Cosenza, Amaco alla deriva. I giochi di potere di Regione, Comune e faccendieri massomafiosi

Il trasporto pubblico in Calabria è nelle mani di un gruppo di pericolosi faccendieri. Lo sanno i calabresi e lo sanno anche i magistrati, che dovrebbero fare “pulizia” ormai da molto tempo. E non è un caso che ieri – improvvisamente – sia arrivata la tragicomica richiesta di fallimento per l’Amaco di Cosenza. Ma procediamo con ordine.

A capo delle Ferrovie della Calabria, tanto per spiegare di cosa stiamo parlando, il presidente parassita della Regione Calabria ha messo il nipote di primo grado dei boss Michele e Umberto Di Puppo. Si chiama Ernesto Ferraro ed è il “braccio destro” di un altro dei peggiori faccendieri che se la fanno con il fratello “furbo” di Mario Occhiuto ovvero tale Paolo Posteraro, che si è appena dimesso da amministratore unico dell’Amaco, l’azienda municipalizzata dei trasporti della città di Cosenza. E proprio all’Amaco in questi ultimi tempi c’è stato un sindacato non venduto, la Faisa Cisal, che ha protestato vivacemente non solo per il “solito” mancato pagamento degli stipendi da parte di questi bifolchi che oggi fanno anche i “politici” ma anche per le modalità di gestione. Il che ha indotto certamente il porto delle nebbie a “far finta” di accorgersi di quello che va avanti ormai da un decennio…

Le situazioni continuano a peggiorare, ormai non si riesce nemmeno più a garantire un misero stipendio che, per la maggior parte dei lavoratori Amaco, si aggira intorno ai 1200 euro al mese, poiché, già da tempo, depredato di qualsivoglia indennità aggiuntiva. I lavoratori sono vittime dei giochetti politici di Regione Calabria, Comune di Cosenza e dirigenza in primis. Questi ultimi – i bifolchi di cui sopra – vorrebbero far credere che la crisi dipenda dal caro carburante. Beh, potrebbe anche essere vero, ma non certo in Amaco. Infatti all’Amaco si fa un ragionamento “inversamente proporzionale” e cioè, all’aumentare del carburante, diminuisce il servizio, che ad oggi è circa il 50% di quello che la Regione paga e che noi cittadini dovremmo avere garantito. Quindi non ci perdono un bel nulla e sparano bugie per non pagare gli stipendi, sostenuti ovviamente da tutta quella massa di sindacati venduti che li coprono spudoratamente. E le stelle, come sempre, stanno a guardare.