Cosenza (e provincia) capitale delle cliniche: fiumi di denaro per i “boss” della sanità privata

Sanità pubblica e sanità privata. Oggi che lo scempio della politica calabrese è stato smascherato in tutta Italia, finalmente gli addetti ai lavori stanno iniziando a farsi qualche domanda sui giochi politici che hanno arricchito una lobby di potere tra le più collaudate in assoluto: quella degli imprenditori delle cliniche private convenzionate. Il gioco è semplice: affossare gli ospedali pubblici e favorire sfacciatamente le strutture private. Una pratica che a Cosenza e provincia tocca il suo livello più alto e incredibile nel silenzio totale dei media di regime, tutti profumatamente finanziati con pagine e banner di pubblicità. Quello che ci auguriamo, dal momento che siamo in perfetta solitudine nel denunciare quanto avviene nella nostra realtà, è che adesso che siamo in difficoltà, la gente possa finalmente capire e formarsi un’opinione con dati di fatto.

In tutto il territorio della provincia di Cosenza risultano presenti oltre 100 tra cliniche e Rsa, per gli addetti ai lavori strutture sanitarie private, accreditate al Servizio Sanitario Nazionale. Diciamocelo francamente: è un numero esorbitante. Anche se la provincia di Cosenza è molto grande e conta 155 comuni, appare sinceramente assurdo che ci possa essere quasi una clinica a paese. Ed è chiarissimo che intorno a queste strutture, la maggior parte delle quali stanno a Cosenza e sul Tirreno, girano miriadi di interessi, testimoniati dalle cifre. E la matematica non è un’opinione.

Ogni anno le cliniche della provincia di Cosenza ricevono decine e decine di milioni per accreditamenti inseriti all’interno di un budget che quasi sempre viene anche superato con magie che sanno di intrallazzo e si chiamano lodi arbitrali e contenziosi vari. Un pozzo senza fondo.

L’ultima sfornata è del 13 febbraio dello scorso anno ed ha preceduto solo di qualche giorno l’inizio ufficiale dell’emergenza Coronavirus. L’ormai ex commissario dell’Asp di Cosenza Daniela Saitta aveva fatto in tempo a firmarla prima di rassegnare le dimissioni ed è stato possibile pubblicare l’elenco delle sole cliniche riabilitative che si sono divise addirittura 71 milioni di euro solo per le prestazioni specialistiche ambulatoriali.

Gli effetti negativi del neoliberismo qui a Cosenza sono elevati all’ennesima potenza e, come vedremo, sono venuti in evidenza in occasione del coronavirus. Intorno alle cliniche pertanto si coagula un flusso di denaro impressionante e Cosenza è la capitale di questo business con le sue oltre cento strutture accreditate. La politica ovviamente “protegge” gli interessi dei patron. Parola d’ordine: affossare il pubblico e far sguazzare i privati. Tanto ce n’è per tutti, ma soprattutto per i “boss” che controllano più strutture. 

GRUPPO CITRIGNO

Piero Citrigno

Il primatista assoluto è il famigerato Gruppo Citrigno, fondato da Pietro, per gli amici Pierino, già condannato per usura ed ex editore de la Provincia cosentina prima e Calabria Ora e Paese Sera dopo, con tanto di bancarotta annessa, e guidato adesso dal rampollo Alfredo. La parrocchia politica di riferimento è quella dell’asse Madame Fifì-Capu i lliuni-Palla (per i nuovi di Iacchite’: Enza Bruno Bossio, Nicola Adamo e Mario Oliverio). Nei cinque anni di gestione Oliverio della Regione, Citrigno ha occupato stabilmente il decimo piano della Cittadella, fianco a fianco al “suo” Nicola Adamo. Quanto basta per consolidare la sua macchina da guerra, composta dalle “corazzate” Villa Gioiosa di Montalto Uffugo e Villa Adelchi di Longobardi. Senza temere nulla per l’arrivo della Santelli, nei cui generosi ranghi si sono infilati quasi tutti i “boss” dell’era Palla Palla dopo la rinuncia alla candidatura. 

I numeri ci dicono che la struttura Villa Gioiosa l’anno scorso ha incassato 4 milioni 800 mila euro tra residenza sanitaria assistenziale per anziani, residenza sanitaria assistenziale medicalizzata e soprattutto hospice ovvero struttura di ricovero e di assistenza per malati terminali, utilizzata insieme ai servizi ospedalieri in programmi di cure palliative. Insomma, i pazienti che stanno per morire e che ci costano 250 euro al giorno per cure palliative ovvero inutili, a differenza di quelli che hanno qualche speranza di campare e che ci costano “solo” 150 euro al giorno.

L’altra corazzata, Villa Adelchi, invece, oltre ad essere residenza sanitaria assistenziale per anziani, si occupa anche delle cosiddette “comunità protette” ovvero malati psichiatrici, tossici e anche madri abbandonate e fa servizi a tavoletta di ciclo continuato h24, assistenza domiciliare e centro diurno. Per un totale di 4 milioni e 200 mila euro. Mettendo insieme le due strutture arriviamo a 9 milioni e 15 mila euro. Alle quali va aggiunta la terza struttura, il Centro San Vitaliano di Catanzaro, che è “assistita” dall’Asp di Catanzaro e presumibilmente arriva allo stesso budget. E, come se non bastasse, il Gruppo Citrigno sta per aprire una nuova struttura ad Amantea. Cose da pazzi!

LA MACCHINA DA GUERRA DI POTESTIO

Da sinistra: Piercarlo Chiappetta, Roberto Occhiuto, Carmine Potestio e Carmine Vizza

L’astro nascente è invece il “boss” Carmine Potestio, già braccio destro di Occhiuto al Comune di Cosenza, che ha la sua gallina dalle uova d’oro nella sigla ANMI (Associazione Nazionale Mutilati Invalidi). Dietro la sigla è nata un’altra corazzata che sta macinando milioni e milioni ed è entrata da pochi anni sul mercato, scalando posizioni e ritagliandosi un ruolo importantissimo.

Il presidente (praticamente da sempre) è il dottore Eugenio Di Tommaso, ex potente dirigente dell’allora USL di Cosenza, cresciuto alla corte dell’ex senatore ed ex presidente Sorical Geppino Camo e diventato nel tempo sodale (e anche socio per il tramite del figlio Michele Di Tommaso, legale rappresentante del Centro di servizi sanitari) del deputato berlusconiano Roberto Occhiuto e di quel personaggio a noi ben noto che risponde al nome di Carmine Potestio, ex segretario di Roberto Occhiuto ed ex capo gabinetto del sindaco di Cosenza Mario Occhiuto e famoso intrallazzatore nonché mediatore per le sue “aderenze” con i clan. Suo fratello è stato ritenuto molto vicino al clan Lanzino.

Mario Occhiuto e Carmine Potestio

La struttura ANMI di Rossano Calabro (ubicata in viale Sant’Angelo) ha spopolato e fatto affari d’oro nel giro di due anni e ha persino una succursale a Cosenza (traversa sede Guardia di Finanza, su viale Cosmai) anch’essa accreditata col sistema sanitario nazionale pubblico.

Come dite? Perché un’associazione che dovrebbe tutelare i mutilati e gli invalidi civili dev’essere accreditata col sistema pubblico? Ma ormai lo sanno tutti: i politici e i loro prestanome o sodali hanno un chiodo fisso, che è quello di affossare la sanità pubblica per favorire ed arricchire sfacciatamente quella privata.
Gli Occhiuto, a parole, accusano Palla Palla e i Cinghiali di svolgere questo “giochino” ma in realtà lo fanno anche loro. Eccome se lo fanno.
La sede dell’ANMI di Rossano

Il Centro ANMI di Rossano, come accennavamo, è retto dal dottore Michele Di Tommaso, figlio di Eugenio, che ha come soci Roberto Occhiuto (presente all’interno degli assetti societari con un suo prestanome) e Carmine Potestio (che considerate le sue ultime vicissitudini adesso è presente in prima persona).

Si specula addirittura su mutilati ed invalidi civili per fare business e fare soldi. Veramente abominevoli questi personaggi che continuano a mostrare due facce: quella “pulita” di chi blatera di fare politica fuori dal “sistema” (ccuri cazzi!) e quella “sporca” che invece è il loro vero volto.

Ma passiamo alle cose formali. L’ANMI Rossano, tra attività ambulatoriale e centro diurno e assistenza domiciliare rastrella oltre 3 milioni 500 mila euro, che diventano 4 milioni 209 mila euro aggiungendo l’ambulatorio dell’ANMI Cosenza.

LA FAMIGLIA MORRONE

Ennio e Luca Morrone

La famiglia di Ennio Morrone ha partecipato fino a pochi mesi fa al gran banchetto con le sue tre strutture che sono alla base dei successi elettorali di Luca bambino mio, eletto consigliere regionale con oltre 8 mila preferenze: la San Bartolo-Misasi di Mendicino e Villa Sorriso a Montalto Uffugo. Le cliniche, come tutti sanno, sono state il core business della famiglia Morrone. Ennio è stato uno dei boss indiscussi della sanità privata. Milioni e milioni di budget che servono soltanto per affossare la sanità pubblica e arricchire fino all’inverosimile i faccendieri. Che ovviamente pensano sempre di salire sul carro del vincitore per continuare il banchetto. Ed è incredibile che chi dichiara di voler risanare la sanità pubblica abbia questa gente nelle sue file. Non pagano i dipendenti delle cliniche, come la gente sa perché lo prova sulla sua pelle, ma in compenso “spridano” alla grande nel settore del turismo e della ristorazione. Da qualche mese. com’è noto, i Morrone hanno ceduto la San Bartolo-Misasi al gruppo iGreco perché non riuscivano più a “contenere” il passivo e prima di ricevere “brutte sorprese” hanno passato la mano. 

Quanto ai fondi statali che arrivano alle cliniche della famiglia Morrone ora passate a iGreco, la Rsa San Bartolo-Misasi incassa 3 milioni 599 mila euro (per come vedremo dalla tabella successiva) per le degenze dei pazienti acuti e post acuti e 1 milione 748 mila euro per le prestazioni ambulatoriali mentre Villa Sorriso (rimasta ai Morrone), per le categorie protette, colleziona 780 mila euro per un totale di poco superiore ai 6 milioni. 

GRUPPO iGRECO

La sindaca con il re dei lecchini Bruno Vespa

Vi chiederete come mai non sia ancora spuntato il gruppo iGreco ed è chiaro che la potente famiglia cariatese è presente all’appello. Pensate che incassano 962 mila euro con la clinica Sacro Cuore ma mancano nell’elenco le cliniche Madonnina e Madonna della Catena, che vanno a pescare generosamente per altri accreditamenti, riservati alle cliniche “chirurgiche”, arrivando a cifre naturalmente molto alte. L’irresistibile ascesa de iGreco è iniziata nel 2013 con l’acquisizione pressoché contemporanea delle tre cliniche ed è continuata anche con lo scandalo della cessione ad un euro delle aziende del Gruppo Novelli in Umbria. Un’operazione finita in bancarotta con connivenze gravissime del Ministero dello Sviluppo Economico e del giglio magico renziano. Vicissitudini giudiziarie che si sono ripetute con l’esperienza da sindaco di Cariati di Filomena Greco, arrestata insieme al fratello Saverio per truffa e corruzione e più volte e ancora oggi al divieto di dimora.

Di seguito riportiamo le tabelle di arricchimento de iGreco e dei loro compari delle cliniche specializzate anche in chirurgia, diverse delle quali non figurano nell’ultimo elenco. Si tratta delle strutture “specializzate” per pazienti che manifestano forme “acute” di malattia, che solo nel 2019 hanno rastrellato 130 (!!!) milioni di euro e 58 milioni di euro per i pazienti che, pur avendo superato la fase acuta della malattia, non sono ancora in grado di rientrare (“post acuti”).

Nel solo anno 2018 iGreco sono stati finanziati con 18 milioni di euro di soldi pubblici, nel 2019 altri 17 milioni e 956 mila e rotti: 36 milioni in soli due anni ai ‘nostri’. Che sono i “campioni” assoluti del panorama delle cliniche di riabilitazione, da dove arrivano i maggiori proventi per questi soggetti. iGreco prenderanno adesso ancje i soldi della San Bartolo-Misasi rilevata dai Morrone, che pescavano ampiamente anche qui, e andranno a braccetto con la casa di cura Cascini, dove il “padrone” è stato costretto a dimettersi da qualche mese da sindaco di Belvedere (ma conta di tornare al più presto…), altro gran “volpino” di questa ricchissima torta.

Tornando alla tabella più recente, quella alla quale è stato dato il via libera a febbraio 2020 (e che potete leggere in basso), solo con le cifre di Citrigno, iGreco, Morrone e Potestio superiamo i 17 milioni, che rapportati ai 71 milioni di euro totali per la provincia di Cosenza rappresentano una concentrazione incredibile pari quasi al 25% del totale. Una lobby di potere che macina milioni e grazie a questa capacità condiziona smaccatamente tutti gli altri settori della società, a partire dalla politica. Tutto questo, lo ribadiamo, senza lo straccio di un controllo.

Ma ecco, di seguito, la tabella che testimonia l’incredibile nuovo saccheggio della sanità privata messo a segno, per ironia della sorte, a pochi giorni dall’inizio ufficiale dell’emergenza virus. Ora siamo di nuovo in zona “incasso”. Il nuovo commissario La Regina sarà già pronto per “ingrassare” ancora di più questi maiali?