Il giochetto di cui vi avevamo parlato un po’ di tempo fa, grazie al quale Occhiuto cercava di affibbiare i suoi debiti al Comune di Cosenza, addossando tutta la responsabilità al famigerato “terzo pagatore”, è perfettamente riuscito. Dopo la prima sentenza del 9 gennaio 2018, ad opera del Tribunale di Cosenza (ed è quanto dire!), adesso è arrivata anche quella – uguale – della Corte d’Appello di Catanzaro e tutte le chiacchiere di Occhiuto e dei suoi patetici scagnozzi sono state sbugiardate. Resta la Cassazione ma non serve un profeta per indovinare come andrà a finire.
Giù con la prima sentenza, del resto, come tutti potete leggere, il Tribunale di Cosenza deliberava con grandissima chiarezza che il Comune di Cosenza non avendo provveduto a pignorare l’indennità di funzione del sindaco, nonostante le varie richieste di Equitalia, dovrà farsi carico di restituire tutte le somme indebitamente percepite da Occhiuto pari a 78.713,00 euro per ogni anno in cui il debitore (Occhiuto) ha rivestito la carica di sindaco a decorrere dalla data di notifica del pignoramento, ovvero 4 anni (che nel frattempo sono diventati cinque!). In poche parole Occhiuto, come vi avevamo raccontato, ha impedito agli avvocati del Comune di presentarsi in tribunale, facendo così scattare la “regola” del terzo pagatore che è il Comune di Cosenza.
Occhiuto attraverso i suoi legali – sostenuto anche dagli avvocati del Comune che invece di fare gli interessi del cittadino lavorano per apparare i guai di Occhiuto – sosteneva che l’indennità di funzione del sindaco non poteva essere pignorata per cui si era opposto al decreto ingiuntivo di Equitalia Sud spa, ma il Tribunale con questa sentenza stabilisce che in assenza di una normativa ad hoc, “non possono ritenersi impignorabili le somme erogate per indennità di causa, non essendo assimilabili i corrispettivi erogati a coloro che esercitano funzioni proprie di una carica pubblica elettiva ad alcuna prestazione di lavoro espletata con vincolo di subordinazione.”
Aggiunge il giudice che non essendosi presentati in giudizio non è stato neanche possibile stabilire se tale “indennità” oggetto di causa, sia l’unica fonte di reddito che il sindaco Occhiuto percepisce, al fine di capire se campa solo con l’indennità, o ha altre entrate, per stabilire una eventuale necessità del debitore a trattenersi una somma dal “totale”per poter vivere.
Mica è fesso Occhiuto che andava a dire al giudice quanto guadagna e quali sono le sue reali entrate.
Pertanto, dice il giudice: “in accoglimento della domanda, deve essere dichiarata l’esistenza del credito del debitore Occhiuto Mario nei confronti del Comune di Cosenza, per euro 78.713,00 per ogni anno in cui il debitore esecutato ha rivestito la carica di sindaco a decorrere dalla data di notifica del pignoramento .”
Ovvero 78.713,00 X 4 = 314.852,00 euro.
In poche parole il Tribunale dice che l’indennità percepita da Occhiuto era ed è pignorabile, riconoscendo il credito di Occhiuto nei confronti del Comune di Cosenza, e quindi esigibile da parte di Equitalia. E siccome il Comune non ha inteso “sequestrare” l’indennità ad Occhiuto, adesso sono fatti suoi: paga il Comune al posto suo.
Questo il processo e la sentenza nel merito.
Certo è che Occhiuto è davvero un genio dell’intrallazzo, è riuscito a far pagare tutti i suoi debiti ai cittadini di Cosenza, compreso i debiti che aveva con l’INPS. E questo tra gli applausi dei cosentini che in massa lo hanno votato. In sostanza siamo contenti di pagare i suoi debiti, come fa ad intortarci così, proprio non so. Più ci sta rovinando, e più la gente lo segue. Noi cosentini siamo così: ci facciamo carico, per spirito di solidarietà dei guai degli altri. Ai nostri, invece, speriamo ci pensi Dio.