Cosenza, il blitz di Gratteri e gli affari del Gaming. De Cicco indebitato finisce nella morsa del poliziotto “infedele” e di Piromallo

L’attività economica relativa alle sale giochi ed alle scommesse è in mano alla criminalità cosentina e viene definita in gergo “Gaming”. In principio era Emiddio Lanzino, figlio del boss Ettore Lanzino, a godere di un sostanziale monopolio di tali attività nel territorio cosentino. Oggi, il Gaming è affare condiviso da sei gruppi attivi, sovrapponibili o collegati alla confederazione. Si tratta dei gruppi: Chiaradia-Orlando; Manna-Gaudio; Drago; Reda; Carelli e altri. Sono state le dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia a garantire alle forze dell’ordine gli elementi necessari a ricostruire la presunta rete tessuta da alcuni degli indagati.

E’ il collaboratore di giustizia Silvio Gioia a cristallizzare nomi e legami nell’affare del Gaming. Daniele Chiaradia e Mario Piromallo detto Renato avevano un rapporto diretto, Chiaradia e Mario Gervasi gestivano una società di Gaming (Gechi Games) anche a Malta, e l’avvio era stato possibile grazie ai finanziamenti elargiti proprio da Piromallo. Quest’ultimo li affiancava nella gestione servendosi dello schermo societario per riciclare il denaro di provenienza illecita.

Il pentito chiama in causa Francesco De Cicco (finito ai domiciliari), attuale assessore alla Manutenzione e ai quartieri del Comune di Cosenza e già assessore (con il sindaco Occhiuto) e consigliere comunale (la prima volta è stato eletto con Morrone). De Cicco era legato sia a Chiaradia e Gervasi, i quali gli riconoscevano il 45% degli utili. Aveva contratto debiti pari a 200 mila euro con entrambi e indirettamente con Piromallo perché aveva il vizio del gioco. De Cicco, per ridare le somme dovute, ha venduto un’auto e trasferito la proprietà di un immobile. Ma non solo.

Anche un altro collaboratore di giustizia, Roberto Violetta Calabrese, tira in ballo l’assessore cosentino. “De Cicco faceva capo ad una società gestita da Chiaradia e da tale “Silvio” (Orlando), un poliziotto, specificando che quest’ultimo non figurava formalmente come socio in ragione della professione che svolgeva”.

Dell’ associazione per delinquere capeggiata dal duo Chiaradia-Orlando e costituita al fine di gestire in modo illecito l’attività di gaming farebbe parte proprio Francesco De Cicco, in qualità di collaboratore. Nel corso delle indagini, gli investigatori captano i continui rapporti telefonici e monitorano le frequentazioni degli indagati, che spesso si traducevano in vere e proprie riunioni. Tutti elementi che ipotizzano l’esistenza di «una struttura organizzativa ben precisa in termini di ruoli da ciascuno ricoperti, di programma da realizzare, nonché dotata di una struttura logistica raffinata (società ad hoc costituite, dettagliato modus operandi.

Quanto alla figura controversa del poliziotto Silvio Orlando (in pensione da 2 anni ma per molto tempo ispettore di Polizia giudiziaria alla procura di Cosenza), va osservato che è emerso come lo stesso operasse nel settore Gaming con la società Orchi Srl formalmente intestata alla moglie Fabiola Sacco e di cui Francesco Sorrentino risulta socio e rappresentante legale, mediante la quale gestiva diversi punti Eurobet. E’ anche emerso come la Orchi veniva gestita da Orlando e Chiaradia (socio occulto), segnalando peraltro che il nome contiene i riferimenti alle iniziali dei cognomi di entrami. Or come Orlando, Chi come Chiaradia…

Sono state captate diverse conversazioni dalle quali risulta che Sorrentino fosse solo un prestanome e che la gestione della società facesse capo a Silvio Orlando. Risulta infatti non solo che questi dava disposizioni gestorie relative all’attività, ma anche che veniva interpellato per risolvere qualsiasi tipo di questione che riguardava la società, soprattutto le attività di ispezione e controllo svolte dalle forze dell’ordine, in occasione delle quali non mancava di intervenire in prima persona. E’ emerso anche il ruolo di Cristian Vozza come braccio operativo rispetto al duo Orlando-Chiaradia. Del gruppo fanno parte anche Simone Greco, Francesco e Antonio Carelli, Antonio Covelli detto Nino Lino, Andrea Bruni e Francesco De Cicco, titolare di tre esercizi commerciali e destinatario di macchinari forniti da Orlando e Chiaradia.

L’associazione a delinquere vede attivi, dunque: Silvio Orlando (ruolo amministrativo-burocratico); Daniele Chiaradia (ruolo tecnico-gestorio); Cristian Vozza (braccio operativo); Francesco Sorrentino (prestanome); Simone Greco (ruolo tecnico-amministrativo) e Andrea Bruni, Francesco De Cicco, Francesco Carelli e Antonio Covelli collaboratori.

La centralità del duo Chiaradia-Orlando in seno al gruppo è chiara conseguenza non solo delle peculiarità possedute da ciascuno ma anche dei collegamenti con la criminalità organizzata. In particolare, i contatti del Chiaradia con Piromallo e Drago e la qualifica di poliziotto di Orlando rappresentavano delle potenti attrattive per gli atri partecipi, che sapevano di agire con soggetti potenti anche se per ragioni diverse. Orlando è visto come una sorta di garanzia di protezione “istituzionale”. Emblematici sono gli interventi di Orlando in occasione di controlli delle forze dell’ordine…

A De Cicco viene contestato, in concorso con il Piromallo, il reato di intestazione fittizia riferita al “Circolo ricreativo Popily Street” a lui formalmente intestato ma di fatto gestito anche dal Piromallo.

La gravità indiziaria è costituita principalmente dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, i quali, all’unanimità, riferivano circa i rapporti tra il De Cieco e il Piromallo con particolare riferimento al Popily Street. Trattasi delle propalazioni di:

–   Impieri Luciano: Piromallo disse che era socio di De Cicco il quale, peraltro, era sotto usura oltre che da lui da Salvatore Ariel/o e da Roberto Porcaro;

  • Calabrese Violetta Roberto: Francesco DE CICCO però è solo un anello del sistema, tanto che lo stesso fa capo ad una società gestita da tale Silvio (Orlando), poliziotto presso la G. del Tribunale di Cosenza, il cui figlio gestisce un analogo centro scommesse ad Andreotta di Castrolibero e da tale Daniele CHIARADIA. [. ..] la società di cui ho accennato sopra è denominata ”POPILY STREET SRL’ si occupa di videogiochi e scommesse e il DE CICCO Francesco è di fatto socio con il suddetto Silvio e con CHIARA.DIA Daniele nella gestione della stessa. [. ..] Parlai con De Cicco, il quale mi confermò queste circostanze e mi disse che era tra due fuochi : da un lato era debitore del Chiaradia per una società che aveva costituito con lui e con Silvio, dall’altro lato c’erano i Lanzjno, che gli avevano piazzato le macchinette nel bar ”Popify Street”;
  • Foggetti Adolfo: Ci fu riferito però da Roberto PORCARO e da Renato PIROMALLO di non ”toccare” il DE CICCO in quanto i due avevano investito somme di danaro nell’attività gestita dal DE CICCO… 

Gioia Silvio: un eventuale trattamento di favore nei confronti del DE CICCO era plausibile in ragione dei buoni rapporti tra questi e Mario PIROMALLO;

-Bruzzese Franco: in merito alla conoscenza di DE CICCO Francesco, per come l’Ufficio mi chiede, posso dire che non l’ho mai conosciuto personalmente, ma so che gestisce una sala scommesse ubicata in Via Popilia. Rappresento che, nell’anno 2013, allorché ero detenuto presso il carcere di Cosenza, fui chiamato da DI PUPPO Umberto, da Roberto PORCARO e da ARIELLO Salvatore, anch’essi detenuto presso il carcere di Cosenza poiché mi chiesero di intervenire su Maurizjo RANGO il quale era andato a richiedere somme di denaro a titolo di estorsione proprio al predetto esercizjo commerciale/sala scommesse, ubicato in Via Popilia e gestita dal DE CICCO Francesco. Il PORCARO, il DI PUPPO e ARIELLO, mi chiesero di intervenire o far intervenire qualcuno dei miei uomini su Maurizio RANGO che era libero affinché si astenesse dal continuare a chiedere estorsioni in quanto i predetti PORCARO, DI PUPO ed ARIELLO dicevano di avere delle quote nelle proprietà nella predetta sala scommesse nel senso che era loro e che quindi ovviamente nessuna forma di estorsione poteva essere praticata ai loro danni. Per quello che ho capito, su/fa scorta di quanto mi hanno riferito oro, ho capito che erano in società con DE CICCO. Essi aggiungevano che ”ci abbiamo i soldi dentro A.D.R: per come /’Ufficio mi chiede, i tre mi rappresentavano che anche il PIROMALLO, era socio della predetta sala scommesse ed aggiungevano che era una cosa personale loro e che interessava a loro quattro e che quindi non andava toccata”.

Alla luce degli elementi indiziari, il giudice ritiene che risultano pacificamente integrati i gravi indizi di colpevolezza nei confronti di De Cicco Francesco e Piromallo Mario. Richiamate tutte le considerazioni giuridiche in merito al delitto di intestazione fittizia, deve rilevarsi che vi sono dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia tra loro tutte concordanti e quindi pienamente attendibili. La circostanza che il Calabrese Violetta parli di vicinanza al Chiaradia non vale a inficiare quanto riferito da tutti gli altri, considerato che il Chiaradia era soggetto vicinissimo al Piromallo e, peraltro, suo prestanome.

In ogni caso, tutti gli altri collaboratori riferivano in merito alla gestione del Popily Street nelle mani tanto del De Cicco quanto del Piromallo, nonostante fosse formalmente intestato solo al primo. Tale scelta operativa del Piromallo, reiterata per come emerge dai diversi capi di imputazione ad essa relativi, è chiaramente tesa sia a evitare eventuali misure di prevenzione, sia alla commissione di delitti quali il riciclaggio. Entrambe le finalità emergono agevolmente, laddove si consideri la non estraneità del Piromallo ai provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria (il che rende per lui facilmente prevedibili i provvedimenti di cui potrebbe essere destinatario), e i già emersi reati di riciclaggio in cui direttamente o indirettamente è risultato coinvolto.