Cosenza, il cinema (d’avanguardia) ritrovato

Una città deserta, nel giorno di Ferragosto. E’ la Cosenza di 45 anni fa. Una città in cui un uomo, esausto, si arrende alle catene. Ha perso la voglia, e la forza, di lottare. E’ la storia, esempio di un cinema sperimentale che ormai non esiste più, raccontata da Tonino Principe.

Ognuno ha una sua interpretazione per “La bocca, la pipa, la zappa”. Che sia un racconto di vita reale o un sogno, poco importa. L’unico suono della pellicola, ossessionante, quello di una goccia d’acqua che scandisce, inesorabile, lo scorrere del tempo. Protagonista un artista ed intellettuale cosentino da poco scomparso, e molto noto e apprezzato in città: Pino Gallo, conosciuto come “Chen Pho Than”. E’ lui che, zappando, scopre un libro. E decide di farlo suo. Ma viene fermato, imprigionato. Ed è la zappa a liberarlo.

Qual è il messaggio? Il ritorno alla terra, ai valori tradizionali, al passato, ci salverà? Il libro finisce, poi, laddove è stato trovato. E l’uomo attende, stanco, che qualcuno o qualcosa lo liberi. Prima che sia troppo tardi. Il film ha anche avuto un seguito: “La zappa fa un altro sogno”. Con l’aggiunta di sequenze a colori girate tra gli anni ’80 e fino al 2020. Ancora per le strade deserte, ripercorrendo, in una lunga cavalcata, i luoghi già visti. Ma adesso il protagonista, che prima inciampa e cade, ricordando il passato, alla fine riesce a superare gli ostacoli. Un lieto fine o ancora un sogno? Fonte: Rai Calabria