Cosenza. Giovanna Petrocca va in pensione

Dopo ben 35 anni di onorato servizio, per la dottoressa Giovanna Petrocca, si avvicina il giusto e meritato riposo. Di strada ne ha fatta la ragazzina che all’età di 15 anni lasciò la sua adorata Petilia Policastro per recarsi a Roma, da dove, nel settembre del 1988, inizierà la sua carriera in polizia, fino ad arrivare alla nomina, attuale, di questore della provincia di Cosenza. Tanti sono gli episodi di “buon servizio” che hanno scandito la sua vita di poliziotta di “strada”. Dalle volanti alla direzione di commissariati di periferia. Una carriera, quella della Petrocca, “consumata” sempre e solo all’insegna del senso del dovere, e con enorme spirito di sacrificio. Insomma una poliziotta tutta d’un pezzo, sempre pronta all’azione, e sempre in prima fila a difesa delle Istituzioni democratiche.

Ed è proprio pensando alla carriera della Petrocca che avevamo sperato, con il suo arrivo a Cosenza nel 2018, di essere, finalmente, alla tanto agognata svolta legalitaria alla questura di Cosenza, che in materia di “legalità” (senza generalizzare ovviamente) non ha mai brillato. In tanti avevano sperato che con l’arrivo della Petrocca certe “anomalie” operative e investigative, di cui la questura di Cosenza è stata protagonista per tanti anni, non si sarebbero più ripetute. Ed invece a Cosenza, tutto è rimasto come prima: chi denuncia il malaffare con nomi e cognomi finisce per essere “attenzionato” e perseguitato da alcuni uffici della questura. Che poi è l’unica cosa che sanno fanno.

Niente è cambiato all’interno della questura: chi esercitava arbitrariamente il potere derivante dalla divisa, oggi, più che mai, continua a farlo. Sotto la guida della Petrocca niente è stato prodotto in materia di repressione, non solo sotto il punto di vista strettamente “malavitoso” (da un po’ di tempo a questa parte diversi sono gli attentati intimidatori subiti da commercianti e imprenditori, senza contare le tante spaccate a danno di armerie, rimaste impunite), ma soprattutto niente è stato prodotto in materia di reati contro il pubblico patrimonio. Che è l’aspetto che più interessava ai cosentini onesti, visto che tutti sanno che le casse comunali sono oggetto di saccheggio da oltre 30 anni. E tutti si aspettavano, con l’arrivo della Petrocca, affiancata da un bravo investigatore come il dottor Catalano, una forte e dura risposta dello stato contro il malaffare massomafioso, da sempre impunito, presente a Cosenza a tutti i livelli, che però non è mai arrivata. I quattro anni trascorsi da questore a Cosenza, e non lo diciamo certo con volontà di offesa, non hanno per niente reso “onore” al glorioso passato della dottoressa Petrocca. E non ce ne voglia il questore se diciamo questo. Allo stato sono i dati, e i fatti a dirlo.

La Petrocca aveva “accettato” il delicato compito di guidare la questura di Cosenza, dopo anni e anni di fuggi fuggi di questori, in previsione di “partecipare” ad una qualche grossa operazione per suggellare il suo operato da poliziotta d’azione, ricevere una giusta promozione, e chiudere in bellezza la sua scintillante carriera, ma qualcosa è andato storto, e invece della promozione è arrivata la pensione. Che nulla toglie però all’operato storico della Petrocca. Anche se a Cosenza qualche volta si è mostrata un po’ svampita. E possiamo comprenderla, dato che non deve essere stato per niente facile per lei, abituata alla rigida regola dei “diritti e dei doveri”, abbozzare davanti a comportamenti poco leciti, se non, in diversi casi, illegali, di alcuni suoi “sottoposti”.

Forse fingersi un po’ “distratta”, le sarà servito per sopravvivere professionalmente. Il tempo a disposizione della Petrocca è quasi scaduto, la sua carriera dovrebbe concludersi entro la fine di questo anno (forse novembre), e i pochi mesi rimasti sufficienti per fare le valigie e nient’altro. È così che si conclude la carriera della Petrocca, senza infamia e senza lode. Ma resta un elemento che potrebbe cambiare la carte in tavola, ed è la fierezza e la dignità professionale della Petrocca, e la fierezza si sa, a volte trasforma gli uomini e le donne in eroi e eroine.