Cosenza, (anche) il Museo di Alarico inguaia il cazzaro: ecco perché la gara d’appalto è illegittima

Se proprio ieri il Gattopardo del porto delle nebbie finalmente si è deciso (dopo “soli” 4 anni) a chiudere le indagini sul cosiddetto caso Cirò ovvero sulle ruberie di Occhiuto all’economato del Comune, c’è ancora un campo la grottesca vicenda del Museo di Alarico, noto anche come il Museo del Nulla, per la quale le indagini (parola grossa se accostata al Gattopardo) hanno già superato il secondo anno.

Occhiuto era riuscito a sdoganare uno dei suoi “pallini” con il ricatto della metroleggera. Inizialmente contrario al progetto, il cazzaro aveva barattato il proprio assenso con la promessa di finanziamenti per il Museo di Alarico già oggetto, rilevano gli investigatori, “di una gara d’appalto illegittima”.

Infatti, la Direzione Generale del Mibac, il 29 novembre 2018, aveva annullato, in autotutela, la nota nella quale il Soprintendente Pagano, il 7 agosto 2018, aveva espresso parere favorevole alla compatibilità paesaggistica dell’intervento previsto, cioè la demolizione dell’ex Hotel Jolly per la realizzazione del progetto di “Riqualificazione della confluenza dei fiumi Crati e Busento e realizzazione del Museo di Alarico” perché il suddetto parere positivo era: 1) in contrasto con l’art. 3, comma 1, della legge 241/1990
2) deviante rispetto alla finalità della tutela dell’interesse pubblico in quanto senza una adeguata valutazione dell’impatto ambientale
3) affetto, addirittura. da vizi logici in quanto in contrasto con quanto lo stesso soprintendente aveva affermato in una nota del luglio 2018 nella quale chiedeva una comune riflessione a Provincia e Comune
4) affetto da una rappresentazione falsata della realtà che, sempre secondo la sua stessa nota precedente abbisognava di una riunione collegiale

Da queste considerazioni se ne deduce, per conseguenza, che il provvedimento emesso dal Soprintendente Mario Pagano il 7 agosto 2018 con il quale si dava parere positivo alla demolizione-costruzione in riva ai due fiumi, viene annullato perché viola l’art. 3, comma 1, della legge 241/1990 e perché si configura, addirittura, come eccesso di potere da parte del Soprintendente medesimo.In base a queste risultanze e considerazioni il Direttore Generale, Gino Famiglietti, decreta l’annullamento in autotutela, senza preavviso, del parere positivo espresso dal Soprintendente Mario Pagano riguardo al progetto “Riqualificazione della confluenza dei fiumi Crati e Busento e realizzazione del Museo di Alarico”, invita la Provincia ad eliminare l’autorizzazione paesaggistica formalizzata e, al contempo, invita il Comune di Cosenza a sospendere la prosecuzione della realizzazione dell’intervento demolizione-ricostruzione dell’ex Hotel Jolly, nonché delle fasi di approvazione e di realizzazione del progetto, fino a quando la DG non rilascerà un nuovo documento che sarà emesso dopo le attività istruttorie di un Tavolo Tecnico da tenersi con tutti gli Enti interessati: Provincia, Comune, Soprintendenza e Segretariato regionale del Mibac.La Direzione Generale del Mibac disponeva, dunque, che si tenesse un tavolo tecnico l’11 dicembre 2018 presso la sua sede in via San Michele a Roma, del quale non si è avuta notizia nei mesi scorsi.

Il sindaco, con la complicità della Provincia presieduta dal Pd Iacucci che ha fornito una prontissima autorizzazione paesaggista che viene revocata dalla Direzione del Mibac, ha, dunque, ostinatamente voluto demolire il Jolly per costruirvi sopra quell’orrendo edificio del Museo del Nulla facendo pressioni sul Soprintendente che, in pieno agosto, ha firmato un parere favorevole che non aveva basi giuridiche e facendo un uso eccessivo del potere a lui conferitogli.

La Direzione Generale, con un altro decreto di annullamento, bloccava, altresì, la ridicola ricerca del tesoro di Alarico con il georadar, finanziata da Occhiuto con i nostri soldi ed approvata dal Soprintendente Pagano, per manifesta insussistenza delle basi tecnico-scientifiche per effettuarla.

Sarà forse utile dire, a questo punto, che anche la Metro leggera non ha nessuna autorizzazione: VIA, VAS, autorizzazione paesaggistica e di vincolo dei centri storici, ai sensi della legge 42 del 2004, nonché dal QTRP del 3.08. 2016 della Regione medesima che, nel Tomo IV, fornisce particolari disposizioni per i fiumi calabresi, di cui il Crati è il maggiore. Non solo, dunque, il Ponte dei Vavusi, il Planetario, il Museo del Nulla, il Parco acquatico e quello della Scienza avrebbero dovuto rispettare le normative regionali, ma persino la metro, secondo la Legge regionale QTRP, non potrebbe passare, in più punti, per il percorso del Viale Parco perché, tanto per citare solo uno dei tanti divieti, si trova a meno di 150 metri dalla riva sinistra del Crati.

Arriveranno, presto, altri annullamenti di pareri paesaggistici positivi ove fossero emessi o divieti di prosecuzione dei lavori nel caso che questi non siano mai stati approvati.
Una città senza legge a causa di un sindaco cialtrone ed approssimativo che non richiede le necessarie autorizzazioni perché ritiene di essere superiore alle Leggi, ma anche perché è arrogante e presuntuoso. Le Grandi e piccole Opere occhiutiane non solo sono state fatte senza le necessarie autorizzazioni degli altri Enti pubblici preposti, ma sono state eseguite, e sono eseguite senza pareri conformi alla legge, nello stesso modo in cui ha – con inettitudine, inadeguatezza tecnica, approssimazione, estrema fretta e bisogno solo di apparire- demolito con enorme dispendio di soldi l’ex Hotel Jolly.