La proposta c’è. E arriva da quell’Arlecchino di Guglielmelli, che dopo aver sponsorizzato Lucio Presta, pensa di tirar fuori le castagne dal fuoco facendo il nome di quel porco di Guccione.
Pensa di darsi un tono da politico navigato Guglielmelli, ed esordisce così nella riunione di ieri: “Questa volta la candidatura la scegliamo noi. É una candidatura che sale dal basso verso l’alto e Roma sarà d’accordo”.
Vuole fare la figura del duro Luigi, di quello che si impone, sperando di cancellare la barbina figura di lecchino matricolato che ha fatto in tutta questa vicenda. Prima si adegua a quello che i suoi padroni romani dicono: Presta di qua, Presta di là, l’uomo nuovo, il candidato vincente.

E poi, dopo la rinuncia di Presta che sa più di fuga che di problemi personali, se ne esce con la frase ad effetto sperando che la gente dimentichi il vigliacco inconcludente qual è. Spera di far credere ai caggi come noi (cioè i cittadini) che tirando fuori il nome di quel porco di Guccione, in qualche modo gli allontanati di ieri, possano diventare gli alleati di oggi. L’appello alla famosa unità. Che fa sempre scena. E lo fa sperando che la gente abbocchi sull’autorevolezza del nome. Autorevolezza che sta solo nella lor testa.
Perché di autorevole Guccione non ha niente. Ascoltate noi: tutta questa storia di candidare Guccione è solo un trucco. Un prendere tempo in attesa di quello che tutti sappiamo. La speranza di Gugliemelli e di quel porco di Guccione, è di arrivare a ridosso della data di presentazione delle liste, per poi, secondo loro, dare una sferzata e far convergere tutti su Paolini, non essendoci più tempo per tavoli, trattative, e riunioni: prendere o lasciare. Un modo per ripagare Paolini, secondo loro, di tutte le infamità che gli hanno fatto.
Perché di candidarsi Guccione non ne ha la minima intenzione. Infatti, quel mangia pane a tradimento di Guccione, che si ingozza come un porco e quannu è abbuttu, piuttosto che lasciare qualcosa agli altri (i dijuni), tanto è egoista, preferisce arruzzulare u scifu, nella serata di ieri in maniera sibillina si smarca alla grande e scrive un comunicato che è tutto un programma.
«È necessario che il centrosinistra a Cosenza prenda in seria considerazione il documento di venerdì a firma di Enzo Paolini e del Nuovo centrodestra, in cui si chiede di aprire un confronto per la scelta del candidato a sindaco della città di Cosenza. Mettere in campo candidature a sindaco – conclude il porco – serve solo ad acuire le difficoltà in cui è stato trascinato il centrosinistra nella nostra città». Tradotto: io a sindaco non mi candido.

Si riconoscono, oltre ai fratelli Greco, Luca Lotti, Stefania Covello, Ernesto Magorno e il “solito” Aiello
Chi me lo fa fare? Sto tanto bene dove sto. Prendo uno stipendio micidiale con il quale mi posso abbuttare come voglio, chi me lo fa fare a rischiare tutto questo per far piacere a Renzi, Lotti e Minniti? E poi, chi mi assicura che Madame Fifì e Nicola non abbiano in mente qualche tranello per me?
Domande legittime per il porco, che pensa solo a se e a come abbuttarsi. Sarà pure uno squallido che più squallido non si può, ma non è certo fesso. Quando gli tocchi a sacchetta, l’intelligenza gli viene. E i conti, per comprarsi vitiaddri, capriatti, prisutti, suprissati e vinu, se li sa fare. Insomma, siamo alle comiche.
Migliaia di iscritti al PD locale, in balia di questa gente. Dei loro interessi, e delle loro porcarie. Non una parola di vera politica, da mesi. Nessun impegno per i cittadini e i loro iscritti. Niente di niente. Solo tattica e strategia per salvaguardare i loro interessi.
Se Guccione avesse voluto candidarsi a sindaco lo avrebbe fatto quando gli è stato proposto mesi fa. Oppure avrebbe appoggiato Paolini fino alla fine, invece ‘ppe nu panaru i ficu (che piacciono molto ai porci come lui) si è venduto in 5 secondi. Ed ora che si è messa veramente male per il PD cosentino, non ci sta a fare la vittima sacrificale, e spinge su Paolini, non per fargli un piacere, ma per togliersi da dosso questo peso, sperando che l’avvocato abbocchi di nuovo. Cosa che ovviamente Paolini farà.
Perché si sa che pur di fare il sindaco, Enzo, è disposto a qualunque cosa. Anche di fare pace con quel porco che più degli altri lo ha tradito. Roba che una persona normale, dopo quello che Guccione gli ha fatto, non lo guarderebbe in faccia più per tutta la vita. Ma non Paolini. Che vede in tutto questo caos la sua possibilità: tutti insieme, porci, cinghiali, avvoltoi, a sostenerlo. Ma ancora una volta sarà un flop per Enzo, perché la possibilità che lui diventi sindaco è subordinata al suo coinvolgimento nell’inchiesta sul voto di scambio condotta dalla DDA di Catanzaro su Cosenza, Rende e Castrolibero. Cosa che Guccione sa. Ecco perché gioca di sponda il porco. Come è molto probabile che questo loro prendere tempo sia dovuto anche al fatto che le urne a Cosenza non si apriranno prima di diversi anni.
GdD