Cosenza, è morto Giuseppe Carratelli: fu il presidente della Serie B

Si è spento nel corso della notte a Cosenza l’avvocato Giuseppe Carratelli. Aveva 89 anni. Fu sindaco di Cosenza in due circostanze: tra il 1989 e il 1990 e poi tra il 1991 e il 1992. Ma la città lo ricorda principalmente per essere stato il presidente del Cosenza Calcio dal 1986 al 1989, all’epoca della terza storica promozione in Serie B della squadra rossoblù, attesa per 24 lunghissimi anni e festeggiata dalla tifoseria come una “liberazione”.

Carratelli rappresentava un gruppo dirigente importante, che lo aveva scelto come “simbolo” e del quale facevano parte professionisti affermati come Salvatore Perugini, Antonio Serra (che poi gli sarebbe subentrato nella carica di presidente), Giorgio Trocini, Umberto De Rose, Paolo Fabiano Pagliuso (presidente dal 1994 al 2003), Bonaventura Lamacchia, Lino Di Nardo, Vincenzo Morelli (presidente della prima Spa nel 1982), Giancarlo Ciabattari, Giorgio Ardito, Mario Guido, Antonio Parise, Vincenzo Cristofaro, Rodolfo Blasi, Sinibaldo Salerno, Francesco Pizzini, Riccardo Scornajenghi, Crea e molti altri, con un Consiglio d’Amministrazione formato da ben 32 dirigenti. Una società che era riuscita laddove tanti avevano fallito e che aveva costruito un modello imprenditoriale e sportivo molto valido, che non a caso sarebbe stato capace di far restare per 15 anni il Cosenza nella serie cadetta sfiorando anche il sogno della Serie A.

E inevitabilmente, ricordando Carratelli, la memoria non può che tornare a quel giorno. Il giorno della promozione in Serie B.

Il 5 giugno 1988 ogni cosentino si sveglia con un solo e preciso pensiero: la promozione del Cosenza in serie B. Manca un solo punto per la certezza matematica del ritorno nel “calcio che conta”, a ventiquattro anni di distanza dall’ultima apparizione. Sono almeno ottomila quelli che preparano l’invasione a Monopoli, la cittadina pugliese scelta dal destino come teatro dell’apoteosi. Cosenza, in realtà, sta festeggiando la promozione già da più di un mese, per essere precisi dalla splendida vittoria di Salerno del 17 aprile. Qualche giorno dopo, come per incanto, la città si riempie di bandiere e drappi rossoblu e striscioni inneggianti a quel sogno che sta diventando realtà. La frase più bella e significativa l’hanno coniata gli ultrà: Mai più prigionieri di un sogno. E l’hanno collegata alla fantasmagorica coreografia dell’ultima partita casalinga contro la Nocerina, il 29 maggio. Al San Vito c’erano ventimila tifosi in delirio.

Ma torniamo a Monopoli. Si capisce subito che il piccolo stadio non potrà mai contenere la massa di tifosi provenienti da Cosenza fin dalla tarda mattinata. Né le forze dell’ordine né i dirigenti della società ospitante si sono attivati per facilitare il funzionamento della macchina organizzativa. Manca mezzora all’inizio della gara e avviene il patatrac. I tifosi monopolitani sono costretti ad invadere il campo perché gli ultrà cosentini non trovano posto e si sono (diciamo così) accomodati prima, c’è il rischio che la situazione possa degenerare ma per fortuna il clima di festa contagia tutti e non c’è nessuna voglia di menare le mani. Il presidente del Cosenza Peppino Carratelli interviene più volte dagli altoparlanti dello stadio per invitare la tifoseria a non peggiorare la situazione. Finalmente tutti riescono a sedersi e la partita può cominciare… A Monopoli finisce 0-0 e parte ufficialmente la festa. Migliaia di tifosi invadono il campo portando in trionfo gli eroi della promozione. Da Monopoli a Cosenza sarà un carosello continuo di supporter scatenati. Appuntamento per tutti allo stadio San Vito.

E’ circa mezzanotte quando il pullman del Cosenza entra dalla porta carraia: i tifosi che si sono radunati al San Vito, nonostante un’improvvisa pioggia battente, sono almeno quindicimila. Al centro del campo c’è il palco per le premiazioni istituzionali, i cori sono quelli che hanno costellato tutta l’annata. La festa continuerà per tutta la notte.

Quella notte sarà difficile da dimenticare per chi l’ha vissuta.

Dirigenti e calciatori, dopo aver abbracciato il popolo rossoblu allo stadio, sono tornati a casa per vedere i familiari e cambiarsi ma sanno bene che non potranno né rilassarsi né mettersi a dormire. La tifoseria, là fuori, è incontenibile. Finita la festa allo stadio, almeno un migliaio di tifosi si ritrovano a piazza Fera e decidono di percorrere la città e l’hinterland a caccia dei protagonisti di una promozione attesa per tanto, troppo tempo. Si va sotto casa di tutti. Dal presidente Carratelli, nella centralissima via Sabotino a mister Di Marzio, a Città 2000. E poi via verso Commenda di Rende dove abitano tutti i calciatori…

Gigi Simoni e Denis Bergamini, Claudio Lombardo e Sergio Galeazzi, Michele Padovano e Gianluca Presicci e poi quelli sposati, che abitano con le famiglie: Alberto Urban, Renzo Castagnini, Maurizio Giovanelli, Maurizio Lucchetti, Roberto Giansanti e Gigi De Rosa. Ciccio Marino, che è l’unico cosentino, sa già tutto ed è con il “branco”, è lui che aiuta i tifosi a trovare le case dei compagni. Ogni volta che si arriva sotto un’abitazione, è come se si facesse una serenata. Cori, canti e come per incanto il beniamino esce fuori, viene portato in trionfo e poi si unisce all’allegra comitiva per andare a prendere gli altri. Le due, le tre, le quattro di notte… E poi ancora almeno per un’altra settimana in tutti i quartieri della città. 

L’avvocato Carratelli era specializzato in diritto civile e diritto amministrativo, la sua presenza era costante nell’aula di udienza del Tar Catanzaro, dalla sua istituzione (1972) fino ai primi anni 2000. Quanto al suo impegno politico, si era candidato più volte alle elezioni di Cosenza da indipendente nelle file della Democrazia Cristiana e in due circostanze, per brevi periodi, è stato anche sindaco della città. Tre anni fa, in occasione del ritorno del Cosenza Calcio in Serie B, la società lo aveva doverosamente invitato ai festeggiamenti ufficiali: era stata la sua ultima apparizione in pubblico. Ciao presidente.