Cosenza corrotta un anno fa: ecco come la questura ha scoperto la talpa

Tutta la città di Cosenza un anno fa di questi tempi (per la precisione il 27 aprile 2016) si è svegliata apprendendo della notizia shock dell’arresto di un poliziotto al centro di rapporti di collusione con il clan Rango-zingari.

La DDA di Catanzaro, attraverso i suoi magistrati Pierpaolo Bruni, Vincenzo Luberto e Giovanni Bombardieri, aveva già acclarato da tempo, grazie anche alle dichiarazioni di Adolfo Foggetti, che c’erano più appartenenti alle forze dell’ordine in contatto con i “boss”.

Gli ulteriori pentimenti di Franco Bruzzese e Daniele Lamanna hanno fatto chiudere il cerchio ai magistrati anche per quanto riguarda questa brutta vicenda dei poliziotti corrotti e canterini.

Il poliziotto arrestato (successivamente gli sono stati revocati i domiciliari ma dovrà affrontare un processo) è stato un “pezzo grosso” della Squadra Mobile della questura di Cosenza.

Si tratta dell’ex ispettore capo VINCENZO CICIARELLO, 60 anni, da molti anni in servizio nella polizia. Da qualche tempo era stato trasferito in Prefettura. 

Arrestato e posto ai domiciliari insieme a Vincenzo Ciciarello anche Enrico Francesco Costabile, di 49 anni. Era lui il tramite tra il poliziotto e il clan Rango-zingari.

Secondo quanto emerso dalle indagini della Dda di Catanzaro, gli indagati avrebbero fornito notizie riservate agli esponenti della cosca Rango di Cosenza, aiutandoli a eludere le indagini in corso.

Nelle pagine che compongono l’ordinanza dell’arresto dell’ex ispettore capo della Squadra Mobile della questura Vincenzo Ciciarello (compagno di merende del magistrato della DDA Vincenzo Luberto e del solito poliziotto senza cervello Stefano Dodaro) viene spiegato nei minimi dettagli come all’interno della questura di Cosenza abbiano capito di avere dentro una talpa.

Ciciarello per diversi anni e fino al mese di settembre 2013, ha prestato servizio presso la 111. Sezione – Criminalità Organizzata e Catturandi – della Squadra Mobile di Cosenza, e, quindi, ha ben chiaro il quadro relativo alla criminalità organizzata cosentina sulla quale ha indagato a lungo. Dopo il settembre 2013 è stato assegnato alla 411. Sezione – Reati contro il patrimonio e la P.A. –, dove è rimasto fino al mese di febbraio 2015 prima di essere trasferito, a  richiesta, presso i Servizi Tecnici della locale Prefettura, dove attualmente è in servizio.

Da informative precise e dettagliate, si apprende che per l’organizzazione esistente all’interno della Squadra mobile, è probabile che Ciciarello, anche quando apparteneva a sezioni diverse, potesse venire a conoscenza delle attività di indagine curate anche da altre sezioni, e ciò per via della sistemazione logistica delle stesse, che insistono su un breve tratto di corridoio di un unico piano.

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Inoltre, l’organizzazione della Squadra Mobile (composta da circa 40 unità) ha naturalmente favorito gli scambi di notizie tra i vari appartenenti all’Ufficio, già di per sé frequenti e costanti, in quanto improntati sul reciproco scambio di informazioni finalizzato alla conoscenza e all’evoluzione dei fenomeni criminali nella città e nella provincia, riconducili sia alla criminalità organizzata che a quella definita “minore”.

Quanto al giorno di esecuzione della misura nei confronti della cosca Rango – zingari, Ciciarello in data 26 novembre 2014 si trovava in congedo ordinario ma, in quel periodo, ha continuato a frequentare costantemente l’ufficio anche in virtù della carica rivestita in ambito sindacale e manteneva contatti con numerosi colleghi (come dimostrato dai tabulati telefonici).

Peraltro, in occasioni particolari, come nel caso dell’esecuzione di ordinanze cautelari, la Squadra Mobile di Cosenza, delegata all’esecuzione, ha dovuto fare ricorso all’impiego di tutto il personale non solo per la fase finale dell’esecuzione stessa, ma anche in quelle di predisposizione ed organizzazione, con   la conseguente facile diffusione della notizia relativa ad un’imminente operazione di P.G. tra tutto il personale.

Ciò premesso sul ruolo svolto dal Ciciarello all’interno della Squadra mobile, Foggetti ha dichiarato che Costabile Enrico Francesco, che non era un affiliato, avvicinatosi alla cosca nel 2012, aveva sin dall’inizio reso noto che, grazie all’amicizia con un ispettore di polizia, era in grado di fornire informazioni coperte da segreto rilevanti per il clan e che solo Costabile manteneva i  rapporti con detto ispettore, provvedendo in cambio a consegnargli somme di denaro, a favorirlo procurandogli pezzi di ricambio a prezzo di costo, e così via.