 1° novembre 1967 quando la Nazionale giocò al San Vito contro Cipro e quando Gigi Riva segnò i suoi primi gol con la maglia azzurra. Realizzò una splendida tripletta, alla quale seguirono negli anni altri 32 gol. Riva, con 35 reti, è tuttora il recordman di segnature con la maglia della Nazionale. Di seguito, il ricordo di quella giornata indimenticabile.
Quel giorno tutta Cosenza e la sua grandissima provincia si sono vestite d’azzurro. Il 1° novembre 1967, la Nazionale italiana giocò la prima delle sue due partite in Calabria, allo stadio San Vito di Cosenza. Fu un evento storico per la nostra città, che allora contava qualcosa (basti pensare che nel governo c’erano un ministro e due sottosegretari cosentini: Giacomo Mancini, Riccardo Misasi e Dario Antoniozzi) e che oggi è in mano a banditi e delinquenti senza storia e senza vergogna…
LO STADIO SAN VITO
La realizzazione dello “stadio dei ventimila”, come lo definivano nel Dopoguerra e negli anni Cinquanta, è stata a lungo agognata dalle istituzioni e dai tifosi. In effetti, il glorioso stadio “Emilio Morrone”, costruito addirittura negli anni Trenta, non ce la faceva più a reggere i ritmi di un impianto moderno.
La realizzazione dello stadio San Vito oggi Gigi Marulla è stato un evento importantissimo per la nostra città ed è stato atteso per decenni. Lo stadio comunale di Cosenza sorge in contrada San Vito, sulla riva destra del Torrente Campagnano, su una superficie totale di 77.585, dei quali circa 28.104 sono occupati dal campo scolastico.
Il progetto principale è stato redatto dall’Ufficio Tecnico Comunale, su relazione dell’ing. Terenzio Tavolaro a partire dal 7 ottobre 1958, ma l’inizio dei lavori è datato 19 gennaio 1961. Il primo lotto delle opere, per un importo di 214 milioni, fu terminato dall’Impresa Vincenzo Gallo di Cosenza il 18 marzo 1963; mentre il secondo lotto, per un importo leggermente inferiore al primo, appaltato il 23 ottobre 1963, viene ultimato nel mese di luglio dell’anno successivo.
L’inaugurazione ufficiale dello stadio “San Vito” è del 4 ottobre 1964. La cerimonia svoltasi a Palazzo dei Bruzi ha visto la partecipazione del dr. Oreste Granillo, Presidente regionale del CONI, del Sindaco della città, avv. Mario Stancati, e dell’assessore comunale ai LL.PP., ing. Francesco Guido. Si giocava Cosenza-Pescara, che finì 2-1 per i Lupi.
LA NAZIONALE A COSENZA
Ma la “vera” inaugurazione arriva giusto tre anni più tardi, con l’assegnazione di una partita della Nazionale italiana. Per la prima volta la Calabria sportiva può assistere ad un evento sul suo territorio.
Il 1° novembre del 1967 è un sogno che diventa realtà, una data storica per la Calabria e per la città di Cosenza che accoglie la Nazionale per la prima volta. E’ da allora che i testimoni di quell’evento eccezionale si vantano di quello che hanno visto con chi è arrivato dopo e raccontano dei dribbling di Mazzola, delle finte di Domenghini, della potenza di Gigi Riva. La Nazionale a Cosenza è una città che ha voglia di riscatto, orgogliosa del suo stadio nuovo di zecca e desiderosa di entrare a far parte, una volta per tutte, del calcio che conta. E’ il premio alle speranze di tanti sportivi, che finora la maglia azzurra hanno potuto ammirarla solo in televisione e che ora si vedono passeggiare per corso Mazzini Albertosi e Facchetti, Burgnich, Gigi Riva, Mazzola e Juliano, tutti gli eroi della pedata con in testa il “nostro” Franco Rizzo, cosentino che ha sfondato nel calcio che conta, come nelle fantasie più sfrenate.
Insomma, il giorno tanto atteso sta finalmente per arrivare: l’occasione è l’incontro fra Italia e Cipro, valevole per le qualificazioni ai Campionati Europei di Roma del 1968 (che saranno vinti proprio dall’Italia) e i giornali nazionali riempiono la città dei più prestigiosi inviati sportivi per raccontare l’evento. E anche se l’undici del ct cipriota Gavalas sembra una squadra materasso la partita riveste un certo interesse per tutto il Paese: basti dire che al San Vito siede per la prima volta sulla panchina dell’Italia un certo Dino Zoff, debutta in campo Picchio De Sisti (il metronomo della Fiorentina che costringe alla staffetta Rivera e Mazzola) e ritorna Gigi Riva, campione anche di sfortuna (è reduce da una frattura alla gamba) ancora alla ricerca del suo primo gol in azzurro. Tutto questo serve per pesare il rilievo statistico di un incontro che si presenta come una vittoria annunciata.
GLI AZZURRI E FRANCO RIZZOI calciatori iniziano ad arrivare al loro hotel (il Jolly di Lungo Crati, anche questo nuovo di zecca e discusso vanto dell’industria ricettiva cittadina) fin da lunedì mattina, i ranghi saranno completi in serata. Nel frattempo i tifosi sembrano impazziti e la folla riempie lo Spirito Santo e tutta l’area del Jolly.
“Inutile star qui a descrivervi l’entusiasmo dei cosentini – racconta Gianni Infusino sul Mattino -. I vari Mazzola, Facchetti, Albertosi, Juliano, Zoff, Riva sono stati presi d’assalto e costretti a firmare centinaia di autografi. Dinanzi all’albergo sostano centinaia di tifosi cercando di spiare all’interno ogni movimento dei giocatori nella hall e persino dirigenti e giornalisti sono costretti a sostare all’uscita per gli autografi”.
Una storia nella storia è quella di Franco Rizzo, cosentino verace, che tutta la città vorrebbe vedere in maglia azzurra, tanto da ricorrere ad ogni forma di pressione sulla delegazione dell’Italia. Rizzo è andato via da Cosenza da sei anni, ma nessuno l’ha mai dimenticato.

Le sue due promozioni consecutive con le maglie della Morrone e del Cosenza sono due delle pagine più belle della storia del calcio cosentino. E Franco poi, negli anni, ha dato ancora più orgoglio alla sua città facendosi spazio nel gotha del calcio italiano, partecipando al “miracolo” del Cagliari e indossando, sia pure soltanto per due volte, la maglia azzurra.
“Oggi pomeriggio il ct Ferruccio Valcareggi uscendo dall’albergo è stato bloccato da una delegazione di tifosi locali – scrive ancora Infusino -. Chiedevano notizie di Rizzo. Valcareggi è stato molto cortese con i suoi interlocutori, ha detto che stima Rizzo, lo ritiene un ottimo giocatore ma che probabilmente non lo farà scendere in campo contro i ciprioti. I tifosi sono tornati sui propri passi ed ora sono convinti che la ‘raccomandazione’ farà sì che Rizzo giochi. Ma non sarà così. Valcareggi la formazione l’ha varata già da tempo e non saranno certo i famosi criteri geopolitici di Fabbri a fargli cambiare idea. Per battere Cipro mercoledì pomeriggio scenderanno in campo Albertosi, Burgnich, Facchetti, Fogli, Bercellino, Picchi, Domenghini, Juliano, Mazzola, De Sisti e Riva”.
Insomma, De Sisti e Juliano sono i due registi e Rizzo non trova posto in squadra nemmeno se Valcareggi rinuncia a Corso e Rivera e sposta Mazzola a centravanti. Ma questa sua scelta non sarà condivisa da tutti, tanto che a difendere il gioiellino di casa non saranno solo i cosentini, ma pezzi importanti della critica pallonara nazionale, rapiti dal talento di Rizzo e desiderosi di vederlo giocare in maglia azzurra.Su tutti il “Corriere dello Sport” di Antonio Ghirelli, la risposta del Sud a Gianni Brera. Il quotato Mario Pennacchia scrive addirittura un’accorata lettera aperta al commissario tecnico per fargli cambiare idea. Ma tant’è. Valcareggi è irremovibile e i cosentini se ne devono fare una ragione.
I calciatori delle due squadre, nel frattempo, “saggiano” il San Vito, facendo opposte considerazioni. I ciprioti, abituati ai loro campi da gioco col fondo sabbioso, non hanno gradito. “L’attenzione di Gavalas (l’allenatore degli isolani, ndr) e dei suoi pupilli – scrive Lucio Caputo sul Mattino – si è soffermata soprattutto sul fondo del campo: Gavalas ci ha camminato sopra, molleggiando come… una ballerina, poi si è piegato ed ha accarezzato il pelo dell’erbetta: ‘Sembra velluto’, ha esclamato”.
GLI AZZURRI E IL “SAN VITO”Entusiasti gli azzurri. Per De Sisti “è un campo davvero molto bello e credo che ci troveremo senz’altro a nostro agio. Il fondo è abbastanza soffice, addirittura più soffice di quello di Coverciano”.
L’Italia gioca anche una partitella con le promesse locali, che conserveranno quel momento nella loro galleria dei ricordi più belli. Scrive sempre Gianni Infusino: “Avversari, in punta di piedi, sono stati i ragazzi della De Martino (l’equivalente dell’attuale “Berretti”, ndr) del Cosenza ai quali non è parso vero di marcare i Domenghini, i Mazzola, i Riva e lo hanno fatto con un certo timore reverenziale ma anche con un pizzico di agonismo che davvero non guasta in un allenamento molto rapido. Dopo il galoppo c’è stato un solenne ricevimento in Comune con carabinieri in grande uniforme, sindaco e giunta al gran completo. L’entusiasmo qui a Cosenza è indescrivibile. L’albergo che ospita i giocatori azzurri è presidiato dai carabinieri ma i ragazzetti sveltamente riescono a varcare la soglia ed a penetrare nella hall in cerca di autografi”.
Il più gettonato per gli autografi è Valcareggi. Juliano ha dimenticato il vestito della Nazionale e nessuno lo riconosce mentre Sandro Mazzola il giorno prima della partita è stato costretto alla fuga e inseguito da una folla di pischelli armati di penna e quaderno.
La sera della vigilia l’attesa è allo spasimo. Il “San Vito” registra il tutto esaurito ormai da un pezzo e i bagarini fanno affari d’oro. La stampa ci fa sapere che per una tribuna numerata ci vogliono ventimila lire: un’enormità.
FINALMENTE LA PARTITA
Mercoledì 1° novembre, finalmente, si gioca. L’Italia scende in campo con Albertosi, Burgnich, Facchetti, Fogli, Bercellino, Picchi, Domenghini, Juliano, Mazzola, De Sisti e Riva. La pioggia battente tenta invano di guastare la festa, facendo arrabbiare solo i ciprioti che con il maltempo rinviano le partite. Il manto erboso del “San Vito”, invece, tiene alla grande e l’incontro si svolgerà regolarmente. Il drenaggio del nostro stadio è stato un motivo d’orgoglio prima della decadenza attuale. Ben pochi impianti potevano vantarsi di una simile possibilità, anche quando la pioggia cadeva ininterrottamente. E le partite rinviate per il maltempo a Cosenza possono realmente contarsi sulle dita di una mano. Oggi il nostro rettangolo erboso è, purtroppo, indecente.Ma torniamo a Italia-Cipro. La vittoria annunciata si materializza davanti a 23 mila spettatori entusiasti. Già dopo dodici minuti Fogli scaglia un bolide verso la porta di Varnavas, il portiere cipriota riesce a intercettare il pallone senza trattenerlo e Mazzola si avventa sulla palla come un falco: rischiosa scivolata e vantaggio per gli azzurri.
Il fuoriclasse interista raddoppia dopo dieci minuti insaccando di testa un preciso calcio di punizione di Domenghini dalla destra. In campo gioca una squadra sola e Albertosi non farà neanche una parata.
LA TRIPLETTA DI GIGI RIVA
Nel secondo tempo inizia lo show di Gigi Riva, che dopo quaranta secondi appena porta la Nazionale sul tre a zero: perfetto cross di Juliano dalla destra e imperioso stacco di testa del bomber del Cagliari. E’ il primo gol di Riva con la maglia azzurra.
Ancora nove minuti e Riva approfitta di un “paperone” della difesa cipriota per toccare in rete la palla del 4-0, ma il campione vuole segnare un gol dei suoi e continua a darsi da fare su tutto il fronte offensivo, tanto da rischiare un serio infortunio andando a sbattere contro una telecamera a bordo campo nel tentativo di raggiungere l’ennesimo pallone. Solo al 14’ il suo furore viene premiato: Domenghini si beve mezza squadra cipriota sull’out destro e la mette al centro di precisione, Riva arriva come una furia e scaglia un bolide al volo di collo pieno. Naturalmente di sinistro.
Il “San Vito” è in delirio.Gigi Riva, tra l’altro, gioca una partita nella partita. Ritorna a indossare la maglia azzurra dopo otto mesi, cioè quanti ne sono passati dal grave infortunio patito a Roma nella gara Italia-Portogallo. E cerca ancora il primo gol dopo tre amichevoli con tanto di maledetta sfortuna. Ha 23 anni e ha già perso troppo tempo. Riva aveva riportato la frattura del perone e attribuiva molta importanza alla partita di Cosenza, che per lui, come abbiamo visto, si è trasformata in un successo. Su tutti i fronti.
Altra partita “particolare” quella di Romano Fogli. Per il mediano toscano (cugino del cantante dei Pooh) si tratta dell’ultima gara in maglia azzurra.
LA FESTA SUGLI SPALTI
Festa grande anche sugli spalti, dove la città ha partecipato all’evento senza rinunciare ai suoi rituali, riportati da Lucio Caputo sulle pagine del Mattino: “L’organizzazione è stata perfetta. Quasi il 90 per cento dei 23.000 spettatori presenti si era assiepato sugli spalti del bellissimo rettangolo di gioco sin dalle dieci di questa mattina; e quindi ha dovuto subire tutta la pioggia venuta giù dal cielo per ore e ore, senza alcun riparo, se non qualche foglio di giornale e il tovagliolo con il quale aveva portato da casa al campo la famosa ‘pezzata’ (a dirla alla cosentina) per lenire i morsi della fame. Sì, proprio così: a mezzogiorno, in quasi tutti i deschi familiari di Cosenza, sono mancati i capi di famiglia e i giovani; le massaie, una volta tanto, si sono riposate e si sono riservate la semplice fatica di preparare una colazione di pane e salame per i loro… poveri mariti che, patiti di calcio, hanno trascorso diverse ore su di una gradinata di cemento, cercando invano di ripararsi dalla pioggia”.In tribuna d’onore, tra gli altri, il ministro dei Lavori pubblici Giacomo Mancini, il sottosegretario alla Giustizia Riccardo Misasi e il sottosegretario all’Agricoltura Dario Antoniozzi. Sono tutti e tre cosentini e non hanno voluto rinunciare alla passerella vicino al presidente della Federcalcio Artemio Franchi.
Gli spettatori paganti, alla fine, sono stati 22mila mentre in 950 hanno beneficiato di biglietti omaggio. L’incasso della partita si è attestato sui 30 milioni. Ha suonato gli inni la banda musicale di Taranto.
Per Cosenza è stata una giornata storica, indimenticabile. Purtroppo anche irripetibile visto che, malgrado i ripetuti tentativi da parte delle autorità locali, la Nazionale non è più tornata in città. Neanche con la buonanima di Giacomo Mancini. Solo i testimoni di quello spettacolare cinque a zero sotto la pioggia battente continuano a raccontare ai più giovani: “Io, quel giorno, c’ero. E ho visto la tripletta di Gigi Riva…”.