Cosenza, glorificazione di un invasore: Alarico. L’edificio transformer

GLORIFICAZIONE DI UN INVASORE: ALARICO. 6ª PUNTATA
L’OPERAZIONE ALARICO E L’EDIFICIO TRANSFORMER

dal profilo FB di Battista Sangineto

L’edificio dell’ex Jolly non è bello: un parallelepipedo di cemento armato, troppo alto e sgraziato, edificato ai piedi dello straordinario scenario del bimillenario centro storico di Cosenza. Non era bello neanche negli anni ’40 quando, in preda a quella incontenibile voglia di ricostruzione post-bellica, fu eretto per ospitarvi uno degli alberghi della moderna, modernissima, prima catena alberghiera italiana: la Jolly Hotels S.p.A., modellata su quelle americane che tanto piacevano a Gaetano Marzotto, il suo fondatore. A differenza di quel che comunemente si pensa, gli edifici che ospitavano i Jolly non erano tutti eguali, alcuni sono stati costruiti, come quello di Milano per esempio, in stile “brutalista”, altri vagamente “alla Le Corbusier” disegnati come scatole in cemento a vista, vetro ed acciaio, altri, come quello di Roma, in “stile industriale” ed altri ancora come quello di Cosenza: un banale quanto disarmonico scatolone.

Gli alberghi della catena Jolly, in tutta Italia, rappresentavano, architettonicamente, la voglia di ricostruire e di ricominciare a vivere, i nuovi modi di viaggiare e, soprattutto, la modernità il cui simbolo principale era costituito, un po’ alla americana, dalle piscine che vi si costruivano accanto. Un gustoso aneddoto riguarda proprio la piscina del Jolly di Cosenza che fu fatta chiudere, secondo i ricordi di alcuni, a seguito della vibrante protesta di un arcivescovo dell’epoca che trovava sconveniente che le donne, ospiti dell’albergo, facessero il bagno, pur nei castigati costumi di allora, alla vista dei timorati cosentini.

L’edificio, dopo alcuni decenni, è pervenuto alla Regione che ne ha fatto la sede dell’Aterp e, di recente, è stato acquistato (per 2 mln. e 253.000 euro complessivi, di cui 450.000 all’atto di compravendita) dal Comune di Cosenza che vorrebbe abbatterne gli ultimi piani per trasformarlo, come nei cartoons di Atlas-Ufo-Robot-Goldrake, nel terrorizzante e sfolgorante Museo del Nulla-Alarico. L’Operazione Alarico -del resto l’offensiva lanciata da Hitler contro l’Italia dopo l’8 settembre del 1943 si chiamava proprio così- costerà, complessivamente, circa 7 milioni di euro.

A giudicare dal rendering (foto sotto) pubblicato nel bando di assegnazione dei lavori, il nuovo edificio sarà più brutto ed ancora più fuori contesto del precedente. Se l’ex Hotel Jolly, grazie anche ad una pitturazione esterna che richiama quella dei palazzi del centro storico, è stato, seppur malamente, inglobato nel paesaggio urbano, il nuovo immaginifico, sbalorditivo, rilucente, dorato, imbarazzante Museo del Nulla sarà totalmente fuori contesto perché troppo grande, troppo alto, perché ricoperto da chissà quale materiale dorato che sarà visibile a chilometri di distanza e sarà compatibile con il tessuto urbanistico della città antica come un pugno in un occhio.

Il rendering del Museo di Alarico

Un Museo che – come il Ponte dei Vavusi che collega il nulla con il nulla- può essere chiamato, a ragion veduta, il Museo del Nulla perché non conterrà nulla, visto che non abbiamo una sola scheggia di metallo prezioso e, nemmeno, un solo frammento di ceramica che sia riconducibile ad Alarico o ai suoi Visigoti. Questa assenza di reperti da esporre costringerà, purtroppo, a spendere altre centinaia di migliaia di euro, se non milioni, per arredare e riempire l’inutile contenitore di altrettanto inutili contenuti virtuali: la FUFFA RIPIENA DI FUFFA.

Mentre la città vecchia si sbriciola sotto ogni pioggia e inesorabilmente rovina verso valle, l’Amministrazione comunale, in carica ormai da sette anni -invece di impegnarsi nella difficile, ma altrimenti esiziale, battaglia del risanamento del centro storico- ha investito soldi ed energie per promuovere grottesche ed infruttuose campagne di marketing turistico (tutti ricordiamo quella con Himmler come testimonial), ora sta allestendo, addirittura, un improbabile musical sulla leggenda del tesoro di Alarico e, per finire in bellezza, vuole spendere ben 7 milioni di euro per dedicare all’invasore un Museo virtuale.
Anche per il Museo del Nulla-Alarico valgono le parole di Rem Koolhaas, Junkspace, Quodlibet 2006, pp. 13-15: “Superata una certa scala, l’architettura assume le peculiarità della Bigness. La Bigness è l’architettura estrema … il cui messaggio implicito è FUCK THE CONTEXT (fanculo il contesto)”.

6 – (fine)