Cosenza corrotta, sulla tempistica della Giustizia ha ragione (ahinoi) il cazzaro

Cosenza corrotta, sulla tempistica della Giustizia ha ragione (ahinoi) Occhiuto

Ha ragione da vendere l’autonominatosi Cavaliere della luce, meglio conosciuto come il cazzaro, quando dice, in merito alla valanga di atti giudiziari che in questi giorni gli sta piovendo addosso: “… Quello che non mi convince e che mi lascia perplesso è la tempistica con la quale i magistrati mi hanno notificato avvisi di garanzia e chiusure indagini, guarda caso tutto inizia dopo l’annuncio della mia candidatura a presidente della Regione Calabria alle prossime elezioni regionali”.

Al di là dei contenuti delle inchieste, o se preferite dei capi di imputazione, che come si sa ad Occhiuto poco interessano, quello che colpisce anche noi in questa fase è la tempistica. Su questo, per la prima volta nella nostra vita, siamo d’accordo con il cazzaro. Infatti non ha senso parlare d’altro se prima non si chiarisce questa storia della tempistica. E questo è giusto: del resto, di fronte a questa ingiustizia velata, che vuoi che siano 3 milioni di euro e 3 appartamenti sottratti in maniera fraudolenta dalle casse della società Ofin srl da lui fondata e “amministrata” fino al 2011, attraverso il trucchetto che più volte vi abbiamo raccontato: le scatole cinesi.

E ancora: che vuoi che sia, sempre di fronte alla tempistica, l’aver affidato 15/20 milioni di euro di cottimi fiduciari e somme urgenze a ditte mafiose, senza alcun riscontro dell’avvenuto lavoro, in barba alle regole e a danno dei cittadini; oppure che vuoi che sia, paragonato sempre alla tempistica, l’aver prelevato dall’economato comunale più di 80mila euro per viaggi istituzionali “a nonna”, e aver assunto tutti i dipendenti del suo studio di architettura fallito al Comune, dopo aver “incaricato” decine di suoi creditori, al minimo sindacale di 100.000 euro all’anno; che vuoi che sia l’aver stretto accordi elettorali e economici sottobanco con massoni, mafiosi, e intrallazzini di ogni risma, se prima non si chiarisce la tempistica; ecco, di tutto questo a noi, come al cazzaro, che ce ne frega? Quello che realmente vogliamo scoprire è il perché di una così precisa tempistica.

E allora ritorniamo indietro nel tempo per capire come mai il passato del cazzaro oggi ritorna. E poi: se il passato è passato, perché riproporlo? Chi ha interesse a tirarlo fuori?
Per capire ciò bisogna ripercorrere gli episodi salienti dell’attività truffaldina del cazzaro, e lo facciamo partendo proprio dall’ultima notifica giudiziaria che ha ricevuto dalla procura di Cosenza (?!?). Dalla morale del racconto proveremo a trarre le conclusioni con la speranza di dare una risposata al grave problema della tempistica.

Erano i tempi belli della spensierata gioventù. Un cazzaro giovane e scalpitante – già lanciato in grandi intrallazzi – un giorno, al cospetto del Granmaestro Corrado Clini, Granfilibustier di Santacroce, ebbe un’idea fantastica che volle subito sottoporre all’attenzione del suo maestro, il quale, gli aveva appena comunicato di avere tra le mani un bell’intrallazzo in Cina: pavimentare piazze e cazzate varie. Il tutto con la guagna dei caggi visto che il Granfilibustier Clini occupava un posto di rilievo presso il Ministero dell’Ambiente che proprio in quel tempo finanziava interventi “Ambientali” in Asia.

L’idea geniale era questa: costruire una fabbrica di mattonelle di graniglia di marmo a Rende (zona industriale), proprio quelle che il progetto per la pavimentazione delle piazze cinesi prevedevano, con fondi pubblici, produrre tutto il materiale necessario per finire i lavori in Cina, dopo di che chiudere baracca e burattini e VRUSCIARE tutti: fornitori, operai e stato, così da intascare totalmente i denari del progetto, senza aver sostenuto nessuna spesa.

Dopo averlo ascoltato, il gran maestro Granfilibustier Clini, ebbe un sussulto di orgoglio nel vedere il suo allievo apprendere così velocemente tutti i trucchi del mestiere. Un ragazzo che prometteva bene, la cui propensione all’intrallazzo sembrava innata. E senza nulla aggiungere, il Granfilibustier Clini diede il via libera al piano.
E così fu. La fabbrichetta messa su con i soldi dei caggi, iniziò la produzione: i mattoni volavano in Cina che era una bellezza. Soddisfatto il fabbisogno di mattoni in Cina, di notti a notti smontarono tutto abbandonando sulla porta della fabbrica un bel cartello che recitava così: chi si è visto si è visto. Lasciando a bocca aperta tutti: fornitori, operai e stato.
Il piano aveva funzionato e la truffa era perfettamente riuscita. E tutti vissero felici e contenti. Almeno fino a qualche giorno fa.

Forse è tra le pieghe di questo racconto che sta la verità sul perché di questa strana tempistica delle Giustizia nei suoi confronti. Se tutto ciò è successo tanto tempo fa, come mai la procura di Cosenza si ricorda solo oggi di questa truffa che potrebbe, anzi si configura come un errore di gioventù? È questo che non torna: può la Giustizia terrena perseguire gli errori di gioventù? Noi crediamo di no, per questo pensiamo, allo stesso modo di Occhiuto, che dietro a tutto questo ci sia altro, solo Dio per questo ci può giudicare. Che colpa può avere uno, per la Giustizia terrena, se una decina di anni fa ha avuto la fortuna, o la sfortuna in questo caso, di trovarsi nelle condizioni di poter truffare lo stato per oltre tre milioni di euro? A quella età non si ha coscienza di tante cose. E questo vale per tutti, per noi, per voi e per Occhiuto. E checché se ne pensi siamo per la Legge è uguale per tutti. Allora se così è, giudicateci tutti per il nostro passato. E poi non si era detto che il passato è passato e doveva restare chiuso nei cassetti di chi sappiamo noi? Mah!