Cosenza corrotta, la procura di Paola apre un’inchiesta sui lavori a San Domenico, Santa Teresa e al Rendano. Indagato funzionario

Se a ripristinare quel minimo di legalità nella pubblica amministrazione cittadina, necessario per il vivere civile, non ci pensa la procura di Cosenza, perché intrallazzata mani e piedi con i corrotti, né la DDA di Catanzaro, perché Gratteri è troppo impegnato a fare chiacchiere in giro per l’Italia, per i cosentini onesti che aspettano questo da tanto tempo, si apre un’altra possibilità: la procura di Paola, guidata dall’ex pm della DDA di Catanzaro Pierpaolo Bruni, oggi procuratore capo presso la procura di Paola.

Che c’entra la procura di Paola con gli intrallazzi di Occhiuto al Comune di Cosenza? Presto detto: nei giorni scorsi i militari della Guardia di Finanza dopo aver fatto visita al Comune di Fuscaldo in cerca di atti amministrativi eseguiti in maniera anomala riguardanti alcuni lavori pubblici, nell’ambito di una inchiesta della procura di Paola, si sono imbattuti in un funzionario del Comune di Cosenza, distaccato qualche giorno a settimana presso il Comune di Fuscaldo, Michele Fernandez, che intratteneva rapporti sospetti con alcune ditte, in quel momento impegnate in pubblici lavori. Tra queste anche alcune ditte che, guarda il caso, hanno eseguito lavori anche a Cosenza, la prima: Mirabelli Gianfranco di Rende, che ha eseguito i lavori di rifacimento di piazza Santa Teresa e il progetto Hortus Conclusus relativo al restauro del complesso monumentale di San Domenico (piazza Tommaso Campanella inclusa). Così sulla base di questo, il procuratore Bruni ha voluto vederci chiaro, inviando i finanzieri anche al Comune di Cosenza. E non è servito molto tempo per capire che l’intrallazzo ci covava. Che te lo dico a fare.

Secondo la procura di Paola l’imprenditore, attraverso la complicità del funzionario corrotto Michele Fernandez del Comune di Cosenza, percepiva dalla Regione Calabria somme relative al completamento dei lavori del complesso monumentale di San Domenico, senza che questo corrispondesse al vero. Un classico dell’intrallazzo al Comune di Cosenza: il funzionario produce le carte farlocche, l’imprenditore incassa e poi devolve. In questo caso il corrispettivo per Michele Fernandez era l’assunzione di una persona da lui segnalata presso l’azienda dell’imprenditore.

Sempre la ditta Mirabelli, secondo la procura di Paola, avrebbe approfittato anche delle carte farlocche del corrotto funzionario, in merito alla “fornitura” dell’arredo urbano di piazza Santa Teresa. In questo caso viene da dire: ma di quale arredo urbano parlano se a piazza Santa Teresa ci sono solo quattro panchine di cemento, il cui costo al massimo si aggira sui 200 euro? Eppure anche qui la ditta è riuscita ad intascare somme per materiale mai fornito. Potere della corruzione che al Comune di Cosenza trova la sua massima espressione. Sono secoli che scriviamo che senza i dipendenti disonesti, intrallazzi non se ne fanno. Giova ricordare che Michele Fernandez risulta già indagato dalla Manzini nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti spezzatino. Giusto per dire.

Ma andiamo avanti. Sempre lo stesso funzionario, Michele Fernandez, questa volta si adopera per favorire l’aggiudicazione della gara per “il miglioramento dell’efficienza energetica del Teatro Rendano” ad una ditta amica di Marano Principato, la Dsc già De Santo Costruzioni. E la procura di Paola, su questo insano rapporto, dice così: “… la Dsc, già De Santo Costruzioni, partecipava alla procedura negoziata senza previa pubblicazione di bando con mezzi fraudolenti, collusione ed accordi consistiti nel far predisporre la lettera di invito alla procedura negoziata direttamente a  Michele Fernandez alla sua ditta, che risultava aggiudicataria dei lavori, al fine di condizionare le modalità di scelta del Comune di Cosenza in favore della ditta “amica”… turbando il procedimento amministrativo teso a stabilire il contenuto dell’invito”.

Allo stato l’inchiesta della procura di Paola ha interessato 12 persone che risultano indagate e coinvolge diversi Comuni: Fuscaldo, Cosenza, Rossano, Acquappesa, Rende, Marano Principato, Montalto.

Insomma tutti hanno capito come funziona al Comune di Cosenza, persino Spagnuolo e la Manzini (in questo caso, loro malgrado), tranne Gratteri che non si capisce quando parla di burocrazia più pericolosa della ‘ndrangheta a chi si riferisce. Non certo a Cosenza, dove secondo Gratteri è tutto a posto, e nel mentre arrivano da altre procure a scoprire il malaffare pubblico che è sotto gli occhi di tutti. Ora speriamo anche in un interessamento della procura di Sassari, o qualsivoglia altra procura, sulla masso/’ndrangheta a Cosenza. Che se aspettiamo Gratteri ni cci trovanu ridiannu!