Cosenza 2016: 20.000 euro sopra la scrivania di Tridico

Il pm Tridico

Quando ti capita di leggere che una inchiesta è stata affidata, o è finita sul tavolo del PM Tridico, vuol dire che c’è qualcosa che non va. Di tutto quello che dice (Tridico) o che leggi (sulla sua inchiesta!?!) devi necessariamente fare la radice cubica, oltra a chiederti perché è stata affidata proprio a lui?

Qualcuno potrebbe dire: perché è un magistrato altrimenti a chi affidarle le inchieste? Giusto, se non fosse che siamo a Cosenza e nello specifico al tribunale, il porto delle nebbie per eccellenza, dove Tridico è uno dei navigatori alla cieca tra i più esperti. Infatti nella sua lunga carriera da magistrato oltre ad arrestare qualche sventurato non è mai andato.

Nella città più corrotta d’Italia che all’oggi detiene il record mondiale delle firme di determine in un solo giorno, 61, Tridico non ha mai nè prodotto nè portato a termine una qualsivoglia inchiesta proprio sulla corruzione. Eppure non ci vuole Sherlock Holmes per capire l’origine e la natura di questo odioso reato a Cosenza. Sono talmente evidenti che alcuni magistrati, di altre procure d’Italia, in privato, ci hanno chiesto gli atti incriminati.

Esiste pure qualche magistrato onesto, ovviamente appartenente ad altre procure, che si è incuriosito ed appassionato ai nostri scritti e non pensa che la corruzione a Cosenza ce la siamo inventata noi. Ma nonostante ciò e le grandi doti di investigatore di Tridico, nessun ladro di denaro pubblico è mai finito in galera. Questo vorrà dire qualcosa. Dove mette mano lui, alla fine non si capisce dove sta la testa e dove sta la coda.

Qualche giorno fa alcune testate on line hanno diffuso la notizia che i carabinieri, in seguito ad una denuncia, avevano effettuato una perquisizione presso l’ Ufficio elettorale del comune di Cosenza. La denuncia era stata sporta da un cittadino che, recatosi all’ufficio comunale per ritirare il proprio certificato elettorale, ha scoperto che lo stesso era già stato ritirato. E per questo motivo, non avendolo ritirato personalmente aveva sporto denuncia.

La procura di Cosenza con la solita solerzia che la contraddistingue, si mette subito al lavoro. E oltre a perquisire l’ Ufficio elettorale, comanda ai carabinieri di perquisire anche C.P. il responsabile  della coalizione di Paolini delegato al ritiro su delega dei certificati elettorali. C.P. è anche colui il quale materialmente aveva portato il plico trovato nella segreteria di Paolini contenente 27 deleghe firmate da cittadini rumeni, all’Ufficio elettorale per richiedere il rilascio del certificato.

Alcune di queste deleghe, a leggere alcuni giornali on line, risulteranno false. Come nel caso di quella del denunciante. Al termine della brillante operazione, il PM Tridico comunica a qualche giornalista inconsapevole di aver sequestrato, durante le perquisizioni, certificati elettorali, deleghe falsificate e su tutto, 20.000 euro in contanti trovati nelle tasche di C.P.

Tutto il “pacchetto”, seguendo la cronaca dell’inconsapevole giornalista, finisce sulla scrivania di Tridico. Non appena la notizia appare sul giornale on line, C.P. preso dal panico, si precipita nella nostra redazione, con tanto di verbale di perquisizione che attesta che nulla gli è stato trovato, men che meno i 20.000 euro. Ci dice di aver trovato il plico in segreteria da Paolini, e di aver ricevuto una telefonata da parte di uno sconosciuto che lo “invitava”, dopo aver ritirato i certificati, a consegnarglieli a piazza dei Bruzi. Cosa che C.P. fa perché “sollecitato” proprio dallo sconosciuto che gli comunicava inoltre di aver ritirato già gli altri certificati le cui richieste erano contenute nel famoso plico. C.P. racconta anche di aver avuto un alterco con lo sconosciuto proprio sulla base della natura delle deleghe, e sulla loro “paternità”.

Tessere elettorali, la versione di C. P.: “Non avevo né soldi né deleghe: solo manovre contro Paolini”

Ora, quello che non si capisce, proprio perché c’è Tridico, è: da dove sono usciti questi 20.000 euro? Chi fornisce la velina all’inconsapevole giornalista (che per me proviene da ambienti giudiziari) che per pubblicarla evidentemente si fidava? Perché si fa subito il nome del PM Tridico come titolare dell’inchiesta? Qual è lo stato reale di questa che alcuni giornali cartacei si ostinano questa mattina a chiamare inchiesta?

Quali sono “le carte” realmente sequestrate? Chi è il personaggio misterioso che chiama C.P. ? Chi recapita il plico contente le 27 deleghe di cittadini rumeni, nella sede della coalizione di Paolini? I 27 cittadini rumeni, erano davvero impossibilitati ad andare personalmente a richiedere i propri certificati elettorali? E se si, perché incaricano proprio la segreteria di Paolini?

Sono forse suoi dichiarati elettori che hanno chiesto di poter “usufruire”  di questo servizio messo a disposizione dalle coalizione di Paolini ? E perché, sempre se sono dichiarati elettori di Paolini, poi si presenta un altro (il signor sconosciuto) a “rivendicarne la paternità”?

Ecco, in un tribunale normale con magistrati normali, qualcuno si appresterebbe a convocare una conferenza stampa per chiarire e rispondere a queste domande. Visto l’ingarbugliamento. Ma siccome non siamo normali, vedrete che nessuno risponderà. Querele escluse.

Ma la domanda delle domande a cui mi piacerebbe che più delle altre si desse una risposta rimane questa: ma la Manzini si è messa di nuovo a pettinare bambole?

GdD