Cosenza. Franco Perna torna a casa dopo 31 anni di carcere: la storia dell’ultimo vero boss

Il boss cosentino Franco Perna, classe 1942, torna a casa a Cosenza dopo 31 anni di detenzione, gran parte dei quali trascorsi in regime speciale di 41bis e due condanne all’ergastolo. L’assegnazione alla detenzione domiciliare è stata accordata per ragioni gravi di salute. Perna è stato condannato alla massima pena prevista dall’ordinamento perché ritenuto mandante dell’agguato costato la vita il 12 marzo del 1985 al direttore del carcere bruzio, Sergio Cosmai. Perna era stato tra gli arrestati della celeberrima operazione Garden del 10 ottobre 1994. Uno dei pochissimi – forse il solo, diciamola tutta… – che non si è mai pentito o dossociato. 

LA STORIA DI FRANCO PERNA, L’ULTIMO VERO BOSS 

Dopo la morte di Gigino Palermo detto ‘u Zorru, avvenuta nel 1977, i clan gestiscono a loro piacimento l’arrivo di quantità ingenti di eroina per le classi meno abbienti e di cocaina per i giovani rampolli della Cosenza “bene”. E’ anche per questo che si sono fatti la guerra.

Da allora e fino alla metà degli anni Ottanta si apre una guerra di mafia tra i clan dominanti della città, Tonino Sena-Franco Pino da una parte e Franco Perna-fratelli Pranno (Mario e Pasquale) dall’altra, a ritmi più o meno intensi di omicidi e attentati.

Franco Pino è il boss spregiudicato, quello che stringe gli accordi con i “colletti bianchi” e fa da trait d’union col potere politico. Franco Perna è l’altra faccia della malavita cosentina, che ha certamente la schiena più dritta e non scende a compromessi. E che avrebbe cercato ancora di convivere col vecchio Zorro, del quale era anche parente avendo sposato una sua nipote.

Il vero boss insomma è Perna non Pino, che invece cerca e trova accordi con i magistrati deviati e i poliziotti e i carabinieri corrotti. Ma è evidente che questa guerra non può durare in eterno. La ‘ndrangheta cosentina, dunque, cambia decisamente pelle. In gergo, si dice che si trasforma da “locale bastardo” in “locale d’onore” o di ‘ndrangheta. E’ il pentito Roberto Pagano a parlare per primo di questa trasformazione.

“Sino alla morte di Palermo – afferma Pagano – il territorio cosentino veniva considerato in mano a una criminalità “bastarda”, proprio perché molti componenti della delinquenza di allora avevano sfruttato la prostituzione impedendo la nascita di un locale secondo le regole ‘ndranghetistiche. La ‘ndrangheta infatti non riconosceva questa attività…”.

Cosenza, pertanto, viene alla fine affiliata alla ‘ndrangheta con tutti i crismi che servono. Nel 1985 i clan Perna-Pranno e Sena-Pino uccidono il direttore del carcere Sergio Cosmai e siglano una proficua “pax”, come scrive persino la questura, testimone oculare dell’accordo finale al bar Due Palme e delle partite di calcio nel campetto del carcere che sancivano la nuova fase e pronta a “benedire” la riconciliazione con risultati tangibili per… le tasche dei dirigenti più in vista. E se non fosse arrivata la Dda di Catanzaro, che nel 1994 diede il via all’Operazione Garden, tutti gli “uomini d’onore” di Cosenza sarebbero rimasti tranquilli e lasciati liberi di fare ciò che volevano grazie alla compiacenza della politica (alla quale servivano i loro voti), delle forze dell’ordine e della magistratura cosentina. Il Tribunale di Cosenza non a caso viene definito tuttora il “porto delle nebbie”… La Dda di Catanzaro condannò quindi all’ergastolo Franco Perna, riconoscendolo colpevole di essere tra i mandanti dell’omicidio del direttore del carcere Sergio Cosmai. 

Franco Perna è stato in carcere fin dal 10 ottobre 1994 e non ha mai ceduto alla tentazione di pentirsi come Franco Pino e – ahinoi – quasi tutti i picciotti dei due clan: una vera e propria invasione di collaboratori di giustizia e una chiara manovra per inquinare il quadro probatorio e “neutralizzare” il processo Garden ordita dai magistrati Serafini e Spagnuolo in combutta con gli avvocati dei pentiti. E Franco Perna non si è mai pentito nonostante sia stato a lungo in regime di 41 bis da allora e fino al 2009. Perna oggi ha 83 anni.