Vergognoso e paradossale ciò che sta accadendo nella sanità privata accreditata con la Regione Calabria, in particolare alla Casa di Cura Misasi e alla clinica San Bartolo di proprietà della famiglia di Ennio Morrone, dove dopo tanti anni di sacrifici da parte dei lavoratori, è stato applicato un contratto di prossimità con seri danni dal punto di vista dei contributi Inps.
Tutti questi sacrifici avevano un solo fine: riuscire a ripianare, attraverso il lavoro dei dipendenti, le difficoltà economiche dell’azienda. L’impegno dell’azienda era chiaro: appena terminato il periodo del contratto di prossimità, si doveva ritornare ad applicare il contratto regolare, quello stabilito dall’Aiop, ma così non è stato.
In questi ultimi mesi, nonostante la San Bartolo srl si trovi in concordato preventivo, ancora oggi sono state fatte nuove assunzioni, per pagare le “cambiali elettorali” di Luca Morrone eletto consigliere regionale a gennaio, ed altri sperperi. Ci sarebbe da chiedere ai commissari del concordato preventivo se sono state fatte tutte quelle verifiche necessarie oculatamente, se tutto era regolare, se sono state rispettate le norme sul concordato sulle assunzioni e se le continue assunzioni siano state fatte nel rispetto della legge, pur avendo molto personale assunto da anni part time…
Allora, perché fare assunzioni se prima non si sistema il personale in forza? Ci sono tante cose da chiarire, così come il fatto che la San Bartolo srl, pur percependo soldi pubblici dalla Regione Calabria, violi le più elementari norme di legge per applicare – guarda caso subito dopo le elezioni regionali – un nuovo contratto di lavoro peggiorativo a danno dei lavoratori, con un abbattimento del 30% sulla retribuzione. Tutto questo “risparmio” a favore dell’azienda San Bartolo srl, non solo avviene in violazione di norme etiche e di legge, perché in modo impositivo ed arrogante, si è passati da un orario di lavoro di 36 ore ad un orario di 40 ore di lavoro settimanale: si lavora di più con la stessa paga, ma anche senza nessun confronto con le organizzazioni sindacali, che nonostante le segnalazioni e le denunce di violazioni sono stati messi fuori.
Può un’azienda come la San Bartolo srl in modo autoritario imporre che dal 1° luglio 2020 il contratto di lavoro passi da quello regolare AIOP ad un sedicente AMPIT, contratto proposto, sostenuto, ed avallato dal consulente, tale Francesco Ambrogio, anch’esso componente del direttivo nazionale di questo contratto ANPIT che priva i lavoratori dei diritti fondamentali? Non è possibile accettare tutto ciò, non è possibile che la San Bartolo srl non voglia concertare l’applicazione di questo contratto senza confrontarsi con i lavoratori e con le organizzazioni sindacali.
Unilateralmente invece si applica è basta facendo capire ai lavoratori che i padroni sono loro, i famigerati Morrone, e loro non devono aprire bocca nonostante le nuove assunzioni che gridano vendetta. Eppure ci si chiede: ma se la San Bartolo srl è in crisi e quindi bisogna applicare questo contratto per risparmiare, evitando il default, a cosa servono le assunzioni che sono state e verranno fatte? Cosa fanno i commissari straordinari del concordato preventivo per verificare se tutto ciò è rispettoso della legge? Le hanno autorizzate forse i commissari queste nuove assunzioni?
Eh sì, perché nonostante la Regione Calabria e l’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza settore ospedalità privata abbiano scritto chiaramente che non si può applicare questo contratto ANPIT, la proprietà San Bartolo srl, invece, in modo arrogante, con un preavviso di solo 4 giorni prima del 1° luglio lo ha applicato lo stesso.
La Dirigente pro tempore del Dipartimento Salute della Regione Calabria, dottoressa Fratto, con una missiva comunicava alla San Bartolo srl che in una struttura come la Misasi (dello stesso gruppo San Bartolo srl), che è una struttura privata accreditata extraospedaliera, si doveva applicare solo il contratto di categoria che è quello dell’AIOP. Ebbene, nonostante questa nota, la San Bartolo srl, interpretando invece a modo suo alcune differenze nei DCA 81 e 85 del 2016, ha voluto sfidare la Regione Calabria facendo seguito alla scelta aziendale di uscire dal contratto Aiop e applicare quello AMPIT…
Allora, se ogni struttura sanitaria privata accreditata con il servizio sanitario regionale, si alza la mattina è cambia le regole imposte dalla Regione, i lavoratori devono subire tutto ciò in violazione dei diritti acquisiti e subire in silenzio l’arroganza di chi vuole dimostrare chi comanda? Tutto ciò è inaccettabile.
LA NOTA DEI SINDACATI E LA PROTESTA DI OGGI IN PREFETTURA
I lavoratori della casa di cura Misasi di Cosenza e della RSA S. Bartolo di Mendicino iscritti ai sindacati CGIL e CISL hanno proclamato lo stato d’agitazione dinnanzi al prefetto, causa volontà da parte dell’azienda in modo unilaterale di voler applicare un nuovo contratto denominato AMPIT che non è di categoria come quello applicato da sempre a tutte le strutture come le nostre AIOP, ed obbligatorio per avere l’accreditamento.
Dopo il tentativo dinnanzi al prefetto che ha avuto esito negativo, c’è stato l’incontro dello scorso 30 giugno al Dipartimento regionale salute e sanità con il neo dirigente dott. Bevere. Questi, con nota protocollata ed inviata alla S. Bartolo e all’ASP di Cosenza, invitava la stessa società a soprassedere nella volontà già comunicata per iscritto ai lavoratori per l’applicazione del nuovo contratto a partire dal 01/07/2020, e come già in precedenza aveva comunicato con altra nota del Dipartimento protocollata, la Dirigente facente funzioni D.ssa Fratto.
Arriviamo ad oggi e la S.Bartolo e l’ AMPIT, d’ amore e d’accordo e solo per aumentare i loro profitti, continuano nella volontà capestro e nel perseguimento dell’azione intrapresa. Nel contempo e in un periodo di forte ristrettezza economica, per come attestato dall’amministratore Nicola Chiarelli, pochi giorni addietro in un incontro con i lavoratori, venivano assunti con contratti a tempo determinato ed indeterminato nelle due strutture oltre 30 nuove unità con vari livelli e mansioni, ed ancora veniva comunicata ai lavoratori la difficoltà nel retribuire i prossimi stipendi a partire da quello di giugno ancora non ricevuto, causa casse vuote…
Detto ciò, l’unica cosa di cui sono sicuri sindacati e lavoratori è che si voglia fare impresa, e non solo, sulle spalle dei lavoratori e della Regione. Ma di questo ci saranno modi e tempi per parlarne in seguito e con altri enti, istituzioni ed organismi dello stato italiano…
I sindacati hanno indetto per oggi lunedì 24 agosto alle ore 10 una protesta davanti alla Prefettura di Cosenza.