dal profilo FB di Gianfranco Celestino
Dopo aver appreso della chiusura della Pizzeria Romana, mi viene da dire che sono stato facile profeta quando all’inizio di settembre scrissi che la bolla della ristorazione stava per scoppiare.
Oggi, gli effetti di questa deflagrazione, iniziano a farsi sentire.
Purtroppo, sono le attività storiche del settore a subirne le prime nefaste conseguenze, poiché le più recenti aperture che, essendo novità richiamano gente, insieme a quelle iper pubblicizzate, come McDonald’s, vanno a spostare il numero degli avventori da una parte all’altra. Ciò significa che NON può esserci spazio vitale per un numero così elevato di locali dediti alla ristorazione in un buco di città come Cosenza. Ed è proprio questa chiusura a rendere la tesi che il commercio cosentino vive esclusivamente grazie ai (sempre più pochi) residenti e pendolari che giungono dalle province limitrofe e NON dal turismo fantasma sbandierato da questa pessima amministrazione, un assioma.
Inoltre, è anche vero si sta manifestando una progressione riduzione del numero di avventori provenienti dalle medesime provincie, poiché scoraggiati dal caos causato da una viabilità progettata da una scimmia ubriaca, che ha reso una vera Odissea entrare ed uscire dalla città .
E se oggi tocca alle attività storiche abbassare per sempre la saracinesca, ben presto toccherà anche alle nuove, perché il bacino di utenza si quotidianamente restringendo.
La fine è vicina.
ARTICOLO DEL 1° SETTEMBRE 2018
Altri negozi lungo l’asse corso Mazzini/piazza cessotti (piazza Fera/Bilotti, ndr) hanno chiuso e al loro posto hanno aperto o stanno per farlo: una pizzeria, una paninoteca, una gelateria e altri che, con molta probabilità , saranno sempre dedicati alla ristorazione.
È vero che gli imprenditori cosentini non si sono mai distinti per intelligenza e spirito di iniziativa, ma continuare ad aprire attività di questo genere, solo perché a tizio la rosticceria sta andando bene, oppure perché il bar di Caio è un successo, è da idioti. Forse a molti sarà sfuggito, ma nella zona della città in oggetto, ormai ci sono più attività di ristorazione che negozi di altro genere e chiunque capisca un po’ di economia e commercio, sa bene che questa bolla sta per scoppiare.
Cosa vuol dire questo? Che l’offerta supera di gran lunga la domanda e, pertanto, quanto prima le attività che non riusciranno ad incassare le cifre necessarie per sostenersi, dovranno per forza abbassare definitivamente le saracinesche.
Del resto un modello commerciale quasi totalmente basato sulla ristorazione, non esiste neppure nelle città effettivamente turistiche e il solo immaginare che possa funzionare in una dove i turisti sono i residenti, è assolutamente folle.
Senza dimenticare che l’imminente chiusura di viale Parco, ucciderà come un pesticida le attività commerciali dislocate sul percorso della metro.
E allora sì che ci sarà da ridere.
Chiarisco che non sono contro la libera iniziativa e, tantomeno, mi auguro il fallimento e la chiusura delle suddette attività . Quello che sto dicendo è che in un buco di città come Cosenza, la cui economia commerciale è praticamente concentrata in un’unica zona, non è matematicamente possibile sperare che tutti possano campare vendendo i medesimi prodotti, anche diversificando l’offerta. Perché la diversificazione, in questo caso, è marginale in quanto rinchiusa all’interno di uno specifico settore (ristorazione). A tal proposito, la chiusura di Cono pizza, dovrebbe far riflettere chi spera di sbancare, vendendo il panino particolare o la pizzetta innovativa.
Dimenticavo: il fenomeno movida che, com’è noto, non è per sua natura stabile ma legato alle mode e abitudini di una determinata generazione e, pertanto, suscettibile a cambiamenti anche drastici.
Del resto, negli anni 90, chi avrebbe mai pensato che la movida del centro storico, sarebbe finita definitivamente? O nel breve periodo, che quella di Roges, si sarebbe quasi estinta?
E succederà la stessa cosa per la movida cosentina.
È solo questione di tempo e vedremo i locali di Santa Teresa e dintorni, sparire progressivamente.