di Saverio Di Giorno
Ma la procura di Cosenza lo sa che farà una figura barbina se Gratteri riuscirà a dimostrare le sue accuse? L’operazione “Passepartout” ha un nome molto particolare. Tramite questa, Gratteri riesce a entrare a Cosenza e non è poco, visto quello che rappresenta la città dei Bruzi a livello di corruzione e di “coperture”. Ma andiamo per gradi…
Bisogna fare attenzione a qualche tecnicismo: la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Oliverio, Occhiuto, Bruno Bossio, Adamo e tutti gli altri arriva dalla procura di Catanzaro, non dalla Dda. E per questo da Catanzaro hanno dovuto trovare un escamotage per uscire fuori dal proprio territorio. Il punto, infatti, è che tra i vari appalti messi sotto la lente di ingrandimento e le varie procedure sospette, molte passano da Cosenza e addirittura uno dei due Mario indagati è il sindaco di Cosenza (l’altro è il governatore della Regione). È possibile che nessuno a Cosenza abbia sospettato qualcosa? Ora ci sono tre possibilità: potrebbe essere che Gratteri ha costruito un grosso castello di carte che si smonterà di fronte ai giudici oppure a Cosenza sono tutti degli incompetenti o, infine, se sanno il fatto loro allora non hanno voluto muoversi.
Che l’operazione di Gratteri poi si smonti non è poi una possibilità vaga. Di questo, lo ha rimproverato anche un altro giudice, Lupacchini, e non solo lui. Non sempre l’impianto probatorio ha retto, però questa volta potrebbe andare meglio per diversi motivi. I “pentiti” sono aumentati, stando ai dati 2018. Probabilmente il trend si è confermato anche quest’anno e secondo alcune voci di strada ce ne saranno ancora. I pentiti costano e le spese si possono giustificare solo con dei risultati pratici e questa potrebbe essere una buona motivazione a muoversi. Inoltre, cosa ancora più importante, Salvini ha scaricato Occhiuto e il Pd ha scaricato Oliverio e tutti e due hanno piccole percentuali. Quindi: chi si prodigherebbe a coprirgli le spalle sapendo che poi non potranno avere nulla in cambio? È più facile che invece si dia una mano a eliminare avversari o tutt’al più restare sulla riva ed aspettare.
Il punto è che se Gratteri metterà a segno il colpo, a quel punto bisognerà indagare per capire perché a Cosenza non hanno indagato. In realtà lo stesso Gratteri, in un’altra occasione, provò a sollevare un dubbio in tal senso. Diversi mesi fa alcuni agenti della polizia penitenziaria a Cosenza finirono in manette a causa del loro comportamento complice con i boss dietro le sbarre; in quel caso il procuratore Gratteri aveva fatto rifermento ad “omissioni e anomalie commesse da parte di tanti”: ad esempio, come era possibile che detenuti cosentini rimanessero a Cosenza? Erano arresti che, a suo dire, si sarebbero potuti fare anni prima se ci fosse stata più attenzione. La vicenda era diversa, ma si ammetteva il clima di completo lassismo che si respira a Cosenza. Diciamo pure che c’è bisogno di più attenzione, che sia solo una questione di distrazione.
Anche perché altrimenti o si tratta di incapaci o di complici e vorrà dire che le vicinanze, le parentele avranno avuto un peso nel condizionare la vita di tutta una città e oltre.
Sarà questo solo uno spunto di riflessione ulteriore quando si arriverà a conclusione del procedimento per la procura di Salerno che, secondo le indiscrezioni, sta indagando proprio sul giudice più importante del tribunale di Cosenza ovvero il procuratore capo Spagnuolo?