Cosenza, auto incendiate dietro il porto delle nebbie. La leggenda di “Giulietta”, l’auto civetta della polizia

Noi non dimentichiamo quello che accade a Cosenza e spesso è inspiegabile (‘ppe ri caggi). Nella notte tra il 12 e il 13 novembre, meno di un mese fa, vicino al Tribunale sono andate in fiamme addirittura 5 auto. Per 4 di esse – purtroppo – sono stati trovati i legittimi proprietari, gente perbene alla quale nessuno avrebbe potuto fare un torto simile. Per una invece – ancora oggi – nessun proprietario e la spiegazione è semplice. Di conseguenza, quella che abbiamo definito una leggenda oggi possiamo dire che è realtà, a tutti gli effetti, anche se la polizia, oltre a brancolare nel buio, tace… 

Non capita tutti i giorni, anzi diciamo pure tutte le notti, che a Cosenza vengano incendiate in un colpo solo… cinque o sei autovetture. Di solito, questo è uno scenario che la criminalità – più o meno organizzata – presenta a Corigliano-Rossano, città primatista assoluta di incendio di auto. O al massimo a Cassano, dove lo “sport” dell’incendio delle macchine è sempre sulla cresta dell’onda. Ma a Cosenza decisamente no. Eppure l’altra notte, a due passi dal porto delle nebbie (il Tribunale per i nuovi di Iacchite’) qualcuno, appiccando il fuoco ad una macchina, ne ha distrutto altre 4-5 a leggere le “veline” passate dalle forze dell’ordine ai media di regime.

Abbiamo capito immediatamente che c’era qualcosa che non tornava e allora siamo andati a fare un sopralluogo sul posto dell’incendio, in via Silvo Sesti per la precisione, e abbiamo parlato un po’ con i residenti e con la gente che di solito parcheggia da quelle parti. Innanzitutto abbiamo dato la nostra totale solidarietà ai quattro proprietari delle autovetture che sono stati “rintracciati”. Sì, perché al momento sono soltanto quattro quelli che hanno denunciato l’incendio della loro autovettura e si tratta di persone che non hanno davvero nulla a che spartire con la criminalità organizzata e ai quali mai e poi mai qualcuno avrebbe potuto fare un simile affronto.

Ora non stiamo qui a tediarvi con i modelli delle auto che sono andati distrutte, se vi va potrete al massimo desumerli dalle fotografie che alleghiamo, ma di sicuro possiamo scrivere che le auto incendiate sono 5 e non 6 e che la quinta stranamente non appartiene a nessuno dei residenti, i quali si chiedono tuttora a chi appartenga l’auto che nessuno rivendica ovvero una “Giulietta” Alfa Romeo.

Già. a chi appartiene? Nel quartiere gira da tempo una voce, quasi una leggenda metropolitana, secondo la quale questa “Giulietta” altro non è che… un’auto civetta della polizia e quindi della questura di Cosenza. Sì, insomma, una di quelle autovetture che i “segugi” (auuuu!) della questura locale al servizio del porto delle nebbie utilizzano quando non devono farsi “riconoscere”. E questa “Giulietta” avrebbe dato così nell’occhio e sarebbe stata guidata da poliziotti in borghese così scadenti che ha fatto la fine che vedete.

Ovviamente non sappiamo se questa sia o meno la verità, abbiamo riportato le voci che girano nel quartiere e anche le leggende. Di sicuro, fino a ieri sera nessuno s’è lamentato di essere proprietario della “Giulietta” incendiata. E così nel quartiere si sta alimentando e non poco la leggenda di Giulietta, l’auto civetta che sarebbe alla base di questo clamoroso affronto di qualcuno a cui non piaceva proprio che restasse parcheggiata lì.

Il grande Totò interpretò alla grande, ormai tanti anni fa, insieme a Peppino De Filippo (che la scrisse) una commedia dal titolo “Non è vero… ma ci credo”.

E da qualche ora nel quartiere di via Silvio Sesti tutti – ma proprio tutti – la pensano così. Quanto alla polizia e al porto delle nebbie di Cosenza, state certi che questa notizia delle auto incendiate sarà rigorosamente silenziata mentre i protagonisti, come da scontato copione, brancoleranno nel buio e non prenderanno mai chi ha incendiato le auto. Gli unici a patirne le conseguenze sono quattro lavoratori che si sono visti incendiare le loro auto… senza sapere il perché. Così vanno le cose a Cosenza dove può andare avanti senza che nessuno lo dica o lo scriva la leggenda di “Giulietta”, l’auto civetta. Povera Cusenza nostra!