Cosenza. Ciao Giuseppe, 50 anni di storia rossoblù: i primi anni ’80. “Forza Lupi”, i derby col Catanzaro, Gigi Marulla e il raduno ultrà

Oggi alle 16 nel Santuario del Santissimo Crocifisso della Riforma, Cosenza darà l’ultimo saluto a Giuseppe Milicchio, valente giornalista e impareggiabile radio-tele-cronista del Cosenza Calcio, che ha attraversato da grande protagonista almeno 50 anni di storia rossoblù. Lo stiamo ricordando degnamente e per come merita raccontando questa storia in diverse puntate. Ieri gli anni Settanta, oggi i primi anni Ottanta. 

di Gabriele Carchidi

All’alba degli anni Ottanta, Giuseppe Milicchio non ha ancora vent’anni, gira per la città con una Lambretta, che all’epoca faceva tendenza, e dedica tutta la giornata aru Cusenza e in particolare al club I Fedelissimi della vecchia guardia di Gigino Lupo. La lavanderia Lavanova di Giovanni Iuele e il Bar Gatto Nero di Rafele Mandoliti, che distano cento metri alla fine di corso Mazzini, sono i due quartier generali e si interfacciano con il nascente gruppo degli ultrà in perfetta sintonia. Nel frattempo Radio Montescuro è diventata Radio Queen, guidata da Ciccio Serianni e Antonello Cairo e spopola in tutta la città anche grazie alle radiocronache del Cosenza, piatto forte della domenica. Non sono anni memorabili ma la passione è più forte di tutti i risultati e la tifoseria quando i Lupi sono in trasferta è tutta sintonizzata sui 103 di Radio Queen. Con Giuseppe ci sono anche altri giornalisti storici come Franco Rosito, Rino De Marco, Attilio Sabato, Federico Bria e Antonio Lopez.

Nel 1984 irrompe sulla scena del calcio cosentino Radio Libera Bisignano, “creatura” dell’imprenditore Nicola Paldino, Federico Bria viene designato come radiocronista ufficiale e Giuseppe lo segue in questa avventura. In teoria dovrebbero essere “rivali” ma non lo sono mai stati: avevano un rapporto bellissimo nonostante fossero profondamente diversi. Federico elegante e misurato anche nelle partite più accese, Giuseppe ruspante e spesso sopra le righe per la sua natura di tifoso sfegatato: eppure amici per la pelle, anzi “compari” come diceva Giuseppe quando gli chiedevano di Federico. Una bella coppia, non c’è che dire. Ed è proprio nell’autunno del 1984 che – finalmente – anche chi vi scrive entra in questa storia. Appassionato di calcio e giornalismo fin da quando ero piccolissimo, entro anche io nel “gruppo” di RLB per seguire le squadre minori, in particolare la “mia” Morrone, che aveva appena vinto il campionato di Promozione con mister Canetti ed era ritornata in Serie D. Ma anche per dare una mano a Federico e a Giuseppe, che sono ovviamente i cronisti di punta, a raccontare il Cosenza. Milicchio riceveva gli amici e quindi anche i colleghi nella leggendaria soffitta di casa sua, a via dei Mille, dove viveva con la mamma e con la sorella Silvia. Il papà di Giuseppe, che lavorava alle Poste come portalettere, è morto quando lui era ancora un ragazzino e la circostanza lo ha fatto diventare “grande” molto prima di noi.

Sempre nel 1984, contemporaneamente al “lancio” di RLB Federico e Giuseppe portano avanti anche un’altra bellissima idea ovvero quella di un giornalino settimanale che accompagni il Cosenza e che viene distribuito gratis la domenica mattina nelle edicole. Per essere sinceri fino in fondo non è proprio una “novità” assoluta perché da qualche anno c’è anche un altro giornalino in distribuzione gratuita che si chiama “Magico Cosenza” ed è guidato da quel Franco Cretella che ha iniziato alla carriera giornalistica Giuseppe ma in una piazza calda come Cosenza c’è posto per tutti e così l’entusiasmo cresce e dilaga. Giuseppe e Federico hanno scelto il nome e si sono messi d’accordo per “Forza Lupi” e hanno deciso di spiegare ai lettori perché hanno fatto nascere questa “creatura”. Quello che leggete sotto, in qualche modo, è un documento “storico” e ci spiega perché Giuseppe e Federico decidono di mettersi insieme con la radio e con il giornalino.

Vi starete chiedendo: ma chi era il direttore di questo giornalino? Beh, Federico Bria – ma a dire il vero anche Giuseppe – non avevano avuto dubbi. E così nell’album dei ricordi c’è posto anche per la richiesta, piena di timidezze, rivolta al giornalista Pierluigi detto Piero Ardenti, già direttore del “Giornale di Calabria” e che Federico e Giuseppe avevano conosciuto negli studi della primissima “Telecosenza” degli anni Ottanta, di assumere la direzione del giornalino. Ardenti, milanese che aveva deciso di dire di sì al grande Giacomo Mancini per l’avventura editoriale del “Giornale di Calabria” prima ancora che giornalista di spessore era una persona straordinaria. Nonostante la chiusura del giornale nel 1980, aveva deciso di restare in Calabria assumendo la direzione di “Telecosenza”, la tivù fondata dallo stesso Mancini e stravedeva per i giovani che si avvicinavano alla professione.

Quel campionato di Serie C1 1984-85 passò alla storia per tanti eventi importanti. Innanzitutto, per l’esplosione di un grande goleador come Gigi Marulla, che fu capocannoniere del campionato con 18 gol insieme al catanzarese Pino Lorenzo. Ma anche per il ritorno dei derby col Catanzaro, che mancavano da 20 anni. Quello di andata, al vecchio Militare, che in teoria doveva essere “tranquillo”, diventò una vera e propria “guerra” per i 5.000 tifosi rossoblù tra sassaiole e striscioni di sfottò. Ci vendicammo al ritorno al Sam Vito – senza tifosi giallorossi per i casini dell’andata – vincendo il derby con l’ormai leggendario gol di Alberto Aita ma in Serie B ci andò il Catanzaro e a noi restava ancora l’inferno della terza serie con la prospettiva – che non ci piaceva per niente – di cedere Gigi Marulla nella serie cadetta, al Genoa, per la cifra record di due miliardi di vecchie lire. Una decisione che, tuttavia, non vedeva per niente d’accordo gli ultrà e anche noi giornalisti, anzi…

Per Gigi Marulla, Giuseppe Milicchio non esita a fare la sua prima “guerra giornalistica” contro un presidente, in questo caso “Cenzino” Morelli, con il quale peraltro aveva anche un ottimo feeling ma u Cusenza è… u Cusenza ed è superiore a ogni amicizia. E fu proprio Piero Ardenti, che nel 1985 aveva preso in mano le redini della nascente Rete Alfa, a spingere Giuseppe a dire quello che pensava della cessione di Gigi Marulla al Genoa. E così Ardenti organizzò una mitica trasmissione televisiva a Rete Alfa – proprio nell’estate del 1985 – alla quale partecipò anche chi vi scrive, ovviamente in perfetta linea con il pensiero di Giuseppe, che era quello di contestare la società per la cessione. Attaccammo duramente l’allora presidente Morelli per quel trasferimento. Forse era un atto dovuto per le condizioni economiche di quella società, però frustrava le ambizioni di una squadra che tendeva alla vittoria. E infatti quel campionato successivo alla cessione di Gigi Marulla fu un disastro: ci salvammo all’ultima giornata.

Il ruolo di supertifoso di Milicchio in questo periodo si lega indissolubilmente agli ultrà che intanto nel loro percorso hanno incontrato anche Padre Fedele. Nascono i Nuclei Sconvolti e anche se Giuseppe “sconvolto” in quel senso non lo è stato mai, manco sotto… tortura, passa giornate intere insieme a loro, specie nel periodo del primo storico raduno ultrà – a poche settimane dalla tragedia dell’Heysel – a Fuscaldo, del quale fu tra gli animatori più importanti e conserva ancora quasi gelosamente qualche fotografia. Ma non manca di dare il suo contributo anche alla società – chiaramente prima delle contestazioni di cui abbiamo detto -, che comunque e oseremmo dire finalmente dopo tante traversie ha trovato un gruppo di imprenditori credibili, che hanno nominato presidente Vincenzo Morelli.

Milicchio in pratica fa da collante tra la società e la tifoseria: i biglietti della partita in Tribuna B o in Curva li distribuisce direttamente lui e partita dopo partita il gruppo degli ultrà diventa sempre più numeroso. In pratica, ci stiamo preparando a quella stagione alla quale sono legati i nostri ricordi più belli, quella del ritorno in Serie B, che naturalmente merita un capitolo a parte.

2 – (continua)