Cosenza 2021. Una cosa è certa: vincerà la “Cupola” (di Pasquale Rossi)

di Pasquale Rossi

Questa volta voglio raccontarvi la storia politica degli ultimi decenni di una città di provincia adagiata per la parte più antica sulle pendici di un colle e che per la sua disordinata e cementificata porzione moderna sorge sulla riva sinistra di un fiume che, nel corso dei millenni, ha formato una valle. La città ha una storia più che bimillenaria e ha avuto, nel corso di tanti secoli, una sua vivacità e originalità di pensiero e, persino, di organizzazione sociale ed economica.

A partire dalla seconda metà del XX secolo, dopo la Seconda guerra mondiale, aveva avuto, come tutte le altre città italiane, la possibilità di darsi, attraverso libere elezioni, un’amministrazione comunale che facesse gli interessi dei cittadini che la abitavano. Le cose non andarono, quasi mai, per il verso giusto perché vi furono estese e ripetute ondate di speculazioni edilizie, frequenti malversazioni e ruberie negli affari amministrativi, una quasi assoluta mancanza di rispetto e di tutela dei diritti dei cittadini. Si ebbero, è vero, un paio di Amministrazioni più avvedute ed oneste, ma si deve dire che, per più di sette decenni, la città fu per lo più mal amministrata, il suo territorio saccheggiato e cementificato e il suo prezioso Centro storico lasciato andare in rovina.

A partire dalla morte del suo esponente politico più significativo -che negli ultimi anni della sua vita aveva, meglio di altri, amministrato la città- il grumo di potere trasversale ai partiti, alle ideologie, alle visioni politiche e agli interessi economici che aveva iniziato a formarsi sul finire del millennio, ha avuto la meglio. Politici di mestiere provenienti dalle più diverse matrici ideologiche, imprenditori privi di scrupoli, ingordi professionisti, spregevoli affaristi, ignobili faccendieri di tutte le taglie e loschi figuri contigui o appartenenti a ‘ndrine avevano costituito, per affiliazioni successive e non preordinate neanche geograficamente, una sorta di “Cupola” che, da quel momento, iniziò a determinare la politica cittadina, prima, e quella regionale, subito dopo.

Da allora in poi non vi è più stato un sindaco, un presidente della Provincia o un Presidente di Regione che non venisse eletto secondo gli ordini emanati dalla “Cupola”. Non importava più la collocazione politica dei candidati, ma la loro affiliazione o il loro grado di affidabilità nei confronti della “Cupola”. Anche se le elezioni politiche sono state relativamente più ‘libere’, da quel momento in poi la “Cupola” ottenne una alternanza perfetta e cadenzata, tra centrodestra e centrosinistra, nella conquista delle cariche ‘elettive’ di ogni ordine e grado nelle Amministrazioni della regione, del resto non faceva alcuna differenza perché erano tutti affiliati.

Uno degli episodi più eclatanti ed evidenti dell’egemonia incontrastata si verificò nella città nella quale la “Cupola” era nata.  Nel secondo decennio del nuovo millennio era, inaspettatamente, arrivato al ballottaggio un candidato sindaco sostanzialmente estraneo alla “Cupola”. Gli esponenti più fetidi della consorteria, nella notte precedente al ballottaggio, spostarono duemila voti che fecero vincere il loro affiliato, quel modestissimo avversario -arrestato nel 1994, poi prescritto grazie al Decreto Biondi, per irregolarità in un imponente appalto di ristrutturazione dell’Annunziata- che poi governò la città per più di dieci anni riducendola in rovina, sia materiale sia morale.

In occasione dell’ultima tornata elettorale la “Cupola”, che pure sembrava avesse iniziato a perdere controllo e vigore, è tornata a comandare imponendo, nel centrosinistra, una candidata alla presidenza della Regione già perdente e, nel centrodestra, un inetto e incolore candidato destinato -secondo i già programmati piani quinquennali ‘cupoliani’ interrottisi solo a causa della scomparsa della Presidente eletta in precedenza- a governare la Regione in nome e per conto della “Cupola”.

I capibastone avevano pianificato che, nella città dove aveva visto la luce la “Cupola”, dovesse vincere, invece, il centrosinistra con un loro candidato. Per raggiungere questo obiettivo hanno lavorato per tempo tanto che, con l’attiva complicità del sindaco in carica, hanno spinto uno degli assessori più in vista a non presenziare le riunioni di Giunta per mesi e a fargli rilasciare qualche dichiarazione oppositiva per poterlo più credibilmente presentare in concorrenza con il suo vicesindaco di centrodestra e, infine, per fargli dichiarare dopo il primo turno che, al ballottaggio, avrebbe votato (apparentemente senza alcuna motivazione) per l’avversario di centrosinistra nominato dalla “Cupola”.

Il risultato del ballottaggio sarà, con buona pace degli ingenui che avrebbero voluto discontinuità con l’attuale disastro amministrativo, l’ennesima vittoria della “Cupola” che, ancora una volta, avrà imposto la sua continuità, il suo ultraventennale incontrastato potere.

L’unica certezza che abbiamo è che vincerà la “Cupola” e il suo sbiadito, vanesio e naturalmente incappucciato “campione” del momento.