Più che un incontro per informare i cittadini, quello tenutosi ieri in piazza XI settembre promosso dalla consigliera Bianca Rende sul tema “Città unica”, a guardare il parterre, sembrava la reunion annuale della borghesia politica cittadina, autoconvocata per un intimo saluto, prima di partire per le vacanze esotiche. Il tema della “Città unica” solo un pretesto per l’ennesima passerella di personaggi di dubbia identità politica sempre alla ricerca di visibilità pubblica, non solo per darsi un “tono” da persone impegnate, ma soprattutto per nascondere il loro dolce far nulla agli occhi della gente.
A ritrovarsi a “Palazzo degli uffici” la solita congrega di raccomandati, galoppini, privilegiati, e parassiti sociali, da sempre attaccati, in un modo o nell’altro, alle mammelle della pubblica amministrazione, e pronti a disquisire su tutto, senza sapere mai niente. Presenziare quando la chiamata arriva dal salotto buono della città, prescinde dal tema trattato. E’ solo una questione d’immagine, la presenza a questi eventi, per chi vive di prebende e privilegi vari, è d’obbligo.
A dimostrazione della vacuità dell’incontro, proprio il tema trattato: la città unica. Cosa c’è da unificare tra una città fallita economicamente come Cosenza, e una città come Rende il cui comune è stato sciolto per mafia, i partecipanti alla reunion non l’hanno spiegato. Si sono limitati ad esprimere il loro parere favorevole all’unificazione, ma oltre non sono andati. Del resto bastava guardare la qualità dei partecipanti per capire l’inutilità della discussione. A cominciare dalla presenza del sindaco Stasi che continua a muoversi in maniera ambigua quando si tratta di fare spallucce alla borghesia e alle potenti famiglie politiche. Con la scusa di mettere a disposizione la sua “esperienza di fusione e amministrazione”, altro non fa che legittimare politicamente cani e porci. Quando si dice che la carriera viene prima degli ideali. Che dire poi della consigliera Luciana De Francesco, diventata tale solo per appartenenza, incapace di fare una O con un bicchiere, ma con la presunzione di poter discutere su tutto. Della fusione e delle città unica non gliene può fregar de meno, oltra a non saperne niente. Più che un invito ad una discussione era convinta di aver ricevuto un invito ad un party. Infatti sembrava di stare ad rinfresco privato in piazza tra “bella gente”.
A fare da cornice all’aristocrazia politica ed economica cittadina, non potevano mancare i sindacati. E se per la Uil, e la Cisl, la meraviglia non vale, per la Cgil si. Infatti, cosa ci faceva la Cgil ad una reunion di pseudo industriali (con qualche dovuta e doverosa eccezione) e padroni vari? Cosa continua a legare questo storico e nobile sindacato a certi personaggi proprio non si capisce (espressione retorica). Un invito, quando non si ha niente da dire, si può anche rifiutare. Soprattutto quando nella discussione si omettono fatti importanti come il commissariamento (finanziario, e mafioso), dei due comuni.
A chiudere la serata radical chic Bianca Rende, volto noto della borghesia divina della città che si porta a casa lo scettro di reginetta della serata. Meritato. Non certo per la qualità del suo intervento, piuttosto per la sua capacità di apparire fresca e pimpante. Il tutto nell’indifferenza dei passanti. Un party ben riuscito quello organizzato da Bianca, il giusto modo per salutarsi, prima di partire per le meritate vacanze esotiche. E se a “sinistra” si discute di città unica, anche la destra non è da meno. È nato infatti un comitato che sponsorizza, come Bianca, la fusione tra Cosenza e Rende, anche a destra. Più che di città unica, vista il proliferare di comitati per il sì alla fusione, bisognerebbe iniziare a chiamarla “la città unica e trasversale”. Dove trasversali sono gli intrallazzi, che è l’unica cosa che gli intessa unificare veramente.