Cosenza. Azienda Ospedaliera, personale e volontari 118 carne da macello: ora li hanno anche sfrattati!

PERSONALE E VOLONTARI 118 CARNE DA MACELLO – ORA PURE SFRATTATI: LA VERGOGNA DELL’AZIENDA OSPEDALIERA DI COSENZA

Altro che “Azienda Ospedaliera”: qua sembra più un macello pubblico dove a farne le spese sono sempre gli stessi — il personale e i volontari del 118… e per riflesso i pazienti. Gente che da anni tiene in piedi un sistema sanitario moribondo, tappando buchi, coprendo turni, caricandosi sulle spalle un’emergenza che non finisce mai.

Ora però, dopo essere stati sfruttati come bestie da soma, proprio dagli stessi firmatari di questo “protocollo della vergogna”, vengono pure cacciati via.

Sì, perché all’ingresso del Pronto Soccorso dell’Annunziata di Cosenza, esposto al pubblico ludibrio, è comparso un “Protocollo operativo” firmato dal direttore sanitario dr. Pino Pasqua, con la collaborazione preziosa della caposala dottoressa Eva De Rose e la supervisione del sommo De Salazar. Un protocollo che sa tanto di martellata sui coglioni quanto di resa totale della classe dirigente sanitaria cosentina e calabrese.

Un documento impaginato con tanto di logo, timbro e paroloni alla burocratese, che nasconde l’unico vero messaggio: “Personale e Volontari 118, fatevi da parte. Siete di troppo.”

In una città dove personale e volontari del 118 sono la linfa di un servizio d’emergenza senza mezzi, senza personale e senza vergogna, a Cosenza si sceglie di trattarli come untori. Un massimo di “un volontario per paziente”, da autorizzare come se fosse un privilegio. Vietato toccare barelle, carrozzine, lenzuola, farmaci. Vietato anche respirare, se non con permesso scritto.

E cosa ancora più grave: ve lo diciamo noi quando aiutarci, quando accompagnare i pazienti alle varie consulenze perché siamo quattro gatti e non ce la facciamo, quando prendere i parametri ai pazienti perché il nostro personale al Triage è alle prese con una fila lunghissima, o di aiutare l’oss rimasto da solo a spostare un paziente…

Cioè come se fosse il trio Pasqua, De Rose e De Salazar a pagare personale e volontari del 118 e quindi arrogarsi il diritto di comandarli a bacchetta. Siamo arrivati al punto che chi dà una mano, gratuitamente, viene considerato una minaccia all’ordine pubblico. E chi firma tutto ciò? Proprio Pino Pasqua, lo stesso dirigente che guida un Pronto Soccorso allo sbando: barelle nei corridoi, codici rossi in attesa, pazienti lasciati da soli per ore, operatori esasperati e nessuna programmazione. E invece di affrontare il problema — cioè la disorganizzazione cronica — se la prendono con chi cerca di porvi rimedio. Come se i volontari fossero il vero problema, e non il simbolo vivente di uno Stato e una Regione che non c’è.

E allora giù con le regole: il volontario non può spostare, non può aiutare, non può decidere. Può solo stare zitto e guardare. Perché, diciamolo, a qualcuno dà fastidio che ci siano occhi e orecchie liberi in corsia, capaci di vedere e raccontare ciò che i vertici preferirebbero nascondere sotto il tappeto dell’omertà sanitaria.

Ma quelli “d’intralcio”, caro dottor Pasqua, siete voi: medici con incarichi dirigenziali e commissari, che avete dimenticato deontologia e professionalità, che non sapete fare una “O” con un bicchiere, che disconoscete persino il significato della parola “volontario”, capaci solo di compilare circolari per dimostrare di esistere. Siete voi gli inetti, i “fuori posto” che guadagnano fino a strafogarsi per produrre il nulla.

Voi che avete fatto del Pronto Soccorso un labirinto di inefficienze, dove la dignità del paziente è l’ultimo pensiero, e dove chi prova a dare una mano viene trattato come abusivo. Il personale e i volontari del servizio emergenza, invece, sono quelli che reggono le barelle quando non c’è nessuno, che puliscono, che consolano, che aiutano il personale sovraffaticato e sotto numero, che sanno gestire un’emergenza meglio di chi dovrebbe coordinarla.

Il personale e i volontari sono quelli che se prendono una barella o un paio di guanti, lo fanno per usarli li dentro, per aiutare personale e pazienti, mai per approfittarsi. E per questo danno fastidio. Perché mostrano, con la sola loro presenza, l’incapacità strutturale di chi comanda. Di chi guadagna cifre a tanti zeri senza ottenere risultati.

Questo “protocollo” è il monumento all’ipocrisia: parla di “ordine, sicurezza e rispetto”, ma in realtà sancisce l’esatto contrario — la paura di perdere il controllo su una realtà che è già fuori controllo. Chi lavora in corsia lo sa: senza personale e volontari, l’intero sistema del 118 e del Pronto Soccorso collasserebbe in 48 ore. Ma a Cosenza preferiscono mandarli via. Meglio l’ospedale vuoto, che un volontario libero di parlare.

E così, la Direzione Sanitaria chiude il cerchio: prima sfrutta personale e volontari come carne da macello, poi li sfratta come se fossero abusivi. Una doppia vergogna, firmata in calce da chi avrebbe il dovere di ringraziare, non di umiliare. Alla fine resta solo una domanda, semplice e diretta: chi difende chi difende gli altri?

Perché se oggi i volontari vengono trattati come colpevoli, domani — nel silenzio di un corridoio pieno di barelle — a pagarne il prezzo sarà, come sempre, il paziente che aspetta un aiuto che non arriva mai.
Una doppia vergogna, firmata in calce da chi avrebbe il dovere di ringraziare, non di umiliare. Alla fine resta solo una domanda, semplice e diretta: chi difende gli altri? Perché se oggi i volontari vengono trattati come colpevoli, domani — nel silenzio di un corridoio pieno di barelle — a pagarne il prezzo sarà, come sempre, il paziente che aspetta un aiuto che non arriva mai.