di FEM.IN. COSENTINE IN LOTTA
Si è concluso poche ore fa il presidio davanti al Tribunale di Cosenza per chiedere verità e chiarezza sulla morte di Ilaria Mirabelli.
Quello che abbiamo ripetuto al microfono e ai media è che noi oggi non eravamo lì per fare un processo, ma che la nostra pressione si è resa necessaria dopo due settimane di assenza di risposte.
Qualcuno ci ha chiesto se il nome della famiglia dell’indagato abbia un peso e la nostra risposta è che non lo sappiamo, ma sappiamo, come tutti, che in questo territorio i nomi contano, i nomi pesano; nei concorsi, nei bandi, nelle file all’ospedale.
La sfiducia nelle istituzioni che oggi ha portato in piazza quasi 200 persone è la stessa che ci fa dubitare dell’efficienza di chi dovrebbe garantire i diritti di tutte e tutti, di chi dovrebbe svolgere il proprio lavoro con professionalità e trasparenza.
Nella terra dove i diritti sono merce e dove il potere fa rima con interessi personali, il silenzio delle istituzioni pesa il triplo.
Oggi la rabbia e lo sgomento di una città intera hanno preso forma per veder rispettato un diritto: quello alla verità. Lo dobbiamo a Ilaria, lo dobbiamo a noi stessi e noi stesse, in quanto cittadini e cittadine.