Per gli elettori cosentini di sinistra (quelli veri non quelli “mascherati”) si profila un’altra tornata elettorale senza possibilità di votare nessuno. Ormai va avanti così dai tempi del vecchio Giacomo Mancini. Sono migliaia e migliaia i cosentini di sinistra che non vanno a votare da allora, cioè dal 1997. Eh sì, perché la candidatura di Eva Catizone, che a breve sarebbe diventata prima la pupilla di Nicola Adamo e poi la “patatina” di Occhiuto, non aveva incantato proprio nessuno e così in seguito, di 5 anni in 5 anni, prima con Perugini e poi con Paolini e persino con Guccione…
Non c’è che dire: i cosentini di sinistra sono stati sempre umiliati e mortificati da Mancini in poi. E non ci si venga a dire che tra i candidati del 2016 ce ne fosse uno di “sinistra” perché non è vero. Allora come oggi, la “sinistra” che porta avanti la candidatura del dottore Valerio Formisani si è ridotta ad un’accozzaglia di parvenus del sistema, che fanno i “comunisti” o dal loro “paradiso” del posto fisso (scuola, sanità e sindacalismo venduto in prima linea) o con il bancomat di papà e mammà. Una situazione tragicomica, che ha inevitabilmente indotto i movimenti provenienti dal basso (dal Comitato Prendocasa a La Terra di Piero) a rimanere lontani da un progetto che non ha né capo e né coda e che non può neanche essere definito come la solita “battaglia di testimonianza”.
La lista di Formisani altro non è che l’anacronistica rappresentazione di un mondo che non esiste più e che si ostina a non guardare in faccia la realtà. Una tristezza infinita che passerà inosservata esattamente come cinque anni fa, anzi con meno voti di cinque anni fa e (speriamo) con più pernacchie nei confronti di quegli sprovveduti che decideranno di unire il loro nome a quello di quattro comunisti “mascherati”.