Cosenza 2021. Effetto Conte: il ricordo di Stefano Rodotà e la “firma” per Bianca Rende

Poco meno di un’ora alla maniera delle rockstar. Giuseppe Conte è bravissimo nella comunicazione, non è un mistero. Lo sappiamo bene avendolo visto e ascoltato quando era premier e quando ha saputo guidare e in un certo senso rassicurare il Paese, impaurito dal dilagare della pandemia. E lo sa anche lui, che si è calato nel ruolo con abilità e adesso sta creando i presupposti per ritornarci ma non perché calato dall’alto ma perché votato dalla gente. E lo sa talmente bene che esordisce sul palchetto di piazza 11 Settembre con un eloquente “Ciao Cosenza”. Non ci può essere nessun confronto tra Conte e gli scadenti leader del centrodestra, gentaglia come Salvini, la Meloni e – arrassusia e scusate la parola – Berlusconi e scagnozzi e scagnozze (qualcuno le chiama calippe…).

La presenza massiccia di cosentini per ascoltare Conte non è stata un caso, né una coincidenza di “passeggio” ma una scelta ben precisa. L’ex premier lavora per un progetto a medio termine, quello delle Politiche del 2023, ma è chiaro che deve mettere adesso le fondamenta per la sua nuova scalata.

E’ talmente calato nel suo ruolo che ha preparato con grande cura l’incipit del suo discorso cosentino e ha calato subito davanti alla folla festante il ricordo di un grande cosentino: Stefano Rodotà, “grande personaggio di questa città e di questa terra”. Il preambolo ideale per introdurre il tema portante del suo discorso: onestà ed etica pubblica proprio come nel solco indicato da Rodotà, che non a caso era il Presidente della Repubblica indicato nel 2013, due anni prima che ci lasciasse, dal Movimento Cinquestelle prima della crisi.

Il “Presidente” dialoga con la gente, “gioca” con i solisti che intervengono da sotto il palco e ogni tanto alza il tono della voce per sottolineare l’esempio di Falcone e Borsellino o i valori dell’antifascismo o quelli del reddito di cittadinanza. La folla non solo gradisce, ma quando viene chiamata ad esprimere il suo entusiasmo – spinta dagli interrogativi furbi e retorici di Conte – aderisce con passione. Roba che di questi tempi è merce rara e preziosa.

Conte lo sa, è consapevole del suo appeal misto al suo “fascino”, capisce che qui nessuno si fila manco per sbaglio la scienziata delle truffe e spinge a tutta forza Bianca Rende, per la quale “ci ho messo la firma” nonostante la diversità di vedute con il Pd del grigio Letta, del biforcuto Letta, del camorrista Graziano e dell’incappucciato Caruso, che ovviamente – anche se non lo può dire – spera di levarsi presto dalle palle. Non serve molto per capire che Conte ha lasciato il segno con la sua toccata e fuga a Cosenza e c’è curiosità per verificare l’effetto che avrà sul voto cosentino per le Comunali. Chi vivrà vedrà. O magari “A mano a mano” come la canzone di Cocciante cantata dal grande Rino Gaetano che fa da colonna sonora alla campagna elettorale di Bianca Rende, che da ieri sera ha inevitabilmente cambiato passo. Grazie al ciclone Conte.