Cosenza, Cantafora va in pensione

Entrato in polizia nel 1990, Alfredo Cantafora muove i suoi primi passi da sbirro presso il commissariato di Lamezia Terme. Nel 1993 viene trasferito alla questura di Cosenza con il ruolo di dirigente della squadra mobile prima, e della digos poi, dove trascorrerà gran parte della sua vita professionale.

Nel 2011, dopo una serie di vere e proprie peripezie professionali, Alfredo è costretto a fare le valigie per trasferirsi a Catanzaro come primo dirigente presso l’Ufficio di Polizia amministrativa e sociale e dell’immigrazione. Ma il suo “esilio” dura poco, nel 2013, “scontata la pena”, fa ritorno alla questura di Cosenza per restarci fino a qualche settimana fa. Dopo ben 33 anni di servizio il dirigente più anziano della questura di Cosenza, Alfredo Cantafora, è stato messo in pensione. Niente più divisa per Alfredo, niente più faticose giornate in ufficio, niente più pericolose indagini, niente più inchieste tarocche da costruire, e per uno abituato all’azione come lui, non deve essere per niente facile adattarsi alla nuova vita di pensionato. Immaginare Alfredo, dopo una vita (professionale) vissuta sul filo del rasoio, passeggiare nei giardini pubblici, o fermo a guardare i lavori di qualche cantiere, oppure a giocare a scopa ara Villa Nova, mette tristezza, e non rende giustizia all’operato di uno dei migliori segugi che la questura di Cosenza abbia mai avuto.

In tanti anni di servizio Alfredo, tra i più longevi dirigenti in servizio presso la questura di Cosenza, si è distinto per le sue grandi doti di investigatore. Qualità che, nel viavai di questori a Cosenza, gli hanno permesso di assumere di fatto il ruolo perenne di “facente funzioni (del questore)”, diventando, di conseguenza, il principale referente del procuratore capo di “turno”. I questori vanno e vengono, ma Alfredo per i procuratori c’era sempre. Su di lui si poteva contare. Specie sulla sua discrezione nel condurre le indagini. Tante sono le pericolose e intricate inchieste condotte dall’oramai ex poliziotto diventato un normale cittadino, potremmo citarne decine, anzi centinaia, ma francamente non ce ne viene in mente nessuna.

Nella sua lunga e pericolosa carriera da segugio, Alfredo, ha smantellato diverse organizzazioni massomafiose e arrestato corrotti e collusi. Lungo è l’elenco dei marpioni finiti nella rete dello scaltro e integerrimo oramai ex poliziotto, ma anche qui a pensarci bene non ci viene in mente nessuno. Vabbè, diciamo che abbiamo scarsa memoria, ma ciò nulla toglie al buon ricordo professionale che Alfredo ha lasciato sia in questura che in città. Tutti lo ricordano (professionalmente) come un uomo di azione sempre in prima linea contro il crimine e il malaffare.

Con Alfredo se ne va (professionalmente parlando), un pezzo importante dell’intelligence giudiziaria di questa città, anzi di questa regione, di più: di questa nazione. Professionisti come lui non dovrebbero mai andare in pensione, dovrebbero restare al servizio del paese e dei cittadini, competenze come le sue sono rare da trovare. Senza voler offendere nessuno dei suoi oramai ex colleghi. Che sono bravi, ma non al suo livello, e lo ha dimostrato sul campo conducendo delicate inchieste sull’eversione a Cosenza. Un vero esperto dell’antiterrorismo.

Spesso i suoi superiori a livello nazionale si sono avvalsi della sua professionalità per risolvere misteriosi intrighi internazionali. Alfredo ha portato a termine una delle operazioni antiterrorismo del dopo Brigate Rosse, e dopo i clamorosi fatti di Genova 2001, più pericolose di sempre. Questa ce la ricordiamo. Ricordiamo il suo spudorato mentire su tutto, il suo odio nei confronti di chi lo raccontava per quello che era, il suo rancore verso chi ritiene essere causa delle tante figure di merda rimediate nella sua insipida carriera da sbirro, ma soprattutto ricordiamo la sua faccia quando una intera città ha sconfessato il suo farlocco operato. Questa ce la ricordiamo pure. Così come ci ricordiamo i suoi disperati tentativi di isolare i movimenti attraverso l’uso improprio delle sue prerogative istituzionali. Tutte attività che lo hanno reso famoso e che in occasione del suo pensionamento sono finite dritte negli annali della questura, un dovuto omaggio ad un investigatore dal fiuto infallibile.

Ci mancheranno, ma mancheranno soprattutto ai suoi colleghi, i suoi guizzi investigativi e le sue intuizioni alla commissario Montalbano, ci mancheranno le sue relazioni semestrali sul terrorismo cittadino (per fortuna che c’è De Marco), ma soprattutto ci mancherà non vederlo più in piazza a gestire, con il suo piglio deciso, l’ordine pubblico. Una garanzia per i cittadini. Speriamo in un degno sostituto. Pensarlo in pensione è un po’ come pensare a 007, o a Sherlock Holmes in pensione, gli eroi e i bravi non vanno mai in pensione. Ma la realtà ci impone di restare coi piedi per terra, e l’unico eroe pensionato, dopo averne passato di cotte e di crude al pari suo, paragonabile ad Alfredo, è Fantozzi (va in pensione). Buona pensione al cittadino Alfredo.