Ieri sera Marisa Manzini, dopo aver sequestrato depuratori dismessi da decenni ed aver pettinato centinaia di bambole della sua leggendaria collezione nell’altrettanto leggendario ufficio che ha in procura, ci ha finalmente regalato una gioia.
Aver chiesto (e soprattutto ottenuto!!!) l’interdizione dai pubblici uffici per un anno di quel truffaldino di Maximiliano Granata, marito di un giudice del Tribunale, è qualcosa che sinceramente non avremmo mai sperato, ma non possiamo certo dire di essere soddisfatti del suo “lavoro”.
Da due anni ormai la signora Manzini fa l’indiana rispetto alla gran vergogna di 135 papponi, che noi definiamo a giusta ragione “falsi precari”, piazzati da tutti i partiti politici all’ASP di Cosenza prima delle elezioni regionali 2014.
Questi stessi politici ormai sono costretti pubblicamente a “scaricarli” ma sottobanco stanno facendo di tutto affinché la Regione possa mollargli uno stipendio ogni mese alla faccia di tanti disoccupati e precari che non hanno nessun santo in paradiso.
Si tratta di 135 persone scelte senza alcun titolo, due anni fa, in campagna elettorale da Nicola Adamo (che si parava dietro il grugno di Carletto Guccione), Tonino e Pino Gentile (i Cinghiali insomma), Giulio Serra e tanti altri. Con gravissime responsabilità della CGIL e di tale sindacalista Franco Mazza, intimo amico di Nicola Adamo e Pierino Citrigno.
Il 19 dicembre addirittura Palla Palla in carne ed ossa incontrerà queste persone che non hanno alcun diritto di legge. Nessuno. Se non quello di essere clienti e parenti di questi impresentabili politici che ci ritroviamo.
Il voto di scambio è palese anche ai bambini, talmente evidente da far rabbia ma la Manzini su questo versante tace. O meglio continua a pettinare le bambole.
Alla faccia nostra, che abbiamo figli laureati e disoccupati a casa e che non si chiamano Zuccarelli, D’Agni, Grandinetti, Fabiano, Rizzuti e compagnia bella.
Questa sanità malata gestita da un falso depresso e da Magnelli, da condannati e corrotti, da oncologi che si fanno pagare in nero, continua a fare quello che vuole.
Sa che non esiste una procura a Cosenza e nemmeno a Catanzaro, che i giudici del lavoro sono compiacenti e hanno famiglia e che l’impunità è diventata immunità.
Quello che ci sorprende però è il silenzio del Movimento Cinquestelle. O meglio, ci sorprende fino ad un certo punto. Tutti sanno che il senatore Morra è un infiltrato del “sistema” in casa di Grillo e qui a Cosenza ha fatto di tutto per non mettere i bastoni tra le ruote ai suoi “amici”.
Ma tra i grillini, per fortuna, ci sono deputati liberi che in altri territori stanno facendo fuoco e fiamme. Ci appelliamo a loro, a Dalila Nesci ed a Paolo Parentela soprattutto, affinché facciano qualcosa di concreto.
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