Cosenza, Ennio Morrone ci riprova: aperta la procedura di concordato anche per la Geo Cal

Ennio Morrone

I boatos erano sempre più insistenti e arrivavano direttamente dal regno del “mammasantissima” Ennio Morrone, altro pessimo rappresentante della politica corrotta cosentina.

Dopo le cliniche Misasi-San Bartolo, adesso pure la Geo Cal, la storica azienda dell’ingegnere Morrone (11 dipendenti più un esterno), ha chiesto il concordato al porto delle nebbie, che per queste cose e questi “clienti” non dice mai no. Chiedere il concordato, per chi è profano, significa che si ha intenzione di “vrusciare” tutti i dipendenti facendosi aiutare dallo stato. Una pratica che Morrone ha già usato con successo con i dipendenti delle sue cliniche e che adesso vuole estendere anche a quelli della Geo Cal.

Proprio ieri, attraverso uno dei quotidiani di carta e di regime che lo tengono in piedi, non denunciandone la corruzione, il Tribunale di Cosenza sezione fallimentare ha dichiarato aperta la procedura di concordato preventivo della società Geo Cal Srl, ha confermato la nomina a giudice delegato della dott. ssa Stefania Antico e commissario giudiziale del prof. avv. Giulio Nardo, e ha ordinato la convocazione dei creditori all’udienza del 14-2-2018 alle ore 9,30 in Cosenza nell’ufficio del predetto giudice delegato presso il Palazzo di Giustizia.

L’iter seguito dai Morrone è il solito: dopo anni di minacce con il contratto di prossimità adesso si arriva al dunque e non sarà bello per i lavoratori, ai quali va la nostra incondizionata solidarietà.

La Geo Cal è sempre stata un’azienda florida. E’ la creatura di Ennio Morrone nella sua versione ingegneristica. Nasce nel 1977 ed è stata per lui il trampolino di lancio per farsi conoscere nell’ambito della sua professione. All’epoca si lavorava con la concessione ministeriale, la famosa 1086 e allora si andava avanti con pochi dipendenti senza interessi particolari da parte del “mammasantissima”, che aveva un fatturato nella norma, giusto per pagare i dipendenti e dividere qualche provento.

La Geo.Cal. è una società di servizi per controlli dei materiali utilizzati in edilizia e di strutture. In tale contesto esercita importanti funzioni riguardanti:

• controllo di qualità dei materiali da costruzione;
• determinazione delle caratteristiche geotecniche dei terreni di fondazioni;
• controlli strutturali ai fini dell’adeguamento sismico;
• attività di ricerca e sperimentazione per materiali e strutture;
collaborazioni e sperimentazioni per laureandi in discipline tecniche;

La svolta avviene tra il 1998 e il 1999 quando il signor Nicola Chiarelli, storico uomo di fiducia di Ennio Morrone, avendo rilevato delle quote, passate poi alle figlie, ha portato tramite l‘ATERP, del quale era un dirigente, una maxi commessa di circa un miliardo delle vecchie lire, che ha cambiato il corso della Geo Cal. E così da allora, visto che erano entrati parecchi soldi, la Geo Cal compie il salto di qualità e partecipa alle gare dell’Anas, che sono una vera e propria manna dal cielo. Nel frattempo, Morrone si è anche buttato in politica e gli affari vanno a gonfie vele. Anche se, nel 2003, incorre in un mezzo scivolone.

Il 3 settembre del 2003 Morrone, che all’epoca era consigliere regionale dell’Udeur di quel vecchio filibustiere di Mastella, finisce indagato nella maxi inchiesta della Dda di Catanzaro sulla penetrazione della ‘ndrangheta nei lavori della Salerno-Reggio Calabria, che ha portato all’arresto di 37 persone tra cui funzionari dell’Anas e affiliati alle cosche malavitose e che vedeva coinvolte 84 persone.

Morrone entra nell’inchiesta e riceve un avviso di garanzia proprio come titolare della Geo Cal, “… un laboratorio di analisi – si leggeva sui giornali dell’epoca – che avrebbe dovuto attestare la scarsa qualità dei materiali utilizzati dalle ditte vincitrici degli appalti…”. Non è difficile ipotizzare ricchi affari per l’ingegnere, che naturalmente esce indenne da quell’inchiesta, curata dal giudice Facciolla, che si risolve in una bolla di sapone.

Con tutti i soldi che stanno entrando nelle casse di Geo Cal Ennio Morrone può pensare ad ingrandire il business e così compra il terreno di suo cognato Aldo Blasi in via Reggio Calabria (poi venduto tra il 2004 e il 2005) e inizia a costruire il grande palazzo Geo Cal, che in origine doveva essere di tre piani ma poi è arrivato fino sei piani. Successivamente, i Morrone hanno comprato un capannone nella zona industriale di Rende e hanno trasferito lì (dove si trova tuttora) il business della Geo Cal.

Nel 2006, da parte dell’’ANAS, a seguito di particolari procedure, il laboratorio Geo Cal è stato riconosciuto laboratorio qualificato per prove su bitumi e conglomerati bituminosi, in contemporanea con il grande momento politico di Morrone, che ad un certo punto (sempre con l’Udeur di Mastella) si ritrova ad essere deputato e consigliere regionale.

Ma, come sapete, la ruota è girata e l’impero (politico) di Morrone è andato via via scemando ma gli aveva consentito di realizzare guadagni a dir poco milionari.

L’ingegnere, tuttavia, da buon padre di famiglia, ha pensato a comprare casa ai rampolli: i due gemelli Luca e Marco e la signora Manuela, giudice e moglie del poliziotto più inutile d’Italia, Stefano Dodaro.

L’IVA di tutti questi appartamenti, tuttavia, arrivava sempre alla Geo Cal, che così gradatamente iniziava ad accumulare un passivo consistente. Certo, Morrone conosce bene l’arte di nascondere i guadagni e con un giochino di società faceva comunque girare i soldini pur dichiarando al fisco un bilancio fallimentare della Geo Cal.

Oggi il rapporto con un socio della Geo Cal è arrivato al capolinea ed è per questo che il “mammasantissima” ha deciso di rompere gli indugi e di chiedere il concordato al Tribunale. Proprio quel Tribunale dove (ancora!) presta servizio la figlia Manuela, tra l’altro non più al penale ma al civile. Povera Cusenza nostra!