Cosenza. Roberta Anania, “sacrificata” sull’altare di Guarascio e del suo debito misterioso

Ormai da qualche mese sappiamo qual è il motivo per cui Roberta Anania non è più la responsabile della gestione del Cosenza Calcio, anzi la “presidente” del club rossoblù, dal momento che Guarascio è interdetto da mesi (praticamente dalla primavera scorsa). Nei mesi scorsi si era appreso soltanto che le era stato comunicato il benservito, senza particolari spiegazioni. Oggi sappiamo che il presidente Guarascio le addebita le responsabilità del mancato pagamento delle ritenute Irpef e dei contributi Inps entro il termine del 1° luglio, che ha causato quattro punti di penalizzazione al Cosenza. 

La Società Cosenza Calcio, in merito alle notizie riguardanti il deferimento al Tribunale Federale Nazionale Sezione Disciplinare per le contestazioni mosse all’indirizzo della Società stessa e alla rappresentante pro tempore all’epoca dei fatti contestati, comunica che, dopo aver immediatamente provveduto al riassetto dei quadri societari, si è tempestivamente attivata per far fronte a quanto segnalato ed è fiduciosa di chiarire la propria posizione nelle sedi opportune.

Il comunicato del Cosenza non lascia spazio ad equivoci: Guarascio ha trovato la “traditrice” e con il licenziamento ha platealizzato la faccenda dando in pasto all’ambiente Roberta Anania, che non ha nessuna colpa, perché il patron non poteva non sapere che la società era in fallo ma non certo per responsabilità di Anania.

Le risposte alla vicenda vanno ricercate con tutta probabilità alle vicissitudini di Guarascio con le sue società e non è un mistero che il Cosenza Calcio fa parte del Gruppo 4el insieme alle altre aziende del patron. Il conto corrente dedicato del Cosenza con la Figc è stato clamorosamente pignorato perché c’era un debito “misterioso” di 500 mila euro, si parla di visite della Finanza in società: è evidente che Anania non ha inteso andare dietro al modus operandi di Guarascio e deve avere staccato la spina, come avrebbe fatto chiunque con un minimo di buon senso.

Eppure anche lei aveva dimostrato fedeltà assoluta e si era impegnata giorno e notte per la causa rossoblù. Roberta era entrata in società nel 2013, come Kevin Marulla, con il settore giovanile, ma le sue qualità avevano immediatamente colpito il patron, che dopo qualche tempo l’aveva nominata responsabile della gestione (un incarico di grande importanza) e l’aveva incoraggiata a partecipare a Coverciano, in Figc, al corso per abilitazione a direttore sportivo ad indirizzo amministrativo.

Roberta Anania aveva così conseguito la qualifica di “Direttore Sportivo”. Correva l’anno 2017 e nulla lasciava pensare che Guarascio si sarebbe privato di una collaborazione così preziosa. Roberta infatti rappresentava il collante tra tutte le componenti del Cosenza Calcio e spesso e volentieri aveva mediato, sofferto ma comunque era rimasta stoicamente al suo posto.

Conoscendo Roberta, avevamo pensato che una delle motivazioni che hanno determinato la rottura con Guarascio fosse stata quella della squadra femminile. Anania è stata tra le più entusiaste sostenitrici del progetto Cosenza femminile e la clamorosa rinuncia del patron all’iscrizione al campionato di Serie C dev’essere stata vissuta molto male da Roberta, che non a caso quando era diventata diesse aveva discusso una tesi dal titolo “Il ruolo di direttore sportivo in rosa”.

Ma è del tutto evidente che siamo davanti a situazioni molto più gravi che riguardano in maniera profonda il rapporto di fiducia tra Guarascio e Anania. Ma che riguardano profondamente anche quella “legalità” sbandierata dal patron a chiacchiere ma che nei fatti somiglia molto a uno squallido riciclaggio di denaro sporco… Prima o poi ne sapremo di più.