Cosenza. Guarascio, prendi i soldi e scappa: una retrocessione “programmata”

Il Cosenza è in Serie C ma l’epilogo ormai era scritto da tempo, almeno dal mese di dicembre, come scrivono in questi frenetici minuti i tifosi più appassionati. Sì, perché a dicembre c’era da programmare con urgenza il mercato invernale per vedere di porre rimedio ai troppi errori della sessione estiva e per operare al meglio si doveva e si poteva avere un direttore sportivo con un contratto. E invece il patron Guarascio non ha prolungato il rapporto col direttore sportivo Trinchera, che è andato a Milano a gennaio come se fosse in vacanza. La squadra non solo non è stata rafforzata ma è stata addirittura indebolita di più con la cessione di Baez e a quel punto in molti hanno capito qual era la “programmazione” di Guarascio.

Da gennaio in poi il sempre più impopolare “Gargamella” ha messo in atto la liquidazione totale della società per chiusura attività, pianificata chiaramente da tempo. La vendita di Baez con la complicità di Trinchera e il silenzio-assenso di Occhiuzzi, per giunta ad una diretta concorrente del tempo (la Cremonese) è stata il segnale. A seguire i debiti sociali, procuratori che avanzano richieste di pagamenti, fornitori che aspettano pagamenti, servizi non più garantiti, bocche cucite da parte dei tesserati e stampa in gran parte compiacente. Ancora oggi, pensate un po’. Segnali inconfutabili di totale disimpegno dirigenziale, che non potevano che portare all’epilogo della retrocessione.

Il tempo di Guarascio è scaduto, anche se la folta schiera di lecchini che si è creato, cercherà in tutti i modi di affermare il contrario. La verità, suffragata da tutti i fatti che abbiamo appena elencato, si materializzerà con gli ultimi atti successivi a questa disastrosa retrocessione. Il tempo di iscrivere la società in Lega Pro, ma giusto per incassare i soldi del cosiddetto “paracadute” previsto dalla Lega di Serie B (circa 1 milione di euro per il Cosenza, che è in prima fascia), che andranno ad aggiungersi a quelli già presi per la cessione di Baez (800mila euro) e la valorizzazione di Falcone e altri premi minori (circa 1 milione e mezzo), che diventano una buonuscita cospicua prima di cedere la società. In molti immaginano già possibili scenari: da qualche settimana trapelano voci dell’interesse di due cordate di imprenditori per il Cosenza e per il momento è giusto non anticipare i nomi, ma quello che convince maggiormente è anche la scadenza dell’appalto della spazzatura con il Comune di Cosenza, prevista per il 2022.  

Nessuno deve dimenticare, infatti, che l’unico motivo per il quale Guarascio ha accettato di prendere il Cosenza è stato il suo sporco e maledetto appalto della spazzatura. Diciamocelo francamente: la politica non doveva, non deve e non dovrà mai più entrare nel destino del calcio cosentino. 

Cosenza e la sua Provincia non meritavano questa umiliazione.
Il calcio è passione e solo chi ha passione e rispetto dei nostri colori rosso e blu, può rappresentare la giusta proprietà della società Cosenza Calcio. Non mercenari ed affaristi ma solo passione e fede.
Non sempre si vince con il danaro se non trasmetti passione e fiducia in chi scende in campo. Chi invece non investe danaro, non ha competenza e non trasmette la fede rossoblu, ha un solo destino: la distruzione.