Cosenza corrotta, Luberto continua a proteggere la cupola

Per il procuratore aggiunto della Dda Luberto non ci sarà mai una verità giudiziaria sulla cupola masso/mafiosa che governa Cosenza da almeno 30 anni nell’impunità totale, perché così è stato deciso: c’è chi si può toccare e chi no. E Cosenza deve restare una città immacolata, almeno “formalmente”, e i motivi sono oramai arcinoti: sono proprio i politici corrotti, i magistrati massoni e i servitori dello stato infedeli a formare la cupola. E poco importa se tutti sanno, le chiacchiere volano, l’importante è mantenere inalterata la paura nella gente, magari con qualche esempio. Chi si azzarda a denunciare il malaffare politico/massonico/mafioso a Cosenza fa una brutta fine. Puoi parlarne al bar, per le strade, con gli amici, ma guai a spingerti oltre. E questo il cosentino lo ha capito. Infatti tutti sanno, ma nessuno parla pubblicamente. A cominciare dai politici locali. I quali dovrebbero spiegare bene ai cittadini tante cose.

Perciò, dice Luberto: fatevene una ragione! Chi comanda in Calabria siamo noi, e noi decidiamo chi “attenzionare” e chi no. Del resto ci siamo già riusciti una volta a fermare tutto su Cosenza, e anche questa volta la vostra attesa di Giustizia sarà vana. Non ci sarà nessuna operazione a Cosenza. Dimenticate questo argomento. Gratteri o non Gratteri, tutto è stato già deciso. Il sacrificio sull’altare dell’opinione pubblica è già stato offerto: Palla Palla. E di questo vi dovete accontentare.

Del resto è stato un sacrificio anche per me aggaddrari Palla Palla, il papà di una mia cara amica con la quale spesso e volentieri la sera esco. Ma qualcuno bisognava sacrificare, e allora ho scelto lui che in questo momento è il più vulnerabile. Sia per la disastrosa condizione in cui versa il Pd, sia per il venir meno delle forti coperture di cui fino a poco tempo fa ha goduto: non ci sono più i Minniti e i Lotti di una volta.

Era questa la condizione posta da Gratteri per riabilitare il mio nome, con la speranza di porre fine allo sputtanamento: fare una operazione contro i politici corrotti, e il presidente della Regione è il massimo dell’espressione, per tacitare l’opinione pubblica sull’inoperosità della Dda contro la masso/mafia. Come a dire: se abbiamo “preso” il presidente della Regione, allora vuol dire che facciamo bene il nostro lavoro. Una sorta di specchietto per le allodole.

Parole vere e sincere quelle pronunciate da Luberto, per bocca d’altri, e non solo. Dice bene Luberto quando ricorda che già una volta l’operazione su Cosenza è stata fermata. E lo sanno bene i consiglieri che firmarono la sfiducia ad Occhiuto, lo sa bene Lucio Presta, lo sa bene Carlo Guccione, lo sa bene Luca Morrone. A tutti era stato detto che era imminente una operazione della Dda, curata dal dottor Bruni, su Cosenza, e che Occhiuto era il bersaglio, insieme ad altri politici: Manna, Paolini, Greco, Principe. Un’operazione che avrebbe spianato la strada al Pd alle allora amministrative. Una verità storica.

Ma chi ha detto ai consiglieri comunali, a Lucio Presta, a Guccione che Occhiuto sarebbe stato arrestato? Presto detto: Minniti, Lotti, Orlando. Salvo poi pentirsi quando Luberto li informa che nell’operazione sono coinvolti anche esponenti del Pd, tra cui lo stesso Palla Palla, Magorno, Madame Fifì, Nicola Adamo, e che l’inchiesta non si limita al solo voto di scambio, avvenuto nel 2011, di cui tutti i pentiti parlano. L’inchiesta va oltre, fino al 2016, coinvolgendo l’affare piazza Fera/Bilotti. A questo punto, pur di evitare lo scandalo, che sembrava limitato ai soli avversari, il trio fa marcia indietro e chiede a Luberto di fermare tutto, abbandonando prima Presta, e poi Guccione, al loro destino. Da qui la famosa lite tra Bruni e Luberto che tutti conoscono bene.

Ed è questo che Luberto dice: quello che è successo allora, è successo anche questa volta. A Cosenza bisogna tutelare i colleghi magistrati, me compreso, e i vari fratelli massoni. Perché Cosenza è il luogo dove tutti, ma proprio tutti, hanno le mani in pasta. Un pentolone che è meglio tenere chiuso. Si sa che un guaio tira l’altro. Perciò, potete scrivere su di me quello che volete che tanto non succederà niente. Come direbbe Canaletta: Conzativicci.

Perciò ha sacrificato Palla Palla. Meglio lui che chi avrebbe potuto chiamarlo in causa in prima persona. Del resto qualche testa a Gratteri doveva consegnarla, e quella di Palla Palla, che non è certo uno stinco di santo, era l’unica disponibile. Non prima di essersi garantito la “neutralità” di Lotti e Minniti. E tutti vissero felici e contenti.

Hai capito Palla Pa’?