Cosenza, il dissesto del cazzaro. Succurro, De Cicco e Vizza: “Abbiamo firmato in buona fede e senza leggere”

A leggere la sentenza della Corte dei Conti, il quadro che ne viene fuori è quello che sin dal primo momento, come giornale, vi abbiamo sempre raccontato: Occhiuto ha utilizzato le casse comunali, non solo per saldare i suoi tanti debiti personali (anche in questo caso esiste una sentenza), come un bancomat personale. Lo spaccato che analizzano i giudici della Corte dei Conti è relativo solo ed esclusivamente alla gestione allegra delle assunzioni occhiutiane al Comune. Assunzioni in spregio ad ogni regola e senso di legalità, che hanno prodotto, nel solo periodo preso in esame dei giudici 2011/2015, un danno erariale quantificato in quasi mezzo milione di euro. E questo, ripetiamolo, solo per le assunzioni. Figuriamoci tutto il resto.

Scrivono i giudici dell’azione amministrativa di Occhiuto: “Nonostante il Comune di Cosenza con delibera n. 5/2013 avesse adottato il piano di riequilibrio finanziario pluriennale, (mai messo in pratica, tant’è che nel luglio del 2019, il Comune di Cosenza è stato dichiarato “fallito”), nonostante lo stesso sindaco (e assessori) avesse  adottato (con delibera 13/2013) la determinazione per ripristinare le condizioni fisiologiche di bilancio e per porre rimedio ai pesanti squilibri strutturali derivanti dalla conclamata eccedenza di personale, dichiarando ben 113 esuberi – segno evidente ed inequivocabile della consapevolezza dei partecipanti alla giunta della grave crisi economica del Comune –  ebbene, ciò nonostante,  in spregio alla programmazione, non solo continuava a mantenere il personale in eccedenza ma assumeva nuovi collaboratori per lo staff del sindaco, collaboratori che ben potevano essere scelti tra i dipendenti già di ruolo nell’Ente”. Come a dire: un tiani pani e va truvannu sazizza!

A fare da complici agli intrallazzi di Occhiuto, i suoi assessori, messi lì, come vedremo tra poco, solo per “pali i scupa”. Il che conferma quello che diciamo da anni: Occhiuto si è sempre circondato di persone disposte a firmare tutto.

Gli assessori coinvolti (gli altri si sono salvati perché assenti nella riunione di giunta) sono: Rosaria Succurro, Francesco De Cicco, Carmine Vizza, anche loro condannati per aver “avallato” gli intrallazzi di Occhiuto. E davanti ai giudici si sono così difesi: “Abbiano approvato in buona fede atti ricompresi nella competenza degli uffici tecnico-amministrativi”. In sostanza dicono: abbiamo firmato senza leggere perché ce lo ha chiesto Occhiuto.

La risposta dei giudici alla loro squalificante (per loro stessi) giustificazione:

“Le condotte contestate agli assessori del comune di Cosenza, infatti, scaturiscono dalla violazione di palesi disposizioni normative ma soprattutto dalla inosservanza degli elementari doveri di servizio che incombono su ogni organo politico.

I membri della giunta municipale, infatti, ben sapevano che il Comune di Cosenza aveva adottato un piano di riequilibrio; che era stato deliberato l’esubero di 113 persone; che l’assunzione di quattro collaboratori esterni per l’Ufficio del sindaco avrebbe causato l’impiego di denaro pubblico per fini non istituzionali.

Tutti elementi di immediata percezione a chiunque svolga la propria funzione di organo politico con un minimo di diligenza.

Ciò nonostante, hanno deliberato l’assunzione di quattro consulenti esterni e l’incremento dell’emolumento del Cirò, violando così gli aspetti tipici della diligenza quali la cura degli interessi pubblici affidati, la cautela, la prudenza e la legalità.

Conclusivamente, l’eccezione in esame deve essere respinta perché nessuna questione di particolare complessità hanno affrontato i componenti della giunta allorché hanno deciso di assumere quattro consulenti esterni per l’Ufficio di staff del sindaco e di aumentare l’emolumento retributivo del Cirò. Così come certamente la delibera 22/2015 non può considerarsi un atto di competenza di organo burocratico”.

Ora tutto passa nelle mani della procura ordinaria, la stessa che ha coperto per anni questo continuo e reiterato ladrocinio, e come sempre, vedrete, tutto finirà di nuovo insabbiato. Tanto in tempi di coranavirus, non se ne accorge nessuno. O no?