Siamo sinceri, la curiosità ci stava mangiando vivi.
Aspettavamo le ore 12 per vedere come sarebbe stata composta la lista dei Cinghiali, al secolo Cosenza Popolare. Eravamo intrigati da una domanda semplice ma nello stesso tempo strategica: il Cinghiale e compa’ Pinuzzu avrebbero dato il via libera a Katya Gentile per una candidatura da capolista?
La risposta è no e, siamo sinceri, non ci sorprende. Il clima politico che si respira a Cosenza è quello che è: procure che indagano su Occhiuto e i suoi traffici, pentiti che chiamano in causa Enzo Paolini, le indagini sul voto di scambio per le Regionali 2014 che sono indirizzate pesantemente verso Carlo Guccione. Insomma, il verminaio che ben conosciamo e conoscete.
Ciononostante, Katya Gentile si è esposta molto in questi giorni frenetici che hanno preceduto la presentazione delle liste. Ha partecipato agli incontri, ha addirittura forzato la mano aggirando le direttive cinghialesche, si è persino fatta fotografare con Paolini prima ancora che l’alleanza fosse ufficiale.
Alla fine, erano in molti a pensare (noi no) che Katya avrebbe ripetuto l’esperienza del 2011 e invece, niente. Non c’è. Eppure, tutti sanno quanto sia importante nelle elezioni amministrative avere il “cognome” che traina gli elettori. E invece niente, Katya non c’è.
Non solo: la lista Cosenza Popolare, al di là dei soliti Massimo Lo Gullo e Franco Perri, non brilla certo per nomi più o meno conosciuti. Una sfilza di “seconde linee” e di “riempilista” che fanno riflettere gli addetti ai lavori.
A questo punto, ognuno di noi può dare un’interpretazione su questo mezzo “gran rifiuto” o questo mezzo “disimpegno”. Ma forse più che una spiegazione politica, serve una spiegazione giudiziaria. Che porta dritti ai soliti sospetti: ma a Cosenza secondo voi si voterà o no?