La riunione è finita, andate in pace. Così ha chiuso l’incontro di ieri a Lamezia il chierichetto Magorno. Quattro ore di chiacchere inutili per non dire niente. O meglio, quattro ore, per espletare quelle funzioni rituali che la falsa democrazia interna del PD vuole.
Per far vedere alla stampa e agli iscritti che il partito discute. Che tutto passa attraverso scelte collegiali e condivise. In realtà, come sanno gli scafati del partito, tutto è già definito e delineato, ma bisogna far credere ai polletti degli iscritti che non si può prescindere dalla pantomima dell’assemblea. Giusto per farli sentire un po’ importanti.
Così dopo una pallosa introduzione di quel chierichetto di Magorno, nella quale non dice niente come al solito, se non quello che i vertici clericali del PD gli hanno ordinato di dire, cioè niente primarie perché il candidato di superamento c’è già (Presta), la discussione si apre.
Ad intervenire, subito dopo l’introduzione del segretario, con quel suo fare da statista quale si crede, ma abbiamo capito tutti che non è cazzu du sua, è quell’ignorante di Oliverio (qualcuno dei suoi servi gli spieghi bene l’uso del congiuntivo). Che appoggia Magorno su tutto. Da lecchino e opportunista matricolato, si adegua al vangelo stilato da Renzi per Cosenza. Un intervento quello di Oliverio che non merita neanche un commento tanto è inutile.

Prima delle conclusioni affidate a quel bravo ragazzo di Minniti, in mezzo decine di interventi. Il candidato di qua, il candidato di là e Guccione trova anche il modo per ‘nzaccare nel suo intervento una formuletta magica: se volete che io appoggio le vostre scelte cioè Presta, dovete garantirmi che ad elezioni avvenute a Cosenza, il partito si faccia promotore di un rimpasto in giunta regionale.
Dove, ovviamente, è lui quello che deve essere richiamato in giunta. Insomma gli interventi dal pulpito altro non sono che una continua richiesta di privilegi, prebende, favori, spartizioni di poteri per i pezzotti locali compresa la sistemazione di questo o di quell’ amico. Tutto camuffato dal politichese.
Infatti al PD di stilare un programma (ha avuto 5 anni a disposizione per costruire una vera alternativa ad Occhiuto, ma non ha fatto niente), per la città di Cosenza, a favore dei cittadini, non gliene frega niente. Prima bisogna apparare le questione dei potenti e della loro sistemazione, e semmai rimane un po’ di tempo allora dedicarsi, ma non troppo, alle vicende e ai problemi dei cittadini.
Finita la passerella degli interventi che altro non sono stati che la presentazione della lista della spesa, è il turno di Minniti, a cui è riservato l’onore di chiudere la riunione.
Marco parla chiaro: se i candidati per la carica di sindaco a Cosenza sono Marco Ambrogio e Paolini, state certi che le primarie non si faranno mai. O troviamo un vero candidato di superamento (Presta) o con questi nomi non andiamo da nessuna parte. Non lascia spazio ad alternative Minniti.
Lo stesso Franz Caruso, che alcuni davano come il candidato segreto, dopo aver ascoltato Minniti, si è affrettato a diffondere una nota dove sostiene che non ha nessuna intenzione di candidarsi, togliendo l’alibi a chi pensava ancora di traccheggiare ancora sul suo nome. Marco conclude affidando a quel diacono di Magorno il compito di ascoltare tutte le richieste della truppa, e di vedere come accontentare tutti. Tempo 15 giorni e l’affare va chiuso.
Per cui tutti in fila con la lista delle richieste da sottoporre al segretario convertito per accaparrarsi qualche benefit e concordare posti e sistemazione. Fatto questo il PD è pronto a presentare il suo candidato unitario: Lucio Presta. Più che una riunione quella di ieri, mi pare di poter dire, un mercato: e cosi sia. Amen
GdD