Calabria, Robertino Occhiuto: il re dei parassiti (sociali) e la famiglia dei falliti

Tra i personaggi che suscitano più ribrezzo fra quelli che circondavano il plurindagato e il superindebitato sindaco fallito Mario Occhiuto per “soffiargli” il ruolo di presidente della Regione, al primo posto c’era il fratello Robertino, eletto invece di lui presidente della Regione Calabria dopo l’interregno di otto mesi della povera Jole Santelli. E giunto ormai al suo terzo tragicomico anno di mandato. Come dire che abbiamo superato la metà del “supplizio” al quale noi calabresi siamo stati condannati dalla “cupola” che governa la nostra regione e alla quale nessuno può ribellarsi.

Definire Roberto Occhiuto un parassita sociale è poco. Non rende “giustizia” alla schifezza umana che rappresenta, e allo squallore che incarna. Robertino è un personaggio privo di etica sociale, e disconosce completamente il significato della “morale politica”. Roberto è stato il primo della famiglia Occhiuto a capire che con la politica si mangia, eccome se si mangia! Al pari di suo fratello Mario è incapace a procurarsi da vivere, per se e per la propria famiglia, attraverso un onesto lavoro. Roberto è una vita che campa sulle spalle dei cittadini o sulla “vigna” (visto che si è occupato anche di produzione di vino) di qualche minchione massone che lo ha finanziato e ancora lo finanzia. Il parassita sociale di cui sopra ha sempre sfruttato e strumentalizzato la gente con la scusa della politica, come fa la sanguisuga con la sua vittima: si attacca al corpo “e tannu u lassa quannu sa sucatu tuttu u sangu”. Un incrocio tra un broker politico e un incantatore di serpenti. Perché è sul bisogno della gente che ha costruito la sua carriera politica. La falsa promessa e la menzogna sono le sue armi preferite. Strumenti che ha imparato ad usare dopo tanti anni da “seminarista al servizio di certo clero”.

A vederlo non si direbbe che dietro quel faccino da chierichetto, da bravo ragazzo della porta accanto, si nasconde, in realtà, un feroce affamatore di popolo. È la rappresentazione plastica della banalità del male. Il classico frustrato che predica bene in pubblico e razzola male in privato. Robertino come Mario è un fallito. Lavorativamente parlando non ne ha azzeccata una. E come Mario si è riempito di debiti per via della loro propensione alla bella vita: macchinoni, piscina, viaggi, ville e attici. Ma la bella vita costa e il misero stipendio da parlamentare non bastava neanche a pagare le bollette. Tant’è che come Mario, anche Roberto, è un assiduo frequentatore del tribunale fallimentare. Chi li conosce intimamente di loro dice: sono sempre alla ricerca di denaro. Da qui la necessità di utilizzare la politica come strumento per ripianare la loro disastrosa situazione economica.

Roberto è stato l’ispiratore della candidatura di Mario alla presidenza della Regione Calabria, salvo poi proporre la povera Santelli e adesso proporsi lui stesso per quella che è a tutti gli effetti l’ultima spiaggia per la famiglia Occhiuto. Perché Robertino si affanna a dire che lui non è come il fratello ma intanto le voci di un “fallimento” (parola molto familiare per gli Occhiuto) della ridicola azienda vinicola finanziata dal suo bancomat personale – Paolo Posteraro – le hanno sentite tutti e tutti adesso sanno che l’esperienza di Robertino il vignaiolo è finita, con decenza parlando, a puttane. Perché lui e il socio sono stati costretti a venderla a un utile idiota che se l’e accollata non senza prima avere “accettato” un bel pacchetto di commesse dell’Eni dai compari di Robertino alla Regione Basilicata.

E adesso come farà a dire che di professione fa l’imprenditore vinicolo? Qual è, dunque, la sua professione – a parte fare politica succhiando il sangue ai calabresi -? Quella del parassita diventa, dunque, la sua unica dimensione possibile e basta sentirlo parlare per rendersene conto.

Ed è qui che viene fuori tutto lo squallore umano e politico di quest’uomo che pensa di nascondere il suo marciume dietro qualche abitino firmato, o di eliminare la puzza di profittatore con qualche goccia di costoso profumo. Da quando è partita la loro privata campagna elettorale per le regionali e fino all’ultima ridicola conferenza stampa con i giornalisti di regime finanziati e asserviti, Robertino non fa altro che parlare dei danni prodotti da chi ha amministrato la Calabria nelle ultime consiliature.

Quello che dimentica di dire, però, è che dal 2000 al 2010 lui ha bivaccato come consigliere di maggioranza prima, e come vicepresidente del consiglio regionale dopo, negli uffici della Regione. Dieci anni trascorsi da politico, prima di Forza Italia e poi Udc, alla regione che evidentemente, Robertino ha dimenticato, ha cancellato, ha rimosso. Quali sono state le sue azioni politiche in quegli anni (non parliamo del secolo scorso, ma di qualche anno fa) per la Calabria e i calabresi ci piacerebbe lo dicesse nei suoi penosi comizi.

Cosa ha fatto per la sanità, per i trasporti, per i lavoro, per l’ambiente, per le infrastrutture? Ve lo diciamo noi cosa ha fatto: è rimasto per dieci anni chiuso nel suo ufficio a sbrigare pratiche agli amici degli amici a prezzo fisso e ad “assumere” portaborse e autisti stabilendo il record mondiale: 12 (dodici!!!).

Questo ha fatto, ed oggi se la sanità è allo sfascio, se i trasporti non funzionano, se la Calabria è ultima su tutto, la colpa è degli altri. Lui non c’entra. Quando c’era lui in Regione, tutto andava bene: la sanità funzionava, la disoccupazione non esisteva, e i treni arrivavano in orario.

Ecco, la prossima volta che appare in pubblico a dire che la Regione Calabria è allo sbando, qualcuno glielo ricordi. E gli ricordi anche che non servirà a niente “minacciare” chi gli spiattella in faccia la sua vera natura di parassita sociale. La verità prima o poi viene sempre a galla e tra qualche anno di Robertino Occhiuto non resterà neanche uno sbiadito ricordo.