A rimanerci male per l’esclusione di Cosenza dalla corsa a “Capitale Italiana della Cultura 2026”, non solo i cosentini, ma soprattutto i principali sponsor politici di quella che sin dal primo momento è sembrata a tutti, anche se in pochi lo hanno detto, una improbabile candidatura. E la scontata esclusione è arrivata: Cosenza non è tra le 10 città candidate al titolo di “Capitale italiana della Cultura 2026”. La giuria ha bocciato, non la città di Cosenza che per cultura, storia, e patrimonio architettonico non ha niente da invidiare a nessuno, ma “il progetto”, o se preferite l’idea, presentata dal comune di Cosenza che aveva come titolo “Dai sogni ai segni”. Una cagata pazzesca senza né capo né coda “ideata”, o meglio arrunzata in fretta e furia, dai soliti noti, con il solo scopo di avere una scatola vuota dentro la quale nascondere il sostanzioso lucro già iniziato, con la scusa di creare poli culturali, sui diversi progetti avviati dalla pubblica amministrazione: Agenda Urbana, CIS, Pnrr.
A presentare la partecipazione di Cosenza alla gara con questa ideona, il 13 ottobre 2023, oltre al sindaco Franz, i parlamentari cosentini Simona Loizzo, Anna Laura Orrico e Alfredo Bacarozzi… scusate Antoniozzi. I tre principali spingitori dell’ideona partorita dalla meglio clientela locale, e tutti e tre con forti motivazioni che vanno anche al di là del loro scontato amore per la città. Anna Laura Orrico ci teneva a vincere perché è partita proprio da lei la rincorsa ai 90 milioni di euro destinati a recuperare il centro storico, un gioiello di storia e architettura abbandonato dalle istituzioni al degrado e all’incuria da più di 50 anni, fosse stato in buone condizioni strutturali, avrebbe potuto davvero dare una chance di vittoria alla città. Purtroppo i 90 milioni di euro trovati da Anna Laura Orrico, ma questo non lo dite a Fabio Gallo, sono arrivati fuori tempo massimo, e il centro storico nelle condizioni in cui si trova, tra cantieri e crolli, non può ospitare nessun tipo di evento. I cantieri avviati, e quelli ancora da aprire, dureranno per anni e anni, impossibile, nell’incertezza dei tempi di realizzazione delle opere, programmare iniziative di un certo livello. La bocciatura di Cosenza è dipesa anche da questo.
Simona Loizzo ci teneva a vincere perché a lei piace vincere. E questa sconfitta brucia in modo particolare. Non tanto per l’esclusione della città dalla competizione, ma per paura che qualcuno, in questa sconfitta, possa insinuare il dubbio sull’odierna efficienza delle sue note pratiche divinatorie, di cui va fiera, usate per far carriera e per ottenere quello che vuole. Pratiche che le hanno permesso di apparire agli occhi dei comuni cosentini, proprio in virtù della sua rapida ascesa politica, come la Sibilla de noantri. E lei a questa immagine, costruita con sacrifici, ci tiene molto. L’esclusione di Cosenza dalla gara potrebbe essere usata dai suoi nemici per accusarla di millantare capacità di persuasione nei confronti di pezzotti di ogni ordine e grado, che non ha. Una specie di chiacchierona che dice la sua su tutto, senza sapere niente, e che alla prova dei fatti si è dimostrata una Sibilla di cartone. Si impegna solo su cose che la coinvolgono in prima persona, e per tutto il resto gioca ad apparire per quella che non è. Un dramma per la sua immagine ma fino a un certo punto… visto che alla fine la sconfitta peserà molto di più agli altri che a lei.
Alfredo Scagnozzi… scusate Antoniozzi, è di sicuro quello che più di tutti ci teneva a vincere. E questo si può affermare per l’amore che Alfredo Predicozzi… scusate Antoniozzi, ha dimostrato per i muri della nostra città. Odia i collettivi di sinistra che sfregiano la città con orribili scritte sui muri che inneggiano alla sovversione. A lui piacciono i muri puliti. E come dargli torto. Sperava nella vittoria di Cosenza puntando tutto sulla pulizia dei muri. Con dei muri splendenti Cosenza avrebbe potuto giocarsi la partita fino in fondo. E invece è finita con l’esclusione di Cosenza ritenuta, dai giudici, una città dai muri troppo imbratti. Un giudizio che ha vanificato di colpo tutto il lavoro svolto da Alfredo Gargarozzi… scusate Antoniozzi, che sulla battaglia per la pulizia dei muri della città ha speso tutte le sue energie fisiche e politiche. Se solo il sindaco Franz gli avesse dato retta, oggi Cosenza non sarebbe la grande esclusa. Perciò Alfredo Scarcagnozzi… scusate Antoniozzi è tra i più delusi, perché lui lo aveva detto.
Ma c’è ancora qualcuno che è rimasto deluso da questa esclusione e che non appare in pubblico: Nicola Adamo. Unico e formidabile sponsor dell’associazione “la Rivoluzione delle Seppie” di “proprietà” della figlia Rita, incaricata dal comune con una iniziale dotazione economica di 100.000 euro, “Agenda Urbana”, di coordinare la creazione di 3 poli culturali: Casa delle Culture, Cinema Teatro Italia, e Oratorio di San Gaetano. L’esclusione di Cosenza è per Nicola una occasione persa, con in mano importanti strutture culturali avrebbe potuto, con la vittoria della città a capitale della cultura, trovare tante altre dotazioni economiche da desinare all’associazione della figlia. Un vero peccato. Ma non è un problema, ci penserà Franz a trovare altre dotazioni economiche alle Seppie, così come ha fatto per il Capodanno. E chi se ne frega del dissesto, La Cultura viene prima di tutto. È da ignoranti considerare questa spesa uno sperpero di denaro pubblico. Perché, come dice qualcuno, con la Cultura, se non lo avete ancora capito, si mangia, specialmente Nicola Adamo e famiglia.