Cosenza. “Confluenze”, due giornate di ribellione e proposte

Confluenze: due giornate di ribellione e proposte
A Cosenza, il 22 e il 23 novembre, si è scritta una pagina importante per il futuro della Calabria. Due giornate intense, organizzate dal collettivo La Base, hanno visto la partecipazione di oltre 200 persone, tra collettivi, associazioni e cittadini, riunite per costruire insieme una visione condivisa. Non un semplice incontro, ma l’inizio di un percorso comune per ripensare questa terra, mettendo al centro bisogni, diritti e alternative concrete.

La Prima Giornata – Cosenza, una città senza visione
Il primo giorno è stato dedicato alla città di Cosenza, paradigma di problematiche urbane e sociali ataviche. Attraverso le voci del professore Alberto Ziparo, dell’architetto Pino Scaglione, dell’ingegnere Antonio Trimboli e del professore Battista Sangineto e di tanti altri, abbiamo analizzato decenni di speculazioni edilizie, cementificazione selvaggia e disattenzione verso il territorio. Abbiamo parlato di una città che esclude i bisogni delle persone e svende il suo patrimonio storico, lasciando intere aree in degrado e isolamento.
Ma è emersa anche un’altra visione: quella di una città che può tornare a essere inclusiva, connessa e sostenibile. Dalla rigenerazione urbana al rispetto del paesaggio naturale, abbiamo tracciato un percorso che mette al centro la partecipazione popolare e l’idea che ogni spazio possa essere ripensato come bene comune.

La Seconda Giornata – Calabria, prendiamocene cura.
La seconda giornata ha ampliato lo sguardo, partendo dai temi cittadini per affrontare le sfide regionali. Si è parlato del territorio calabrese come vittima di un sistema coloniale, sfruttato per grandi opere inutili e progetti estrattivi che arricchiscono pochi a scapito di molti. La lotta contro il Ponte sullo Stretto è stata citata come simbolo di una resistenza più ampia contro politiche che ignorano le necessità fondamentali: ospedali efficienti, scuole sicure, lavoro dignitoso e servizi essenziali.
Le testimonianze delle realtà presenti – da EquoSud di Reggio Calabria ad Addunati di Lamezia, dalle battaglie di Cariati a quelle di comitato di Scarcelli, dalle esperienze sindacali dei Cobas nei call center e dell’USB nel precariato calabrese ai progetti innovativi di Decollatura, dalle esperienze di una nuova imprenditoria dell’azienda agricola Jure al comitato No Ponte – hanno mostrato come, nonostante le difficoltà, esistano già iniziative concrete per combattere lo spopolamento, la precarietà e lo sfruttamento.
La chiave è fare rete: unire queste esperienze e dare forza a un’alternativa radicata nei bisogni delle persone.

Proposte e Azioni: le Radici di un Cambiamento
Da queste due giornate non sono emerse solo analisi, ma anche proposte:
• Creare una piattaforma regionale che unisca movimenti e vertenze, per trasformare il disagio in azione collettiva.
• Rilanciare modelli economici locali e sostenibili, dalla sovranità alimentare alla difesa delle risorse naturali.
• Difendere i diritti fondamentali, come la salute, il lavoro dignitoso e la mobilità, e contrastare lo sfruttamento lavorativo e ambientale.

Conclusioni
Confluenze è molto più di un’assemblea: è una promessa e un impegno. Abbiamo gettato le basi per una “casa comune”, uno spazio dove le idee e le lotte di tanti possano confluire in un progetto condiviso. È un atto di coraggio, una sfida ambiziosa per immaginare e costruire insieme una Calabria diversa, fatta di dignità e speranza.
Se vogliamo un futuro per questa terra, dobbiamo essere noi a costruirlo. La rivoluzione in Calabria non arriverà dall’alto, ma da chi resta, resiste e sceglie di mettersi in gioco. Uniti, possiamo farcela. E questo, oggi, lo sappiamo con più forza che mai.