I genitori di Antonio Ruperti – il ragazzo di 17 anni deceduto dopo un tragico scontro tra la moto che stava guidando e un’auto di servizio della polizia (https://www.iacchite.blog/cosenza-e-morto-il-minorenne-coinvolto-nellincidente-con-unauto-della-polizia/) -, Vittorio Ruperti e Laura Bevacqua, assistiti dall’avvocato Mario Scarpelli, presso la sede del Comando provinciale dei carabinieri di Cosenza nell’immediatezza dei fatti hanno formalizzato denuncia-querela. L’accusa mossa dai genitori è di omicidio nei confronti dei tre poliziotti a bordo della vettura, una Jeep Renegade bianca in uso alla questura di Cosenza.
Antonio Ruperti è morto il 9 settembre del 2023 nel reparto di Rianimazione dell’ospedale dell’Annunziata a causa delle gravi ferite riportate nello scontro, avvenuto nella mattinata di quel maledetto giorno: lesioni interne e un violento trauma polmonare. I poliziotti – secondo la ricostruzione fornita anche da alcuni testimoni che avrebbero assistito alla scena – erano già sulle sue tracce. Si sarebbe trattato, dunque, di un inseguimento. Sequestrati la salma del ragazzo e i referti medici in attesa della disposizione dell’autopsia da parte del pm della procura di Cosenza titolare del fascicolo, prevista nelle prossime ore.
Nell’immediatezza dell’incidente, è stato fatto sapere – ovviamente dalla questura di Cosenza – che la motocicletta risulta essere di proprietà di un soggetto gravato da precedenti penali e che era priva di copertura assicurativa e revisione. E’ stato confermato che i poliziotti erano a bordo di una Jeep Renegade bianca senza nessun simbolo della polizia. Non si sa ancora ufficialmente perché il mezzo era in servizio, se aveva in funzione la sirena o meno o abbia mostrato la paletta d’ordinanza per fermare la moto e neanche dov’era diretta l’auto. La famiglia del giovane ha evidentemente maturato una serie di indizi che l’hanno indotta a presentare denuncia nei confronti dei tre poliziotti a bordo della Jeep Renegade bianca.
L’incidente è avvenuto all’incrocio tra Via Falvo e Via Martorelli nel quartiere di Torre Alta (i nomi delle strade sono stati cambiati, prima erano via Montevideo e via Lazio), a poche centinaia di metri dal Tribunale: il ragazzo era alla guida di una motocicletta di grossa cilindrata.