Cosenza corrotta: Lamanna canta, la DDA scalda i motori

Avevamo visto giusto e raccontato le cose per come sono andate. Noi non ci inventiamo niente. Checchè se ne dica… Che poi cosa c’è da inventarsi non lo so. Forse è inventare dire che a Cosenza c’è la corruzione? Che a Cosenza esiste la malavita? Che a Cosenza si pagano le tangenti? Che a Cosenza non apri nessun cantiere se non distribuisci bustarelle e compri il materiale dove dicono gli amici degli amici? Forse che queste cose ce le siamo inventate noi?

Nessuno di quelli che dicono che inventiamo ha mai avuto il coraggio di dire pubblicamente che queste cose a Cosenza non succedono. Non hanno mai avuto il coraggio di scrivere due righe, mettendoci la faccia, per dire che la corruzione nella pubblica amministrazione è una nostra invenzione. Così come la malavita. E che a Cosenza tutto va bene e le porcherie che succedono a Rende, Castrolibero, Catanzaro, Crotone, Lamezia, Vibo, Reggio, e in ogni paese della Calabria, da noi non esistono.

Chi dice che inventiamo dovrebbe avere il coraggio, così come facciamo noi mettendoci la faccia tutti i santi giorni, di uscire allo scoperto e argomentare la sua tesi. Ma questo non è mai avvenuto perché quei pochi detrattori che girano per la città, sono addestrati a dire queste cose solo in “privato”. Come fanno le comari di paese. Lanciano la pietra e nascondono il braccio, sempre pronti a negare qualora dovesse mettersi male. Scrivete che noi vi pubblichiamo senza problemi.

Palazzo dei Bruzi, Piazza dei Bruzi, 1959 Scrivete pubblicamente che la malavita a Cosenza non ha mai intrallazzato con i politici. Che alla procura di Cosenza ci sono solo persone oneste e dedite alla ricerca della Giustizia. Giusta e uguale per tutti. Scrivete come faccio io. Scrivete che i dirigenti comunali a Cosenza non hanno mai preso bustarelle. Che gli appalti e gli affidamenti diretti sono stati tutti assegnati secondo regole e Legge. Scrivete. Il giornale è a vostra completa disposizione. Tirate fuori i vostri argomenti. E noi vi diamo la prima pagina. Altrimenti vergognatevi. Perché è per gente come voi che la città, oggi più di ieri, vive uno stato di degrado etico e morale senza precedenti. E non bastano le lucine per nascondere queste vergogne.

Si può far finta di non vedere tutto il malaffare che ci circonda. Si può adottare, di fronte abusi e soprusi, il sempre verde “fatti i cazzi tua ca campi cent’anni”.  Si può essere consapevoli di tutta la schifezza che circola e decidere di vivere, per quel che si può, la propria vita senza impicciarsi. Chi decide questo, anche se prima o poi bisogna trovare il coraggio di uscire alla scoperto per il bene dei figli e della comunità tutta, è molto più rispettabile di chi nega. Anche perché chi nega lo fa per una ragione precisa: o perché fa parte della cricca, o perché ha interessi in comune con i compari.

Aspetto da tempo di fare un titolo così: “la corruzione e la ‘ndrangheta in città non esistono. Cosenza è la città più onesta d’Italia”.

Da qualche giorno a questa parte, ed in seguito ad alcuni nostri articoli sulla gestione dei pentiti e sull’inchieste della DDA di Catanzaro su Cosenza, qualcuno, un nostro vecchio amico, ci tiene a farci sapere alcune cose.

bruniCosi come vi abbiamo già raccontato, dall’arrivo di Gratteri alla guida della procura antimafia tutte le inchieste in corso sul voto di scambio politico/mafioso a Cosenza (che non ci siamo inventati noi), sono state bloccate.

Gratteri si è lamentato con il pm Pierpaolo Bruni, dopo aver visionato le sue inchieste, e gli ha detto che non ha lavorato bene alla ricerca dei riscontri alle dichiarazioni dei pentiti.

Gratteri rimprovera al pm Bruni di aver svolto un lavoro pessimo nell’istruire le inchieste. E per questo ha chiesto a tutto il suo ufficio di rivedere tutto, per filo e per segno. Parola per parola, episodio per episodio. Azzerando tutto il lavoro del pm Bruni. Anche quello in relazione alla richiesta d’arresto di Orlandino Greco e Aldo Figliuzzi.

Da qui si capisce che la risposta al nostro articolo, dove ci chiedevamo come mai il pm Bruni nel formulare questa richiesta avesse commesso una serie di strafalcioni che neanche un pivello alle prima armi, omettendo di fornire al Gip i dovuti riscontri spazio-temporali alle dichiarazioni dei pentiti, si trova e va letta nell’azzeramento di tutte le inchiesta da parte di Gratteri.

Come se Gratteri avesse detto al pm Bruni così: dato che la richiesta di arresto di Greco e Figliuzzi l’hai già presentata (21 giugno 2016), e non possiamo ritirarla, non integrarla, lascia stare. Anche se la rigetta non fa niente, tanto ritorneremo su questo specifico argomento di Greco e Figliuzzi, non appena tutto sarà più chiaro e riscontrato.

Dunque, l’aver presentato la richiesta senza i dovuti riscontri non è cosa dovuta all’incapacità del pm Bruni, ma alla volontà del procuratore di lasciarla morire così, per non scoprire le carte che da tempo Gratteri ha in mano.

Anche qui avevamo scritto che solo dopo la sconfitta di Renzi al referendum avremmo capito le reali volontà del procuratore Gratteri. Che evidentemente ha riposto, per il momento, dopo la sonora sconfitta del PD, le sue velleità politiche nel cassetto. Dedicandosi completamente al suo lavoro. Oppure ha ricevuto quel via libera a procedere su Cosenza che da tempo aspettava. Lo diciamo da tempo che neanche Gratteri è immune al potere politico.

arrestolamanna

Il nostro amico ci fa sapere che dopo l’esito del referendum, l’attività investigativa alla DDA di Catanzaro ferve. E che le dichiarazioni di Daniele Lamanna e del pentito X  in merito alla commistione tra mafia e politica sono dirompenti.

Lamanna è considerato dalla DDA come colui il quale più degli altri ha trattato con la politica e la cosiddetta società civile di Cosenza. Ha attraversato i due mondi in lungo e in largo. E ne conosce vizi e virtù.

Le sue dichiarazioni interessano anche Orlandino Greco e Aldo Figliuzzi ma non sono state valutate dal Gip perché il pm Bruni, per farsi rigettare la richiesta, su questo punto non aveva chiesto l’arresto dei due.

Sono state messe in fila e riscontrate fatto per fatto, episodio per episodio. Daniele spiega al procuratore capo gli intrecci e gli intrallazzi che il clan aveva messo in piedi al Comune di Cosenza. Parla della prima elezione di Occhiuto e di come lui personalmente si sia adoperato a sostenerlo. Racconta le minacce fatte a suo nome e di come con Potestio erano pappa e ciccia.

Insomma si parla e si narra di un Gratteri indaffarato giorno e notte ad esaminare verbali e cercare riscontri.

occhiutomannapaoliniNel mirino anche le regionali del 2014 e le ultime amministrative a Cosenza. Si dice che ce n’è per tutti: Occhiuto, Manna, Paolini, Potestio, Pecoraro, Greco, Figliuzzi, Sebi Romeo, De Gaetano, Magorno, avvocati, pm, commercialisti, dirigenti pubblici, consiglieri comunali, assessori. E che addirittura sulle regionali del 2014 c’è una convergenza con la procura di Reggio Calabria che ha già avviato una serie di inchieste proprio sul voto di scambio.

Un movimento, quello della DDA di Catanzaro, talmente frenetico che lascia immaginare l’imminenza dell’evento.

Una operazione che sarà benedetta dal neo ministro degli interni Minniti. Dove, guarda caso, in tutti nomi che circolano dei politici mafiosi coinvolti, manca quello del Cinghiale. Sarà un caso? O siamo di fronte al repulisti tanto annunciato da Renzi a cui Gratteri si presta?

Se così è lo scopriremo tra poco.

GdD